Non passava giorno – cap. 20

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Ciao” disse Marco, “c’è un problema per domani”.

Di che genere?” chiese Agnese con apprensione. Immediatamente pensò a una pessima notizia.

Marco modulò la voce alle circostanze, prima di riprendere a parlare. “Vorrei spiegare, raccontare ma rischio di essere frainteso” fece, cercando le giuste parole, unite al tono della voce. “Credo di non essere in grado di esprimermi adeguatamente, senza ingenerare confusione e malintesi”. Fece una pausa in attesa delle reazioni di Agnese. “Ma ti assicuro che sono sincero, come lo sono stato in precedenza” concluse Marco.

Ti ascolto” disse la ragazza freddamente. “Parla senza troppi giri di parole, andando direttamente al sodo”.

Ti propongo di spostare la pedalata progettata per domani a mercoledì.” replicò Marco senza esitazioni e con tono franco e deciso. “Di per sé la richiesta non sarebbe problematica. Ma ti pregò. Ascolta con attenzione quello che ho da dirti. Poi prenderai la decisione che ritieni opportuno”.

Fece una breve pausa, sperando di udire la voce della ragazza, che rimase in silenzio. “Se la risposta fosse negativa” aggiunse, “ne sarei rammaricato. Però capirei il tuo rifiuto, perché sarebbe logico”.

Agnese si chiese dove volesse arrivare con quel discorso fumoso. Se era solo lo spostamento della data, non comprendeva il resto delle parole. Le sembravano spiegazioni inutili, perché la loro era una semplice conoscenza casuale. Tuttavia decise di dargli credito e di ascoltarlo.

Dimmi” replicò recisa ma col tono di chi era rassegnata di al peggio.

Marco si rinfrancò, perché Agnese non aveva chiuso il dialogo ed era disponibile a sentire le sue spiegazioni. La informò della telefonata di Laura. “Ho ricevuto mezz’ora fa una chiamata del tutto inaspettata, che mi ha colto di sorpresa” cominciò con tono calmo il ragazzo. “É la mia ex con la quale ho rotto otto mesi fa bruscamente senza troppe spiegazioni. Da quel momento non ci siamo più sentiti, né visti come se fossimo due estranei”.

Una breve pausa per riprendere fiato prima di aggiungere: “Avrei potuto dirti un’amica, ma sarebbe stata una pietosa bugia”.

Il tono delle ultime parole era sincero ma Agnese rimase in silenzio, ascoltando quello che aveva da dirle. Marco, rassicurato dalla mancanza di risposte sgradevoli, proseguì nel discorso. Gli aveva chiesto di raggiungerla a Milano con urgenza per parlare di un problema non ben specificato. Non era riuscito a sapere nulla di più di quello che le stava dicendo. Aveva percepito, che fosse preda di una crisi nervosa. Non aveva potuto rispondere negativamente alla sua richiesta, perché i cinque anni passati con lei non si potevano dimenticare con facilità. Per Marco veniva la parte più complicata della telefonata, perché doveva convincere Agnese della sincerità delle sue parole.

Se mercoledì ci vediamo, come spero” le disse, “ti spiegherò le motivazioni per le quali le ho detto addio. Sono leale con te e non nascondo nulla dietro veli o cortine di fumo”.

Tacque in attesa che Agnese parlasse. Non sentendo altro che il respiro tutt’altro che silenzioso, capì che non doveva metterle fretta. Avrebbe aspettato la risposta con pazienza. Marco era combattuto tra il pensiero di rivedere Laura e la voglia di conoscere di più Agnese.

Lei rimase zitta, incerta tra dirgli ‘No, grazie. Corri dalla ex e addio’ o ‘Si, va bene. Vediamoci alle nove al bivio dell’altra volta’. Non rispondere aveva poco senso perché le possibili risposte erano solo due. Si chiese se era meglio riflettere o affidarsi all’istinto per la risposta. Il fatto che lui rivedesse la sua ex ragazza le dava da pensare, che stava perdendo tempo ma percepiva un filo di sincerità nelle sue parole.

Marco intuì il disagio di Agnese dal prolungato silenzio e comprese pure le perplessità, perché avrebbe trascorso due giorni e una notte con Laura. Una risposta negativa gli sarebbe dispiaciuta, perché voleva conoscerla meglio dopo quella prima volta. Pensò che sarebbe stata una buona opportunità trascorrere la giornata con lei. Marco ribadì con forza che esprimeva quello che pensava senza nascondere nulla.

Agnese trasse un profondo sospiro. “Ti sento sincero. Meriti la fiducia che chiedi” gli rispose con la voce roca, spezzata dall’ansia e dalla paura, che i sogni sperati andassero in frantumi. “Va bene per mercoledì”.

Grazie“ rispose Marco rilassato, “spero di non deludere le tue attese”.

Ci credeva fermamente alle sensazioni che percepiva, perché nei prossimi giorni finalmente avrebbe eliminato dall’armadio gli scheletri, sgombrando il campo da equivoci o segreti, che avrebbero potuto diventare imbarazzanti e ingombranti in seguito. ”Alle nove di mercoledì” le disse.

Alle nove. Sii prudente, vorrei vederti” replicò Agnese, che si era ripresa dal momento di smarrimento. Le era sembrato di essersi persa in un bosco sconosciuto e folto dal quale adesso ne era uscita.

Marco riempì un borsone e partì per Milano.

Sofia lesse un nuovo SMS. ‘Alle tre vedo Marco. E’ con noi a cena. Laura’ e si chiese il motivo senza trovare una risposta logica.

Laura scese dalla soffitta coi fogli, il vestito rosso, che aveva trovato in una scatola di cartone. Dopo una doccia veloce, provò l’abito decidendo di indossarlo, perché si sentiva, come se avesse avuto addosso una corazza.

Seduta sul divano aspettò con impazienza l’arrivo di Marco.

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