Una storia così anonima – parte quattordicesima

da wikipedia
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Lugdunum, 7 novembre 1307, vespro – anno secondo di Clemente V

É quasi l’ora del vespro. Henry de Caron arriva alla porta dl Lugdunum e chiede alle guardie, che presidiano l’ingresso al borgo, se sono passati due forestieri a cavallo. ‘Non sono entrati dei forestieri, nemmeno dei cavalieri’ dice il sergente. Il cavaliere ha un moto di stizza, perché intuisce di essere stato nuovamente beffato dal frate, che da preda è diventato il predatore.

Congeda i due compagni. “Cercate una locanda pulita e portate i cavalli nella stalla. Che siano strigliati a dovere” intima loro, mentre lui si reca a rapporto da Hugues de Cambernet, il capitano delle guardie del Re, distaccate a Lugdunum. In realtà lui è agli ordini di Guillaume de Nogaret e la sua missione è condurre Pietro da Bologna dal guardasigilli per essere interrogato.

“Messere, frere Pierre de Bologne è sfuggito al nostro controllo” dice il cavaliere con tono umile di scusa, quando viene ricevuto.

“Come?” esclama il capitano, visibilmente irritato. Questo intoppo non ci vuole, pensa il cavaliere. Spera di diventare il siniscalco di Lugdunum. Questa è stata la promessa di de Nogaret a missione conclusa.

“Li abbiamo seguiti fino a Camberiacum ma poi ne abbiamo perse le tracce. Gli abitanti non sono stati d’aiuto” prova a scusarsi Henry.

“Meritereste di essere messi ai ferri. Siete degli incapaci. Bastava seguirli passo passo” esplode di ira Hugues.

“L’abbiamo fatto” afferma con tono poco convincente il cavaliere.

“Se l’aveste fatto, frare Pierre non si sarebbe volatilizzato” conclude il capitano congestionato nel volto, mentre congeda bruscamente Henry de Caron. Chiama il sergente per ordinare che una dozzina di cavalieri siano pronti per uscire prima del vespro con lui alla guida.

“Ma Messere, tra non molto sarà buio” afferma timidamente il sottoposto.

“Tra mezz’ora si parte. Attrezzatevi per galoppare con l’oscurità” intima seccamente Hugues, lasciando la stanza.

É il vespro, quando il capitano e dodici cavalieri escono dalla porta che conduce a Camberiacum.

Il chierico Philippe incrocia dei cavalieri armati che escono dal borgo. Non ci fa caso e ne ignora le intenzioni. Il gruppo lo supera, senza degnarlo di uno sguardo. Non è lui il loro obiettivo. Il chierico sprona il cavallo per affrettare l’accesso a Lugdunum, prima che vengano chiuse le porte per la notte. Al sergente, che presidia l’ingresso, mostra il salvacondotto papale e ha via libera per entrare. Non si volge indietro per controllare, se Pietro da Bologna lo stia seguendo. É irritato per l’indecisione del frate e la mancanza di fiducia nel documento papale. Di conseguenza non può osservare che gli armigeri l’hanno preso in consegna.

“Sergente,” fa il chierico “potete indicarmi una locanda pulita e dove non si rischia di avere la gola tagliata?”

L’uomo ride rudemente prima di rispondere. “Sicuramente! La locanda al Cervo d’oro è conforme alle vostre richieste. Per il cavallo vi consiglio Didier, ottimo maniscalco e amante dei cavalli, che ha anche un stalla spaziosa e pulita, dove potete ricoverare il vostro stallone”.

“Grazie, sergente. Che Dio vi protegga” saluta Philippe, spronando il cavallo.

É stanco e impolverato. Desidera un bagno purificatore e poi un pasto abbondante. Nella giornata odierna non ha mangiato nulla, solo un po’ d’acqua di fonte. Scende nella sala da pranzo per cenare e trova un tavolo d’angolo, vicino al fuoco del camino ma defilato come posizione. Da lì domina la sala senza essere notato dagli altri. Una cameriera grassa e anziana lo informa su cosa la cucina offre e gli apparecchia il tavolo con una scodella di coccio e una brocca di vino nero.

Mentre aspetta la zuppa di ceci, fave, piselli e cipolla, riflette sullo strano comportamento del compagno di viaggio. ‘Per tutto il tragitto ha tenuto un comportamento guardingo e diffidente. Ha affermato che i nostri inseguitori erano dei volgari tagliagole. E qui forse aveva ragione. Ma non comprendo l’atteggiamento di poco fa. Aveva paura… Ma di cosa? Quando ho mostrato il salvacondotto alle guardie, tutti si sono mostrati gentili e non hanno sollevato problemi. Non percepisco a quale timore si appellava?’ si dice, mentre gli riempiono la scodella di zuppa fumante con un mestolo di rame. La cameriera versa sopra un goccio di olio ben giallo per insaporire il piatto. ‘Il profumo è veramente squisito’ riflette, assaporando la zuppa, che ha condito con tocchetti di pane secco di segale.

É a metà della scodella, quando osserva l’ingresso di tre cavalieri che sono gli stessi rimasti alle loro costole fino a Camberiacum. Il posto leggermente in ombra impedisce ai tre di riconoscerlo. Si sistemano in un tavolo più centrale ma sufficientemente vicino da cogliere brandelli di conversazione.

Col cappuccio del saio tirato sul viso si mette ad ascoltare le loro parole. Non comprende tutto, perché le loro voci salgono e scendono, e deve riempire i vuoti con l’intuito.

“… Hugues è un figlio di…” Ma non afferra il seguito. Chi sarà questo personaggio, si domanda, mentre la cameriera sostituisce la scodella con un piatto di carne di montone grigliata e insaporita con finocchio, salvia, senape nera e aneto. Il profumo avrebbe risvegliato anche un morto. Philippe addenta un pezzo di carne, che gli pare nettare degli dei. Forse è la fame, pensa, mentre afferra altri brandelli di conversazione. “…quel frate avrà il suo giusto, quando finirà nelle grinfie del guardasigilli…” dice quello che pare il capo. “…ho sentito dal sergente Dagobert Cluny, quello che presidia la porta orientale, che l’hanno preso mentre tentava la fuga” afferma l’altro, mentre un filo di zuppa gli cola da un angolo della bocca. Al chierico va di traverso il boccone e rischia di soffocare. Beve un calice di vino per non tossire vistosamente e attirare le attenzioni del terzetto. “… se così fosse, Hugues de Cambernet avrà la sua ricompensa. Ora mangiamo in silenzio. Non vorrei strozzarmi con le vostre chiacchiere” conclude Henry, strappando da una coscia di pollo brandelli di carne.

Philippe ripulisce il piatto con un pezzo di pane nero, mentre con la manica del saio si netta la bocca. É in fibrillazione. Il compagno di viaggio, che deve condurre a Poitiers, è stato preso in consegna da un gruppo di cavalieri e condotto chissà in quale posto. ‘In città oppure … Dove?’ si domanda angosciato, mentre sente riprendere la conversazione dal terzetto. “Sono tornati indietro con l’arrestato?” domanda Henry, mentre beve il vino. “No. Non credo. Il sergente Dagobert ha escluso che siano rientrati nella città” risponde quello che pare più informato dei tre.

La cameriera chiede al chierico se vuole dei dolci. “Ci sono dei confetti di anice da servire col vino speziato caldo oppure crêpes di mirtillo rosso?” gli spiega, mentre prende il piatto pulitissimo come se fosse stato lavato di recente.

“Vanno bene i confetti” conferma Philippe, smanioso di ascoltare le chiacchiere dei vicini di tavolo. Sente ridere il capo del trio e concludere a voce alta. “Sicuramente domani sarà al cospetto di de Nogaret a Parigi”.

La mente elabora il piano per il giorno successivo. Deve essere a Poitiers, a costo di far scoppiare il cavallo, domani per il vespro, si dice, mentre gusta confetti e vino caldo speziato. Ormai sa tutto e dove hanno condotto Pietro da Bologna. Adesso comprende le paure del frate e si domanda come ha intuito il pericolo che correva. ‘Se questo era il suo timore, perché è partito lo stesso da Bologna?’ riflette, mentre lascia sul tavolo un ducato d’argento.

Si alza, si cala il cappuccio ancor di più sul viso e si allontana silenzioso. Mentre sta uscendo dalla sala, ascolta un mozzicone di frase. “… ma quello non è il compagno di viaggio del frate?” Sa di essere in pericolo e si deve nascondere. Senza indugiare oltre, si presenta alla porta del vescovado e chiede di essere ospitato.

Domani al primo albore, prenderà la strada per Poitiers.

parte quindicesima

0 risposte a “Una storia così anonima – parte quattordicesima”

  1. aaaaaah! l’aneto anche allora! (scusa l’esclamazione, ma è un gusto che, per i miei gusti, rovina ogni piatto). procede interessante questa storia anonima, peccato non si possano metter più le stelline.
    buon pomeriggio Gian Paolo, un abbraccio 🙂

  2. Pierre è riuscito a far perdere le proprie tracce a Henry de Caron. Il chierico Philippe grazie ad un’improvvisa conversazione udita mentre assapora la sua zuppa all’interno di una locanda riesce a sapere dove è stato condotto Pietro da Bologna.
    Hai illustrato sia le scene del racconto che i movimenti dei personaggi con grande bravura. Mi piace l’alternanza dei due piani del racconto, da una parte Vanessa e Luca che volgono lo sguardo al passato e dall’altra c’è chi lungimirante è proiettato al futuro.
    Complimenti Gian Paolo, sto seguendo la piacevole lettura. 😉
    un abbraccio
    Affy

  3. Lo scenario cambia e si entra in città, una città medievale della quale evochi con maestria l’atmosfera. Non cambia la suspense, sempre molto alta, e la cura del dettaglio, che rende unica l’esperienza di calarsi in un tempo così lontano. Contento di essere tornato tra le pieghe di questo racconto dopo una pausa piuttosto lunga

      1. I dettagli sono un’arma a doppio det…taglio (scusa la scemata ma a volte è più forte di me) perché se accumulati senza criterio annoiano e basta. Quello che ammiro della tua scrittura è il dosaggio sapiente, la chiarezza di ogni passaggio che solo una descrizione accorta e accurata dell’ambiente può garantire. Proseguo la lettura appena posso, cercando di rimettermi in pari.

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