Una storia così anonima – parte trentanovesima

foto personale
foto personale

Rennes-le-Château, 28 febbraio 2015, ore dodici.

Il taglio al cuoio capelluto di Luca non è grande ma sanguina ancora, sia pur meno vistosamente e gli duole non poco. L’impatto col mento di Henri l’ha stordito ma l’adrenalina della paura gli ha dato le risorse per fuggire. Adesso che è al sicuro nella gite, il ragazzo avverte tutta la stanchezza che lo stress gli ha provocato.

Fammi vedere” dice Vanessa, spostandogli i capelli.

Luca fa una smorfia di dolore. “Vai con calma!” esclama.

La ragazza ride, gettando la testa indietro. Lo abbraccia sulle spalle. “Grazie, Luca!” fa, dandogli un bacio sul collo. “Senza il tuo provvidenziale intervento non saprei come sarebbe finita. Henri era veramente deciso col coltello”.

Luca si gira per guardarla in viso. Ha ricordi confusi dell’episodio. Non ha avuto l’avvertenza di fissare la dinamica degli eventi, perché era teso a liberare Vanessa dall’impiccio in cui versava. Ricorda solo di aver pronunciato “Henri”, scatenando la furia dell’uomo.

Però gli hai scattato una foto” dice la ragazza, che ha vivido il flash dello smartphone dell’amico.

Sei sicura?” le chiede Luca, che non rammenta il particolare. Prende il Samsung e scorre le immagini. “Hai ragione!” esclama sorridente. “Ecco il nostro uomo immortalato. Non è un granché ma almeno abbiamo una sua istantanea”.

Ridono i due ragazzi, che stanno scaricando l’adrenalina accumulata nella mattinata, mentre si abbracciano con calore. Si sistemano davanti alla grande finestra che domina la vallata, che appare grigia, avvolta nelle nubi basse. Hanno molte domande da farsi, molti quesiti da rispondere.

Dimmi” comincia Vanessa, “Non ci hai messo molto tempo a raggiungermi”.

In effetti avrei potuto evitare l’assalto di Henri” risponde Luca, sistemandosi meglio sul divano accanto alla ragazza. “Mi sono fermato a prendere uno schifoso caffè a poche centinaia di metri dal complesso di Saunière”.

Vanessa mostra nel viso sorpresa nell’ascoltare queste parole. Era convinta che Luca fosse al castello di Hautpoul e non dietro di lei.

Quando ci siamo divisi” spiega il ragazzo, “ho voluto verificare chi Henri stava seguendo. Supponevo che tu l’avessi alle tue calcagna. Quindi mi sono nascosto in androne senza vederlo passare. La mia intuizione era corretta e così ho puntato senza esitazioni verso il luogo dove eri diretta”.

Vanessa l’abbraccia di slancio. “Giusta intuizione la tua!” dice, sistemandosi sulle gambe del ragazzo. “Henri ha puntato sull’anello debole…”.

Debole, un corno!” afferma Luca serio. “Gli hai rifilato un colpo basso, che avrebbe ammazzato chiunque e per poco non gli cavavi un occhio!”

Beh! Non sei da meno” si complimenta Vanessa. “Hai una bella testa dura!”

IL ragazzo la stringe, mentre ridono allegri. “Ora ridiamo ma” dice il ragazzo, “poco tempo fa abbiamo tremato per la paura”. Una breve pausa prima di riprendere il discorso. “Piuttosto racconta cosa è successo in chiesa”.

La chiesa è orrenda” dice Vanessa. “Più che orrenda fa spavento. Statue e ambientazioni incutono paura”.

Arriva al sodo” fa Luca, che è impaziente di conoscere l’esatta cronologia degli eventi. “Poi parliamo delle sensazioni”.

La ragazza annuisce, mentre lo guarda negli occhi. “Stavo perlustrando l’interno, quando mi è caduto l’occhio su dei simboli sotto l’altare. Sembravano rune e sono incise sulla base su cui poggia”.

Dovremmo fare un nuovo sopralluogo” dice Luca. “Nel pomeriggio. Non credo che Henri abbia molta voglia di piantonare la chiesa”.

Vanessa scuote la testa per confermare le sue parole. “Se vuoi, possiamo tornarci con calma” afferma rilassata e decisa, “ma non credo serva andarci subito. Ho scattato delle foto di quel basamento”.

Si alza e dalla borsa estrae l’Iphone. Armeggia un po’, finché non si posiziona sulla prima istantanea.

Come vedi” dice la ragazza, allargando l’immagine con le dita. “Sembrano rune ma sono lettere antiche. Non sono molto visibili ma con un po’ di pazienza possiamo trascriverle sulla carta. Corrono intorno al basamento”.

Luca osserva le immagine, facendole scorrere avanti e indietro, allargandole per esaminare i dettagli. Vanessa lo guarda in silenzio, attenta a cogliere qualche mutamento nell’espressione dell’amico. Il suo viso non si increspa, nessun muscolo facciale si muove, l’occhio rimane ben aperto senza mutare di espressione. La ragazza sembra delusa, finché Luca non solleva la testa.

Sembrano lettere messe a casaccio” dice il ragazzo, che non riesce a comprendere il senso di quei segni. “Per essere antiche lo sono, salvo che non siano un clamoroso fake di Saunière per prendere in giro i cacciatori di tesori”.

Potrebbe anche essere un messaggio in codice, cifrato” suggerisce Vanessa.

Certamente” fa Luca, che torna a concentrarsi sulla misteriosa iscrizione, “ma senza la chiave è dura dare un senso compiuto a questo coacervo di lettere”.

Potremmo verificare quali codici crittografici erano in voga allora” afferma la ragazza.

Nel trecento o nell’ottocento?” chiede Luca con una punta di ironia.

Vanessa fa la faccia truce. A Luca piace sempre fare delle battute, pensa. A volte se stesse zitto, sarebbe meglio.

Dai!” dice il ragazzo dandole un buffetto sulla guancia. “Non prendertela”.

Cominciano a trascrivere le lettere. Su qualcuna baruffano. “É un E”, “No, è una B”. Dopo un paio d’ore ricavano una stringa, che appare incongrua.

«BNXkDREpDTCiOELMKEBTEBgTEKENATEAaPECKAiGNBMKAkHICVMApQHEKAiZLMQB»

Ma siamo al punto di partenza” afferma Luca, contrariato. “Le parole come sono suddivise?”

Vanessa si concentra, cerca di mettere a frutto gli studi di filologia, senza raccogliere le provocazioni di Luca. Osserva il foglietto sul quale è trascritta la stringa, riprende l’Iphone per esaminare di nuovo le immagini. Qualcosa le frulla per la testa senza riuscire a coglierne il senso.

Mentre la ragazza cerca una soluzione al problema, Luca grida “Eureka!”. Vanessa lo guarda con gli occhi sbarrati, pensando che il colpo in testa stia producendo i suoi effetti.

Rennes-le-Château, 28 febbraio 2015, ore undici.

Pierre ha tamponato con scarsi risultati il taglio alla lingua. Percepisce in bocca un gusto ferroso. Una percezione sgradevole. É piena di sangue. I due profondi graffi sulla guancia gli danno una sensazione di dolore sordo, pulsante. Cammina svelto per arrivare il prima possibile a Le dragon de Rhedae, perché desidera ripulire il viso e valutare l’entità della ferita in bocca.

La proprietaria quando lo vede, esclama “Gesù Maria, cosa vi è successo?”.

Nulla” tenta di minimizzare Pierre.

Nulla?” dice interdetta la donna. “Siete una maschera di sangue. Fermatevi che vi medico”.

Non esiste una farmacia? Un posto dove fanno medicazioni?” chiede Pierre, che avverte un dolore cupo e diffuso nel viso.

No” replica la proprietaria. “Si deve andare a Rennes-les-Bains”.

E se uno sta male?” continua Pierre, non convinto della soluzione.

Va fino a Limoux o a Quillan” risponde tranquilla la donna.

D’accordo” taglia corto l’uomo, che non urla per il dolore, mentre la donna disinfetta i graffi del viso.

Aveva dei begli artigli la donna che vi ha lasciato questi segni” ironizza la proprietaria.

Pierre grugnisce senza replicare. É più preoccupato per il taglio alla lingua, che sanguina abbondantemente. Dopo essersi pulito dal sangue in bocca, prende l’auto per raggiungere Rennes-les-Bains.

Mentre guida ripensa all’episodio della chiesa. Si domanda cosa stava facendo la ragazza intorno al basamento dell’altare. Capisce di essere stato imprudente e intempestivo nell’azione. ‘Sono uno sciocco’ si dice con un sorriso amaro, mentre sente la bocca riempirsi ancora di sangue. Non ha tempo di fermarsi per ripulirsi, perché desidera arrivare prima possibile per farsi medicare. ‘Non ha preso nulla’ pensa, ‘né ha deposto nulla. Probabilmente ha fotografato qualcosa. Se è lì da secoli, non è nulla di importante’.

Capisce di essere caduto in una trappola ma quei due lo stanno inquietando. Qualcosa gli suggerisce che non vanno a zonzo per la Francia solo per piacere. La sua missione è neutralizzarli. ‘Ma come?’ si dice, parcheggiando nell’area di accoglienza della struttura di Rennes-les-Bains. ‘Ma devo scoprire cosa hanno trovato’.

Spinge l’uscio ed entra.

0 risposte a “Una storia così anonima – parte trentanovesima”

      1. Ma ti pare un piacere! Poi sono avvincenti e da quanto ho capito i posti di cui scrivi rispecchiano quello che in realtà hai visto…sbaglio?

  1. mi chiedo e ti chiedo perchè non ne fai un libro, è talmente coinvolgente!
    Mischi sapientemente storia, mistero, con punte di vero noir che sarebbe un peccato non mettere questa avventura su carta! Ciao

  2. Il ritorno dei due ragazzi è sempre piacevole : simpatia, avventura e gioventù lasciano un bel segno in questa storia
    Cosa avrà trovato Luca?..,spero la soluzione a quel rompicapo
    Oltre al lbro mi piacerebbe vederlo cone film
    Grazie,caro Gian Paolo , la Classe non è acqua
    Abbraccio grande
    Mistral

  3. Sembra di vederli quei due 😉 ed è per me molto apprezzato questo modo di scrivere che oltre a trasmettere emozioni e raccontare una bella storia, ” fa vedere” i personaggi Appoggio chi ti suggerisce un libro.

  4. E qui Luca ci riserva sorprese. Il dolore alla nuca dopo l’impatto con Henri non si placa ma il ragazzo è una miniera di pensieri che fluttuano alla ricerca di nuovi indizi e qualcosa sembra farsi strada finalmente. Un guizzo, forse qualcosa d’importante sta accadendo …
    Pierre è dolorante, la lingua fa male ma la mente è tutta presa dal comportamento di Vanessa, da quel suo modo di interessarsi a qualcosa che apparentemente sembra normale, cos’ha fotografato?
    La curiosità di sapere cos’ha illuminato Luca è proprio forte!
    Il racconto si dipana meravigliosamente, il filo ci accompagna in un bellissimo viaggio ….

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