Il Borgo – Capitolo 39

Laura dopo la fallita spedizione di metà marzo fremeva dalla voglia di ripartire ma le notizie da Moraduccio non erano confortanti. La passerella non era stata ripristina, l’area di parcheggio era un lago di fango. Anche se il tempo pareva virare decisamente verso un bello stabile, l’accesso era praticamente vietato.

Si ritrovò a discutere con Mattia e Giacomo della situazione alla sera dell’ultimo lunedì di marzo in una pizzeria di Bologna.

Mi spiace, Laura. Ma se non sistemano il passaggio dobbiamo per forza di cose restare qui intorno al tavolo o al massimo osservare da lontano il Borgo”.

Non si è messo più in contatto con nessuno?” chiese Mattia.

No!” rispose la ragazza, guardando ora l’uno ora l’altro.

A proposito di attività. Di Eva e Marco non si sa nulla?” domandò Giacomo.

No! Non ho più notizie da inizio marzo. Mi aveva detto che avrebbero fatto un tour per l’Italia a caccia di buone immagini ma poi più nulla” rispose Laura contrariata.

Se la svegliassimo con un sms?” chiese Mattia.

Buon’idea!”.

Mentre stavano discutendo su cosa scrivere, dal telefono di Laura arrivò l’annuncio di un messaggio.

A parlare male del diavolo, eccolo che arriva!” disse trionfante. “E’ di Eva. Vediamo cosa ci dice”.

«Ciao. Siamo tornati a Modena e ho trovato una mail dello studio H3 con allegata tutta la documentazione per iniziare i lavori di recupero. Ti telefono. Eva»

Eureka!” esplose la ragazza. “Ora nessuno ci può mettere i bastoni fra le ruote”.

Calma, calma Laura. Dimentichi che il posto è inagibile. Dobbiamo pazientare”.

Domani parto per Castel del Rio per sollecitare …” esclamò decisa e grintosa la ragazza.

Il parcheggio, forse ma la passerella …”.

Cosa vuoi dire?”

Non ho capito a chi compete la passerella. Collega due regioni. Mi sa che giocheranno allo scaricabarile”.

Visti i tempi di magra … nessuno vorrà stanziare un euro per rimettere in sesto un ponte per poche persone … Non è una località turistica di grande richiamo!” disse con tono amareggiato Giacomo.

Beh! Se non lo fanno loro, lo faremo noi” replicò battagliera ed euforica la ragazza.

Con quali mezzi?” domandò ironico Mattia.

Con le nostre mani!”

Dubito alquanto che saremo in grado di farlo. Su quel ponticello devono passare attrezzi e materiali. Quindi deve essere costruito ad arte” aggiunse Giacomo.

Laura lo guardò male come tre settimane prima quando l’aveva sconsigliata a partire per il Borgo.

Ora che abbiamo tutte le autorizzazioni, possiamo tentare la carte Fiorenzuola per il ponte. Trasportare i materiali dalla Toscana è praticamente impossibile, salvo costruire una strada ex novo, soluzione assai più costosa rispetto al ripristino del ponte” disse tutto d’un fiato Mattia.

Potrebbe essere un’idea! Partiamo domani” esclamò felice Laura.

Veramente …” provò a dire Giacomo.

Sei un disfattista!” esplose quasi urlando la ragazza.

Veramente cerco di tenere i piedi per terra. Anch’io vorrei partire domani per Fiorenzuola ma per me è un giorno lavorativo e poi …” rispose con calma il ragazzo.

E poi? Quale altri inghippo ti stai inventando per non venire domani” domandò Laura con tono alterato dal nervosismo.

Cara Lau …” provò a intervenire Mattia.

Anche tu remi contro?”

No. Volevo dire …”.

Sentiamo che volevi dire” ringhiò la ragazza.

Anch’io lavoro domani. In più la documentazione è in possesso di Eva” replicò serafico.

Appunto. Era quello che sto cercando di dire da qualche minuto ma …”

Laura sbuffò, mettendo il broncio come una bambina messa in castigo ingiustamente.

Mattia le prese la mano dolcemente nel tentativo di rabbonirla senza grande successo. Rimaneva con un muso lungo e gli occhi ridotti a fessure. Nessuno fiatò, finché Giacomo non riprese a parlare.

Eva ha detto di telefonarle? Allora facciamolo. Può darsi che la situazioni si sblocchi da questo stallo”.

Ottimo! Che numero ha Eva?” chiese Mattia estraendo il telefono dalla tasca.

Eccolo” rispose bruscamente la ragazza.

Il ragazzo finse di non aver udito il tono sgarbato e cominciò a digitare i numeri.

Pronto, Eva! Sono Mattia”

Ciao”.

Come state? E’ stato interessante il giro?”

Moltissimo. Ci siamo divertiti un sacco. Se vieni un fine settimana, ti mostriamo tutte le immagini catturate”.

Okay! Lo faremo senz’altro. Sono qui con Laura e Giacomo a ragionare sull’inizio dei lavori … Ti metto in viva voce. Così possono ascoltare anche loro”.

Ciao Laura! Ho voglia di vederti! Vieni con Mattia… Anche una delle prossime sere!”

Ciao Eva! Sicuramente vengo volentieri se questo lavativo mi accompagna” urlò ridendo la ragazza.

Ciao Giacomo. Tutto bene con Betta? Ovviamente anche voi siete i benvenuti, quando decidete di venirci a trovare”.

Ciao. Sì, tutto bene …” rispose il ragazzo facendo una breve pausa. “Ci mettiamo d’accordo per una sera …”.

Bene!” disse Mattia. “Finiti i saluti e gli inviti, veniamo al motivo della telefonata. Il Borgo è isolato perché …”.

Non lo sapevo” lo interruppe Eva.

… il ponte è inagibile. E nessuno sa quando sarà ripristinata. Tu hai tutta la documentazione per chiedere l’inizio dei lavori …”.

Sì. E’ arrivata ieri sera”.

Ci chiedevamo se tu e Marco siete liberi domani … Laura vorrebbe portare i documenti a Fiorenzuola. Io e Giacomo lavoriamo e non siamo in grado di accompagnarla”.

La ragazza non rispose subito come se dovesse riflettere.

Se non potete, …” aggiunse Mattia un po’ deluso.

No, no” si affrettò a rispondere la ragazza. “Io sono libera ma non so se Marco … Posso richiamarvi tra un po’?”

Certamente. Ciao e a presto”

Ciao, ragazzi!”

Mattia ripose in tasca il telefono e la guardò con determinazione senza dire nulla.

Laura abbassò gli occhi ma non ebbe il coraggio di chiedere scusa per la scenata di poco prima. Era imbarazzata ma l’orgoglio le impediva quest’atto di umiltà.

Giacomo, rimasto in silenzio durante la telefonata, cominciò a parlare.

Se riusciamo a trovare un buon numero di volontari sabato e domenica prossimi possiamo tentare di ripulire il parcheggio dal fango”.

La ragazza strinse le labbra. Si alzò e baciò prima Mattia, poi Giacomo senza dire una sola parola.

Ottima idea, Giacomo! Un po’ di moto ci farà bene”.

Poi rivolgendosi a Laura, le domandò: “Chiedi aiuto tramite la pagina di Facebook?”

Sì” fu l’unico monosillabo che riuscì a dire, mentre squillava il telefono del ragazzo.

Dimmi, Eva” rispose.

D’accordo! Marco è libero ed è felice di fare un giro a Fiorenzuola. Mi passi Laura per i dettagli di domani?”

Certamente. Grazie ancora! Mettetevi d’accordo con Laura per la sera di questa settimana. Anch’io ho voglia di vedervi” e passò il telefono alla ragazza.

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Il Borgo – Capitolo 38

Fu un sabato sera da sballo quello che travolse Laura per nulla avvezza agli eccessi della Riviera. Una notte che ricordò a lungo.

Mattia, dopo aver accompagnato Alba e Teresa in stazione e dopo averle viste salire sul treno per Bologna, si diresse verso Milano Marittima con Laura, che era già pentita di aver lanciato l’idea di trascorrere il fine settimana sulla Riviera adriatica, anche se aveva immaginato qualcosa di diverso.

Fermatosi alla solita pensione a conduzione familiare che da anni era il punto di pernottamento dei suoi sabato sera per riprendersi dalle notti insonni e rumorose, prenotò una stanza doppia per lui e la ragazza.

Arriviamo domani mattina” disse alla signora, che salutò con grande cordialità.

Non preoccuparti! Piuttosto, ragazzi, fatte attenzione durante la notte. Niente alcol o droghe. Vi voglio vedere arrivare sani e salvi” rispose con affetto e un bel sorriso.

La ragazza era frastornata dalla frenesia che si percepiva nell’aria: ne aveva solo sentito parlare in modo mitico ma adesso le sembrava di vivere un mondo del tutto sconosciuto.

Ma chi è quella signora?” domandò, appena usciti dalla pensione. “Sembrava mia madre. E’ una parente?”

No!” rispose il ragazzo ridendo. “Mi conosce da quando avevo sedici anni. Sono quasi un figlio per lei. Mi fermo sempre lì piuttosto che affrontare il viaggio fino a Imola con la testa rintronata dalla musica sparata a tutto volume”.

Percorso viale Gramsci, si fermarono a L’Ottocento, una gelateria cult, per un gelato dai gusti speciali.

Laura era incredula per i numerosi negozi di lusso, per la gente elegante che passeggiava, per il traffico di auto e motorini che congestionava le strade. Una confusione così caotica non la ricordava nemmeno a Bologna.

Ma è sempre così?” domandò stupefatta.

No. Tra un mese è anche peggio” rispose serafico, sentendosi a proprio agio nel caos del sabato sera.

E ora dove andiamo?”

Da Caino, un bar Street , per l’aperitivo. Poi Al Caminetto per una cena veloce prima di prenderci tutta la notte!”

Laura deglutì, pensando se aveva denaro sufficiente per pagare tutto questo.

«Diamine averlo saputo … mi sarei anche vestita diversamente» rifletté.

Mattia, come se le avesse letto il pensiero, disse immediatamente vedendola con gli occhi impauriti e sconcertati.

Sei preoccupata per i soldi?”

Un pochino” ammise timidamente Laura, che stentava a riconoscersi. Sempre energica e decisionista adesso si scopriva impacciata e titubante.

Pago tutto io!” rispose il ragazzo con un bel sorriso, afferrandola e baciandola platealmente nel mezzo del passeggio serale.

Colta di sorpresa, non reagì subito ma si abbandonò languida, prima di staccarsi, come una furia, rossa in viso per l’imbarazzo.

Ma che ti viene in mente?” protestò con energia.

Sei troppo bella per non meritare un bacio!”

E va bene” ammise addolcita. “Però c’è mancato poco che …”.

Ma chi se ne è accorto” rispose serafico. “Nessuno ci fa caso se una bella coppia si danno un bacio”.

D’accordo” replicò. “Ma non permettertelo più!”

Arrivati da Caino Laura rimase stupita dall’ambiente elegante e rumoroso del locale. Non un tavolo o un posto libero, persone chic e vestite con raffinatezza. Si sentì come un pesce fuori dall’acqua. Ai piedi aveva delle sneakers un po’ consunte, indossava un paio di jeans che avevano fatto il loro tempo e le loro battaglie, portava una maglietta della salute sotto una camicetta semplice e una felpa azzurra della Naij Oleari, vecchia di qualche anno. Intorno a lei donne sottili come giunchi fasciate da tubini neri con spacchi vertiginosi e uomini con abiti da serate mondane. Immaginava come l’osservassero con sufficienza e distacco, vedendola vestita così male. Stava chiedendo a Mattia perché l’avesse condotta in quel posto così lontano dal suo modo di essere, quando notò che era attorniato da donne non più giovanissime che lo baciavano con un calore sospetto e da uomini che gli battevano le mani sulle spalle in segno di saluto.

Lei era un po’ defilata, quando si sentì chiamare. “Questa è Laura” disse Mattia presentandola al gruppo, mentre baci e abbracci si sprecarono nei suoi confronti. Percepì chiaramente mani indiscrete posarsi sul seno e sul fondoschiena, senza che riuscisse a sottrarsi.

Dove l’avevi nascosta fino a stasera una donna così affascinante?” disse un uomo alto e abbronzatissimo già abbastanza alticcio, mentre tentava di abbracciarla.

Calma, ragazzi! Volete sciuparla?” disse Mattia, liberandola dalla morsa di quella combriccola di uomini che vedeva in lei una nuova preda.

Le sembrava di essere su un guscio di noce in un mare in tempesta, sballottata dai marosi. Aveva pensato a una serata tranquilla e romantica solo loro due e una notte di passione per dimenticare la delusione della mancata visita al Borgo e per l’assenza di Giacomo, che immaginava tra le braccia di quella piccola streghetta dallo sguardo triste. Invece si ritrovava con una comitiva rumorosa, a tratti volgare, che passavano da un locale all’altro tra canne e alcol. Doveva difendersi da avance fin troppo esplicite da parte non solo dei maschi ma anche delle donne, finché Mattia alle cinque del mattino non li salutò per tornare alla pensione.

Era esausta e arrabbiata, in preda a una crisi di nervi per tutto quello che era avvenuto dalla sera fino a quel momento, quando si fermarono in un panificio che proprio in quel momento sfornava i primi bomboloni caldi. Questo diversivo la calmò un po’, perché aveva ritrovato una misura più consona al suo modo di ragionare. Saliti in camera, si spogliarono e dopo un bacio frettoloso piombarono in un sonno pesante e rumoroso.

Un raggio di sole, penetrato dalle imposte non chiuse perfettamente, la svegliarono. Si guardò intorno per mettere a fuoco l’ambiente che stentava a riconoscere. Udiva di fianco un respiro rombante che assomigliava al russare.

Dove sono?” si chiese vedendo che indossava solo le mutandine. “Chi è quest’uomo che dorme accanto a me?”

Piano piano le tornarono alla mente i ricordi del giorno precedente, quelli confusi della notte. Aveva dormito per la prima volta con un uomo anche se non era accaduto nulla. Una falsa ipocrisia le impedì di assaporare quella splendida sensazione di stimolo sessuale, che il pensiero le generava. Percepiva invece con fastidio le mani di persone sconosciute che si poggiavano sul seno, che si intrufolavano tra le gambe, l’alito appesantito dall’alcol e dalle canne che soffiava sul collo nel tentativo di baciarla.

Se queste sono le famose notti da sballo, preferisco il tranquillo dormire nella mia camera” si disse silenziosamente, osservando il fisico nudo di Mattia. Lo trovava bello, ancor di più che vestito. Un leggero senso di eccitazione salì da basso verso la testa. Avrebbe voluto stringersi a quel corpo, baciarlo, toccarlo ma un senso di pudore glielo impediva.

Continuò a fissare il soffitto e a divagare con la mente.

Chissà … quando si sveglia se …” disse sospirando.

Si avvicinò, mentre lui la prese sotto il braccio.

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Il Borgo – Capitolo 37

Arrivati in camera, Betta osservò meglio fiori, biglietto e una piccola scatola di baci Perugina. Dentro di lei si sentì addolcita e in altre circostanze l’avrebbe abbracciato con passione. Però volontariamente nascose questo desiderio, perché voleva somministrargli una piccola punizione.

Se vuole un rapporto serio, deve imparare a essere onesto e dire la verità” rifletté mentre teneva il viso imbronciato.

Dalla valigia scelse una camicia da notte molto sexy. Trasparente e corta. Sotto avrebbe messo un paio di mutandine bianche di pizzo, Una spruzzata di Channel n. 5 avrebbe completato il tutto. Però non voleva fare questi preparativi davanti a lui. Mise il tutto sul letto dalla sua parte.

Il bagno lo occupo prima io” gli disse un po’ seccata.

Va bene” rispose moscio il ragazzo, che aveva sperato che l’ottima cena l’avesse ammorbidita.

Betta dopo un bel po’ ritornò nella stanza, vestita esattamente come quando era entrata.

Si mette male” pensò, vedendola scura in viso e senza mostrare entusiasmo e felicità al pensiero di trascorrere la notte con lui.

Scosse la testa e se ne andò nel servizio. Mentre si dava una rinfrescata dopo il viaggio e la serata al ristorante, si guardò allo specchio e osservò un viso stanco e sfiduciato.

Mi sa di essermi illuso. Stanotte andrà in bianco. E va bene, accontentiamoci. Andrà meglio la prossima volta” diceva a se stesso per darsi coraggio e non deprimersi. Indossati una maglietta di cotone bianca e pantaloncini corti, ritornò nella camera, scoprendo che non lo stava aspettando.

Betta era già sotto le lenzuola, coperta fin sopra il naso. Notò che aveva occupato il lato destro del letto, quello più prossimo alla finestra e gli girava le spalle. Si sedette sulla sponda sinistra, spense la luce e finalmente si infilò sotto, cercandosi di avvicinarsi.

Non mi toccare!” disse rabbiosa.

Ma volevo darti il bacio della buona notte” replicò con tono dimesso Giacomo.

Non lo voglio. E’ il bacio di Giuda”.

Pazienza!” sospirò, girandole le spalle.

«Che faccio?” si domandò il ragazzo. “Riprovo oppure cerco di dormire? E chi riesce ad addormentarsi?”

Aveva pensato a questa sera con tanta intensità che adesso il risveglio era una mazzata insopportabile. Di certo non poteva permettersi una litigata nel cuore della notte dai risvolti assolutamente imprevedibili.

Eppure mi sembrava durante il viaggio che non aspettasse altro che trascorrere la notte insieme” si disse abbacchiato.

Era immerso in questi pensieri, quando gli parve di udire dei brevi singhiozzi. Giacomo entrò completamente in confusione, incapace di prendere l’iniziativa.

Che sciocco!” ridacchiava Betta. “Muoio dal desiderio di sentire le sue mani sul mio corpo e lui resta dalla sua parte impalato come uno stoccafisso”.

Mentre sul viso compariva un sorriso, fingeva di piangere sommessamente, immaginando cosa sarebbe avvenuto tra non molto, se Giacomo si fosse dato una mossa.

Si avvicina, gli parlo, mi guarda, ci guardiamo. I nostri occhi si fissano in profondità. Siamo a contatto, mi accarezza il collo, frizionandolo leggermente, dolcemente. Ha lo sguardo fisso, duro, di chi sa quello che vuole…”.

Queste fantasie erotiche le fecero percepire dei brividi, che iniziarono a scorrerle per tutto il corpo.

Mi prende, mi stringe, si avvicina ancor di più. Aspetto un suo bacio ma ci sfioriamo solo le labbra. Non è un vero bacio ma un preludio di quello che sarà …”.

Betta continuava a volgergli le spalle, fingendo di piangere nel dormiveglia, attenta alle mosse di Giacomo, che giratosi sul dorso osservava il soffitto.

Che faccio?” Era sempre incerto se prendere l’iniziativa o aspettare. “Cosa?” si disse, mettendo le mani sotto la nuca.

E’ tutto un insieme di carezze, tocchi, allusioni… I nostri corpi sono attirati l’un verso l’altro. Cediamo al desiderio e ci abbracciamo con la voglia di scoprire, accarezzare, possedere i nostri corpi”. Betta continuava nel sogno a occhi aperti. “Che aspetta, quel rimba? Fatti avanti, Giacomino!”

Giacomo con cautela e un po’ di apprensione si girò verso la compagna, avvicinandosi. Percepiva il respiro corto e regolare. “Dorme?” si chiese.

Le scostò i capelli dalla nuca senza che lei dicesse qualcosa o si sottraesse alla carezza. Con le labbra le sfiorò il collo, avvertendo un fremito nel corpo di Betta.

Finalmente si muove! Credevo che fosse morto!” pensò la ragazza cercando di trattenere il desiderio e di abbracciarlo.

Il ragazzo incoraggiato si appoggiò col corpo alla schiena, facendo scivolare le mani sulla pelle. Un sospiro, un girare il viso alla ricerca delle sue labbra che si sfiorarono.

Iniziarono a muoversi in simbiosi, come se da un momento all’altro potessero e dovessero diventare un’unica forma con naturalezza. Volevano dar forma al desiderio, come se ci fosse in loro un istinto primitivo e forte, che emergesse dalle tenebre della passione a lungo repressa.

Non parlarono ma la comandò con lo sguardo, con i movimenti anche se nel buio Betta ne poteva solo intuire l’intensità e la forza. La strinse, mentre le mani sulla schiena scorrevano veementi. Erano decise, perché sapevano quello che volevano.

Vogliono me” si disse la ragazza, abbandonandosi alle carezze, ai tocchi. “Mi fa sentire così bella, eccitata, importante… Mi perdo in lui, nel suo abbraccio, nel suo profumo”.

La girò con dolcezza e fermezza. Le pareva un altro. Non più il ragazzo timido e impacciato che aveva conosciuto fino a quel momento. La mise sulla schiena. Gli accarezzò i capelli, il volto. Gli passò le dita sulla schiena come per graffiarlo, per catturarlo, gli baciò il collo e chiuse gli occhi…

Mattia osservò l’ora. Era quasi mezzogiorno. Per la colazione era troppo tardi, per il pranzo erano troppo in anticipo ma per l’aperitivo era il momento giusto. Il ragazzo si guardò intorno alla ricerca di un bar che potesse offrire qualche garanzia.

Laura era visibilmente contrariata per tutti gli intoppi della giornata e si lasciava abbracciare da Mattia, sperando di addolcire il nervosismo che non pareva scemare. Alba e Teresa si tenevano prudentemente defilate, parlottando sommessamente.

Dove stiamo andando?” chiese la ragazza con il tono stridulo di chi è alterato.

Cerco un bar per offrirvi l’aperitivo nell’attesa di portarvi a mangiare qualcosa” rispose con calma e scandendo con dolcezza le parole. “Però non vedo nulla in giro”.

Leggo Osteria … mi ricorda la vendita del vino” disse la ragazza indicando un’insegna.

Sì, una volta era il ritrovo dei vecchi del paese, che passavano le giornate con un fiasco di vino e le carte in mano. Diamo un’occhiata … ma sì. Vedo tavoli e un bancone”.

Entrati, accolti sulla soglia da un signore col grembiule bianco, come gli osti di una volta, gli ndomandarono se era possibile prendere un aperitivo.

Certamente” rispose con cortesia. “Vi fermate anche a mangiare?”.

Cosa offrite?” chiese Mattia.

La tipica cucina romagnola con qualche variante personale. Pasta fatta a mano, tortelli di ricotta, tagliata …”

D’accordo. Dopo un calice di bianco fermo con qualche stuzzichino una pasta fatta in casa e poi si vedrà”.

Le tre ragazze non dissero nulla: né sì, né no. Senza aspettare altre risposte si accomodò a un tavolo che guardava la piazza, seguito dalle tre compagne d’avventura.

Una calma imbarazzata frenava la conversazione. Ciascuno era guardingo nel parlare.

Laura” esordì Mattia. “Non devi crucciarti se non sei riuscita a salire al Borgo. Oggi è una bella giornata di primavera, ma fino all’altro giorno ha piovuto con buona intensità …”.

Uffa! Ci tenevo a salutare il Borgo. Sono passati quasi sei lunghi mesi dall’ultima visita” si lamentò Laura.

E credo che passerà qualche mese prima di poterci arrivare. Devono ripristinare il ponticello e l’area di parcheggio. Con la penuria di soldi nei comuni non penso che siano prioritari …”.

Mattia le prese una mano e la strinse con vigore e affetto. La ragazza lo guardò e comprese il messaggio che le stava trasmettendo. Sollevò il calice di Albana per un brindisi.

Al Borgo e a noi che lo vogliamo salvare!” disse con voce ferma, invitandole a fare altrettanto.

Doveva sviare l’argomento e dirigere la conversazione su altri temi, perché era inutile rimuginare e rimasticare il motivo per il quale si trovavano lì e non sul colle dove stava il Borgo.

Alba” disse rivolgendosi alla brunetta. “Cosa fai di bello?”

Studio” rispose pronta con la bocca piena di anacardi, che cercò di ingoiare il più in fretta possibile, rischiando il soffocamento. “Frequento il secondo anno di Economia aziendale”.

Ma sei giovanissima!” replicò ridendo.

Ma no! Ormai sono vecchia e single! Ho compiuto diciannove anni il 15 di gennaio”.

Allora sono un matusa decrepito coi miei ventisei anni!”

La tensione sembrava stemperarsi, mentre con discrezione si avvicinò il signore che li aveva accolti.

Scusate se interrompo la vostra conversazione. Cosa vi preparo? Ho degli strozzapreti con salciccia e funghi porcini oppure tortelli di patata burro e salvia oppure tagliatelle con strigoli …”.

Per me tagliatelle…” disse Mattia.

Ma gli strigoli cosa sono?” domandò curiosa Teresa.

E’ un erba spontanea che cresce lungo i corsi d’acqua. Quest’anno con tutta quella pioggia sono nati in anticipo di un mese …”.

E’ la prima volta che li sento nominare” disse Alba.

Fanno un fiore a calice bianco. Da bambini ci divertivamo a farli scoppiare. In cucina usiamo la foglia …”.

Anche per me tagliatelle” disse Alba.

Anche per me” aggiunse Teresa.

E tu Laura?” le domandò con cortesia Mattia.

Non avrei fame ma prendo anch’io le tagliatelle” rispose con voce stanca e sfiduciata.

Bene. Quattro tagliatelle. E dopo?” chiese l’oste.

Possiamo pensarci?” replicò Mattia.

Sicuramente” e si allontanò con discrezione.

Restarono a tavola un paio d’ore, chiacchierando e mangiando.

Se mi accompagnate a Imola. Lascio l’auto sotto casa e poi vengo a Bologna con voi” propose il ragazzo.

Però potremmo trascorrere la serata sulla riviera …” disse Laura.

Ottima idea”, Il ragazzo guardò in modo interrogativo le due ragazze come a dire loro che erano di troppo.

Se ci lasciate in stazione a Imola, possiamo rientrare in treno” replicò prontamente Teresa.

Non ci fate compagnia?”

Ci aspettano a casa” aggiunse Alba.

Ma basta telefonare …”.

Penso che faremo tardi stanotte. Domani mattina ho un impegno nella prima mattinata” mentì Teresa. “E sarei cotta dal sonno! Se non dormo le miei otto ore, sono uno straccio per l’intera giornata”.

Che peccato!” esclamò falsamente contrito Mattia. “Sarà per un’altra volta”.

Lasciate le due ragazze alla stazione di Imola e parcheggiata l’auto di Laura sotto casa, i due giovani partirono per Milano Marittima.

Mamma” telefonò la ragazza a casa. “Non aspettatemi. Rientro domani sera”.

Con chi sei?” le domandò Emma.

Uffa! Solito interrogatorio di terzo grado! Sono Mattia …”.

Dove andate?” continuò nella raffica di domande.

Siamo a Milano Marittima a casa di amici” rispose mentendo. “Ciao!”

Fa la brava. Non resto in pensiero?”

Sempre la solita” e chiuse la conversazione.

Mattia sogghignava nell’ascoltare il dialogo, mentre Laura era diventata rossa sia per l’imbarazzante colloquio sia per la collera crescente.

Mi tratta come se fossi una poppante” disse tra i denti.

Una splendida poppante!” replicò il ragazzo accarezzandole il viso. “Ora via verso il mare!”

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Il Borgo – Capitolo 36

Porca miseria!” esclamò contrariata Laura, che non si aspettava questo blocco.

«Oggi non ne va bene una! Due ragazzette che non stanno zitte un secondo. Giacomo che si defila. Anche questa ci voleva di non poter salire al Borgo! Cosa capiterà ancora?» rifletteva in silenzio osservando il cartello.

Cosa facciamo? Lascio la macchina in paese e ci facciamo due passi a piedi?” chiese volgendosi a Mattia.

Se hanno bloccato la strada un motivo ci sarà sicuramente. Mi pare un azzardo avventurarsi a piedi verso il fiume. Penso che sia ingrossato e abbia invaso il parcheggio” rispose calmo il ragazzo, mentre le due ragazze non dissero una parola.

Beh! Non costa nulla!” continuò Laura che non voleva rinunciare all’idea di arrivare al Borgo.

Come vuoi” replicò un po’ infastidito Mattia. “E’ una bella giornata di sole e quattro passi possono starci”.

Trovato uno spazio dove parcheggiare la Panda 4X4 della ragazza, si avviarono a piedi per lo stradello. Non avevano fatto dieci metri quando sentirono qualcuno che li chiamava. “Ragazzi! Ragazzi! Dove andate?”

Andiamo verso il fiume” rispose Mattia volgendosi indietro.

E’ meglio che torniate indietro. Occupa tutto lo spazio in basso e si è mangiato la passerella che porta di là”.

Cazzo!” esclamò il ragazzo. “Forse è meglio fermarsi”.

Laura scuoteva la testa in segno di diniego, voleva a tutti i costi scendere fino al greto del fiume.

Che andiamo a fare?” le domandò, trattenendola per un braccio. “Il ponte non c’è più, il parcheggio è sommerso. Credo che dovremo fermarci abbastanza distante per sicurezza”.

Voglio scendere e vedere di persona” gli rispose decisa.

E poi che fai? Giri i tacchi e torni in paese?”

Avrò fatto una passeggiate. Il Borgo capirà che ci siamo ancora e che non l’abbiamo abbandonato”.

Lo guardò con aria di sfida, mentre Alba e Teresa erano ammutolite per la determinazione della ragazza.

Come vuoi. Però se vedo che ci sono pericoli, che tu voglia o no, si torna indietro. Lo farò anche se dovrò caricarti sulle spalle come un sacco di patate”.

Alba sussurrò a Teresa qualcosa senza farsi udire dai i due ragazzi.

Mi pare piuttosto energica la ragazza. Dobbiamo stare attente a come parliamo”.

Sì. Dobbiamo essere prudenti con le parole. Però è figo … Come si chiama?” rispose l’altra.

Mattia. Se non rischiassi di essere sbranata dalla tigre, gli farei una corte spietata” disse ridendo.

Beh! In tal caso troveresti un osso duro da rosicchiare”. E altre risatine fecero da contorno alle loro parole. In lontananza si udiva un rumore impressionante senza vederne ancora la causa.

Fatti qualche centinaia di metri compresero che non potevano avanzare ancora: il fiume era decisamente minaccioso.

Si torna” disse con fermezza Mattia. “Torniamo a Castel del Rio e ci rifugiamo in un bar per un cappuccino e brioche”.

A Laura veniva da piangere per la rabbia, perché tutto andava storto. Non voleva ammettere con se stessa che Giacomo aveva avuto ragione, quando le aveva detto che era troppo rischioso salire fino al Borgo. Era immersa nei suoi pensieri quando percepì il calore del ragazzo, che l’abbracciava protettivo con affetto. Si sciolse nell’abbraccio premuroso. Le altre due ragazze continuavano a rimanere silenziose incapaci di comprendere il significato di quella andata e ritorno, quando era chiaro fin dalla vista del cartello che sarebbe stato inutile scendere fino al fiume.

Betta era alquanto contrariata con Giacomo, perché non l’aveva avvertita che la stanza non aveva due letti singoli ma uno matrimoniale. Era rimasta soddisfatta sia dall’Hotel sia dalla camera. Ragionava che il colpo d’occhio era veramente notevole sotto ogni aspetto ma che rimaneva il problema di condividere il letto.

Potevi dirmelo che avevi prenotato una matrimoniale” gli disse col viso scuro, trattenendo a stento la collera, mentre si avviavano verso il ristorante.

Mentre pronunciava queste parole risentite, in cuor suo era contenta ed emozionata che fosse matrimoniale e non lettini singoli, scomodi da usare in due. Non era la prima volta che faceva all’amore con lui ma non aveva mai trascorso una notte insieme, abbracciati e soddisfatti. Però non voleva manifestare questi suoi pensieri per tenerlo un po’ sulla corda e fargli pesare la mancanza di sincerità.

Non lo sapevo” rispose mentendo. “Nella prenotazione c’era scritto stanza doppia con letti singoli”.

Ricordava bene come era andata la telefonata con l’Hotel.

C’è solo una stanza doppia matrimoniale disponibile” gli aveva detto una voce femminile aggraziata e gentile.

Va bene. Prenoto quella” rispose senza pensarci troppo.

A nome di chi?”

Elisabetta Marchi e Giacomo Corsi …”.

I signori Corsi … giusto?”

Sì”. Gli suonava bene quel «i signori Corsi».

Poi la solita trafila di informazioni «Quando arrivate. Quante sere. Il costo è di 180€ per notte colazione compresa».

Però Giacomo le aveva mentito sulla tipologia della stanza. Adesso gli pareva discretamente infuriata, quando sapeva benissimo che due letti separati sarebbero stati veramente scomodi per passarci la notte.

Hai visto” le disse cercando di rabbonirla.

Cosa?” rispose con voce alterata.

Che bel mazzo di rose rosse c’era dalla tua parte con tanto di biglietto d’auguri”.

Sei perfido! Non solo hai mentito ma ci hai fatto mettere anche le rose …”.

Beh! Siamo in luna di miele …”.

Stasera facciamo i conti” gli rispose più addolcita. “E non pensare che …”

Non penserò a nulla, stringendoti! Mi è sufficiente sentire il profumo della tua pelle”.

Provati ad avvicinarti …”.

Ci proverò! Tentar non nuoce!”

Vedremo” rispose battagliera, mentre percepiva forte la voglia di lui che mascherava con molta abilità.

Giacomo le prese la mano e la strinse forte e con calore. Gli piaceva Betta ma stanotte non sapeva come avrebbe reagito. Gli era sembrata piuttosto incollerita quando aveva scoperto che la stanza non era come le aveva detto. Pensava che la sua fosse stata una bugia a fin di bene.

«Se l’avesse saputo, sarebbe venuta lo stesso?» si domandò, mentre con passo svelto raggiunsero il ristorante che gli avevano indicato.

Se sapevi che la stanza era matrimoniale, saresti venuta lo stesso?” le chiese mentre varcavano la soglia.

Betta si fermò e lo fissò per un attimo prima di rispondere. “Dipende” ed entrò con passo deciso.

Il ristorante era decisamente caldo e confortevole con statue che riecheggiavano gli antichi fasti romani.

Mi farai spendere una fortuna” disse con apprensione Betta.

Avevamo fatto un patto. Io mi preoccupavo di pernottamento e biglietti d’ingresso. Tu ristoranti e mezzi pubblici” rispose sorridente il ragazzo.

Beh! Mi è passato l’appetito”.

Siete in due” domandò cortese un cameriere che si era avvicinato.

Sì. C’è posto sul Roof Garden?” chiese Giacomo.

Sì. Se mi seguite” e li precedette verso il giardino pensile.

Ma non avremo freddo?”

No. Vedrai”.

D’estate era tutto aperto per godere la notte romana, d’inverno era chiuso da vetrate e riscaldato con dei funghi non troppo appariscenti.

La cena fu squisita e venne consumata con lentezza per assaporare il clima della vacanza che stava cominciando.

Ai ragazzi il tempo parve volare come se le lancette fossero impazzite.

Era quasi mezzanotte quando tornarono all’Hotel.

Stanza 32” disse il ragazzo al receptionist.

Ecco i vostri documenti. Buona notte” rispose sorridente.

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Short stories – Leggenda indiana

Nuovo appuntamento con le storie a più mani. Qui siamo in tre
“Nonno, perché gli uomini combattono?”
Il vecchio, gli occhi rivolti al sole calante, al giorno che sta perdendo la sua battaglia con la notte, parlò con voce calma.
“E’ sempre stato così ma lo scontro più feroce è quello che avviene fra i due lupi.”
“Quali lupi, nonno?”
“Quelli che ogni uomo porta dentro di sé. C’è una guerra dentro di noi: è una lotta molto dura tra i due lupi. Uno e cattivo… è invidioso, ingordo, colpevole di molte colpe , con risentimento verso il prossimo, indulgente con se stesso, bugiardo e con un orgoglio finto.
L’altro invece è buono… è la gioia, la compassione, l’umiltà, la benevolenza e la verità…
La stessa lotta che c’è dentro di me adesso c’è anche dentro di te, e c’è dentro a ogni persona….”
Il nipote guarda in su verso il nonno e con gli occhi pieni di paura gli chiede:
”Dimmi nonno, quale di questi due vince?”
Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo, lo accarezzò, e rispose con occhi sereni.
“Quello che nutri di più.” (by demi)
“Nonno, come faccio a riconoscerlo?”
Il vecchio emise un sospiro. Quel nipote era veramente insistente. Doveva trovare un modo semplice per spiegarlo altrimenti avrebbe continuato a tempestarlo di domande. “Aspetto una risposta, nonno” disse il bambino mettendosi di fronte al vecchio indiano. Diede una lunga tirata alla pipa che masticava fra i denti ingialliti e cominciò.
“Vedi, Nuvola bianca, non è facile riconoscere quale lupo prevale ma dipende dalla indole di ciascuno di noi…”.
“Come sono io?” domandò interrompendo la narrazione.
“Tu come ti senti verso gli altri tuoi coetanei?”.
Il fanciullo ci pensò a lungo, scorrendo gli altri bambini del villaggio. Con Lama Lucente non riusciva ad andare d’accordo. Gli faceva i dispetti e lo ricambiava in ugual misura. Con Piede Zoppo invece non c’erano mai screzi. Un litigio e subito la pace. Come se non fosse successo nulla. Però era con Jack e Dam, i figli dell’agente indiano, che proprio non li voleva vedere per nulla. Con le piccole squaw non c’era nulla da fare. Le riteneva stupide e con loro non aveva mai contatti.
Il nonno attendeva pazientemente la risposta del nipote, fumando la sua pipa. Quest’ultima domanda l’aveva spiazzato e si trovava in difficoltà nel rispondere.
“Beh! Nonno, sono un po’ incerto nel rispondere” cominciò con lentezza a parlare.
“Non è facile rispondere a una domanda semplice che contiene molte sfumature”.
Il bambino scosse la testa per annuire ma voleva dare una risposta sincera.
“Nonno, ho riflettuto sui miei compagni di giochi. Con qualcuno fila tutto liscio, con altri litigo assai ferocemente …”.
“Dunque quale lupo coltivi?” ripeté stancamente il vecchio indiano. (by orsobianco9)
“Vedi nonno, io proprio non lo so” rispose incupito il piccolo Nuvola Bianca, attorcigliando le labbra tra loro. “Vorrei dirti che nutro solo il lupo buono, ma è una bugia”.
Il volto del vecchio si intenerì di fronte alla scena e allontanando la pipa sorrise: “Ascolta, giovane eroe, non sentirti triste se non sai darmi una risposta. E’ normale. Nessun uomo, per quanto grande sia, può nutrire solo il Lupo Buono. Anche se tu ci provassi, anche se tu combattessi con tutto te stesso per far morire di fame quello Cattivo, lui riuscirebbe sempre ad afferrare un po’ di cibo, e a convivere dentro di te”
“Quindi nonno, sono condannato ad essere una persona cattiva anche se non voglio. Non è giusto!”
“Dimentichi una cosa importante, bambino mio. Ti ho detto più volte in questo racconto che sta a te scegliere quale nutrire. Se tu deciderai di accudire quello Buono, sarete due contro uno. Schierati e alleati! E vedrai che gli inutili ululati dell’affamato Lupo cattivo diventeranno sempre più distanti e indifferenti”.
Il nipote aveva ripreso a sorridere ed esaltato esclamò: “Come quel detto: l’unione fa la forza!”
“Esatto, Nuvola Bianca. Esatto!”
E immersi in questa dolce allegria, due braccine si avvinghiarono al collo del vecchio:
“Ti voglio bene, nonno”. (by Maria Adelaide Carnazza)
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Il Borgo – Capitolo 35

Laura partì con le due nuove arrivate, Alba e Teresa per Castel del Rio, dove le attendeva Mattia. Eva e Marco non furono contattati, perché ricordò che erano in viaggio per l’Italia. “Quindi è inutile sprecare tempo per sentirsi dire «No, grazie. Non ce la facciamo»”. Lorenzo e Matteo come supponeva ringraziarono con un «no» causa impegni di lavoro e lontananza e promisero che sarebbero venuti la prossima volta. Betta non la chiamò. “Ci pensa Giacomo!” disse mentre lo chiamava via Skype. La risposta la mise di malumore, perché contava molto su di lui ma il ragazzo declinò l’invito, adducendo come pretesto un impegno inderogabile, assunto qualche settimana prima. Ovviamente non specificò che questo aveva un nome e cognome: Elisabetta Marchi, e una destinazione: un fine settimana a Roma per visitare la mostra del Caravaggio alle Scuderie del Quirinale.

Mi spiace tantissimo, ma non posso farvi compagnia” disse, mentendo sui motivi, che lasciò vaghi e nebulosi. “Averlo saputo una settimana fa … Sarà per la prossima volta” tagliò corto.

In realtà poteva tranquillamente rimandare di sette giorni, perché non aveva ancora perfezionato nessuna prenotazione. La vera causa era diversa: non era d’accordo sulla scelta del momento, che giudicava prematuro. Dopo un inverno duro e il tempo instabile di quella primavera che non si decideva di virare al bello stabile era un autentico azzardo salire al Borgo e lui non voleva rischiare. «Ci saranno tanti week end da passare lassù. Ci stancheremo ma sabato mi sembra troppo presto. E’ solo una voglia di Laura» rifletteva mentre chiudeva la conversazione.

Il fiume sarà in piena e attraversarlo su quel ponticello mi sembra volersi cacciare nei guai. La salita non sarà in condizioni ottimali. Non lo è mai, nemmeno col sole estivo, figuriamoci dopo un inverno di neve e pioggia. E poi quello sgarbo di non contattare Betta non me lo aspettavo” si disse con un pizzico di amaro in bocca.

Giacomo e Betta il venerdì sera anziché prendere il consueto treno dei pendolari, si sedettero comodi sul Frecciarossa diretto a Termini. In poco più di due ore sarebbero arrivati a destinazione. Era la prima volta che trascorrevano due giorni e due notti insieme. Emozionati come scolaretti al primo giorno di scuola, si tenevano per mano e chiacchieravano del programma delle prossime ore.

Arrivati” disse il ragazzo. “Scarichiamo il bagaglio all’Hotel Villa delle Rose. E’ un po’ defilato ma non troppo. Vedrai. Merita. Poi andiamo verso il centro per mangiare qualcosa”.

Non sarà troppo tardi?” chiese la ragazza, pensando che alle dieci non fosse il caso di andare a passeggio per Roma e chissà se qualche locale era ancora aperto.

No, no! E’ venerdì sera e c’è tantissima gente in giro”.

Come fai a saperlo? Leggo di rapine, stupri, ..” replicò con un pizzico di apprensione.

Tutte le volte che vado a Roma …” .

Ma quante volte?” gli domandò un po’ più rinfrancata.

Una volta. Cinque anni fa come premio per la maturità!” le rispose con un candido sorriso.

Sei il solito sbruffone!” e gli rifilò un buffetto sulla guancia.

E tu sei un’adorabile ansiosa” e la baciò sulle labbra.

Betta divenne rosso fuoco, lei che era pallida per natura.

Diamo spettacolo! Tutti ci osservano”.

Che guardino! Non siamo una bella coppia?”

Il treno era ormai in vista di Stazione Termini e cominciava a rallentare.

Prepariamoci a scendere” le disse il ragazzo, mentre prendeva i bagagli.

Sai dov’è?” gli domandò incerta e preoccupata. Era la prima volta che arrivava nella Città Eterna.

Sì. Cinque minuti e ci siamo. Spalle alla stazione verso destra. Attraversata via Marsala, prendiamo via Vicenza e in centocinquanta metri siamo all’hotel”.

Come aveva detto, in cinque minuti erano alla reception.

Wow!” esclamò entusiasta Betta vedendo l’ingresso.

Elisabetta Marchi e Giacomo Corsi. Abbiamo una stanza doppia prenotata per due notti” disse il ragazzo al banco della ricezione.

La receptionist controllò e poi disse con voce piatta e professionale: “Stanza 32. Una matrimoniale con doccia e vista sul giardino interno”.

Fece loro un gran sorriso di furtiva compiacenza, mentre consegnava la chiave e augurava un tranquillo soggiorno.

Betta deglutì, diventando ancor più bianca.

Laura era alquanto ingrugnita. “Queste sono delle piattole! Sono capaci di parlare solo di ragazzi da prendere e lasciare a stretto giro di posta, di parlare male delle amiche… Ma saranno poi amiche? Di shopping e discoteca. Ci mancano le canne e poi abbiamo fatto il pieno”.

Laura” disse all’improvviso Teresa. “E’ un vero borgo abbandonato?”

La ragazza trattenne a stento un urlaccio e di fermarsi istantaneamente per scaricarle sul ciglio della strada.

Perché dubiti?” le rispose fulminandola con lo sguardo. “Pensi che vi abbia preso per il culo?”

No, no” si affrettò a precisare. “Solo che cercando con Google trovo solo un Castiglioncello in Toscana, località turistica”.

Ce ne sono due. Questa è quella sfigata, perché è rimasta abbandonata dagli uomini”.

Laura si chiuse in silenzio senza lasciarsi coinvolgere dalle loro chiacchiere, lasciando parlottare le due ragazze. Avrebbe voluto che ci fosse Giacomo al loro posto ma quella streghetta di Betta glielo aveva requisito.

«Sento una punta di gelosia .. Solo una punta? Direi che sono gelosa! Ma è stata colpa mia. Quella sciacquetta …zac! E me l’ha fregato. Ora lo comanda a bacchetta. Si è offesa perché non l’ho chiamata e così si è inventata una scusa del piffero per bloccarlo e non farlo venire».

Erano finalmente arrivati a Castel del Rio, dove avrebbe trovato Mattia ad aspettarle, mettendo fine al supplizio del viaggio.

Ciao” le disse baciandola sulla bocca. “Queste sono le nuove compagne d’avventura?”

Sì. Lei è Alba” gli disse indicandogli una brunetta un po’ formosa, non troppo alta.

L’altra è Teresa” aggiunse il ragazzo, abbracciandola.

Laura lo guardò storto, perché non aveva nessuna intenzione a farselo soffiare da quelle due poppanti. La ragazza dall’alto dei suoi quasi ventidue anni le giudicava ancora bambine acerbe, anche se una ne aveva diciannove e l’altra venti. Lei si sentiva matura e adulta, pronta a spiccare il volo. “Ma dove?” si chiese, mentre si stringeva al ragazzo.

Salgo con voi” disse Mattia, accomodandosi dietro Laura. “Ho trovato un bel posto per l’auto e non ho intenzione di lasciarmelo sfuggire”.

Il ragazzo osservò le nuove reclute. Non gli sembravano un granché né fisicamente né da altri punti di vista.

La prima impressione non è positiva. Non ho capito perché Laura abbia detto loro di sì. Mi sembrano un po’ farfallone e alquanto schiocchine. Speriamo che abbia sbagliato giudizio”.

Il breve tragitto da Castel del Rio a Moraduccio si consumò in fretta e in silenzio.

Arrivati allo stradello che portava al parcheggio sul greto del Santerno. lo trovarono sbarrato con un gran cartello ‘PERICOLO’.

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Short stories – Lei e me

Eccomi all’appuntamente settimanale delle Short Stories, scritte a più mani. Qui siamo in tre. Buona lettura.
Ricordo bene quella notte, o meglio le urla, i gemiti, le parole soffocate che disperate si perdevano nel silenzio e nelle orecchie di una donna di ventidue anni.
E’ stata la prima volta che ho visto un omicidio, ne sono seguiti poi molti altri e per nessuno di loro, di tutte quelle vittime non sono riuscita a fare niente, a salvarle.
Sono come sogni a occhi aperti che avvengono ad ogni ora della giornata, ma che sono accaduti prima del momento in cui mi appaiono in questo modo….chi è il colpevole? beh Sono io.
O meglio è la mia parte oscura, quella che sadicamente adora l’odore della morte. E’ il mio alter ego, la mia Hyde a cui Jekyll non può far nulla, perché nonostante tutto è una parte di sé.
Ma ora ho deciso di agire, di fermare l’altra e non permetterle di uccidere ancora.
Si, da stanotte non potrà più fare del male a nessuno perché finalmente la cancellerò dalla faccia della terra.
 
La stronza ha deciso che devo andarmene.
Lei…crede che stanotte riuscirà a farmi fuori.
Non sa di cosa io sia capace.
Non sa che sarò io ad ucciderla prima dell’alba.
 
Lei e me. due personalità nello stesso corpo che si fronteggiano come il diavolo e l’acqua santa, e c’è solo un modo per fermare tale scempio, esorcizzarmi.
Se lo sentisse mia madre, fermamente atea, direbbe che è una cosa stupida.
E l’avrei pensato anche io se non mi trovassi nella mia improbabile situazione, in un tumulto di emozioni in cui non riesco a trovare equilibrio.
La voglio fuori da me, voglio pensare alle cose stupide,tipo ai prati in fiore o alle cene a lume di candela e non vedere sangue dappertutto, voglio una vita normale dove sentirmi pulita.
Si, perché potrei affrontare qualsiasi cosa, ma non una coscienza perennemente sporca, un promemoria di quanto sia una persona orribile.
Voglio essere felice, lo pretendo e per questo rifiuto l’oscurità, avrò la mia luce e sarò spietata con chi non me ne lascia nemmeno un po’. (by Jane Austen)
 
Quell’idiota non capisce, quell’idiota non comprende.
Lei ha bisogno di me, ma io non di lei, e finalmente stanotte sarò libera dalle sue bigotte catene.
Se solo non fosse così cieca da non vedere che è lei stessa il motivo del suo dolore, se solo si unisse a me saremmo… Meravigliose, invece sarò costretta ad eliminarla, e forse è meglio così. Anzi, fremo nell’attesa dell’istante in cui la vedrò sparire nell’oblio. (by Pietro Birtolo)
 
Non posso continuare portandomi questo fardello appeso alle spalle. Le devo impedire di nuocere ancora. Ha ucciso dieci persone che non conosceva solo per il gusto di farlo, di sentirle urlare «Pietà, aiuto», vederle strisciare ai suoi piedi mentre esalavano gli ultimi respiri. La polizia brancola nel buio, non ci ha capito nulla. Non crede al serial killer, perché secondo i loro profili non ci sono punti di contatto tra i morti né altri elementi che possano in qualche maniera collegarli. Sì, lo ammetto è stata furba. Donne mai viste e incontrate per loro sfortuna nella sera nel quale lei ha deciso di uccidere.
Si avvicina furtiva, senza destare sospetti nella vittima, L’affianca, le sorride con un sorriso dolce come per salutarla e dirle «Siamo in due in questa strada malamente illuminata. Mi sento tranquilla, sapendoti che ci sei anche tu». La vittima risponde con un sorriso di ringraziamento. Poi la lascia sfilare un po’ avanti. A questo punto si guarda intorno. Non c’è nessuno, tra dieci passi le luci dei due lampioni lasciano il posto al buio. Si mette silenziosa alle sue spalle e con un gesto velocissimo passa la lama di un coltello affilato come un rasoio sulla sua gola. Un urlo strozzato della vittima gorgoglia rotolando fuori mentre cade a terra tenendo la mano sulla ferita. La guarda con occhi imploranti chiedendole aiuto ma la lascia lì agonizzante. La ferita è mortale e il sangue scorre a fiotti. Sul viso di lei appare un ghigno feroce. Un’altra vittima va ad arricchire le sue imprese.
Come posso continuare con questo peso sulla coscienza?
 
Lei crede alle sue idee bigotte, quelle sull’amore e la fratellanza ma in questo mondo non c’è nulla di buono, solo violenza e cattiveria. E io sono buona rispetto agli altri. Lei, la cretina, pensa di esorcizzarmi facendomi benedire! No, non ha capito nulla, la stronza! Tra poco metterò fine alla sua coscienza e ci sarò solo io a comandare questo corpo e questa mente. Voglio vendicarmi. Vendicarmi del mondo che è fasullo, vendicarmi di tutti questi ipocriti che sorridono davanti e tramano alle spalle. Un mondo nero come l’inferno e rosso come il sangue. Mi piace vedere le mie vittime agonizzare con la vita che vola via tra fiotti e gorgoglii. Ora siamo alla fine, al redde rationem!
 
Il peso di questa psicopatica è troppo insopportabile per essere portato ancora a lungo. Devo ucciderla definitivamente per raggiungere la catarsi. So come fare. Ho già elaborato un piano che non rivelerò se non alla fine.
 
Cosa sta tramando, la stronza? Ha chiuso la sua mente e non riesco a leggere nulla. E’ pericolosa. Devo agire in fretta. Dove sta andando? Non capisco. Non è questa la strada che ho scelto per il mio rito notturno. Sento il mare mugghiare in lontananza, il vento sferzare i miei pensieri. Fermati, idiota! Non è il posto giusto.
 
Eccomi. Sono arrivata. E’ la fine per te, assassina! Urlo parole che il vento disperde. Sotto di me il mare che purificherà ogni cosa. Addio, Hyde! E’ arrivata la tua fine!
 
Fermati Jekyll! Non posso morire! (by orsobianco9)
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