Una storia così anonima – parte quarantatreesima

Il mio melo - foto personale
Il mio melo – foto personale

Rennes-le-Château, 28 febbraio 2015, ore quindici.

Vanessa e Luca, arrivati davanti alla chiesa, vedono quello che sta scritto sull’architrave dell’ingresso. ‘Terribilis est locus iste‘.

Non male come accoglienza” chiosa il ragazzo, facendo una smorfia di dolore. “Van, cosa pensi di trovare sotto l’altare?”

Niente” risponde la ragazza, accennando a un sorriso ironico.

Luca stringe gli occhi per la ferita che pulsa in continuazione. Se foste stato per lui, si sarebbe sdraiato sul letto a riposare. Risolto l’enigma della scritta, ha accusato un giramento di testa e una forte emicrania. ‘Dicono che sono i sintomi di pericolo’ pensa, mentre si veste. ‘Potrebbe indicare le complicazioni di un trauma cranico’.

Tuttavia Vanessa è stata irremovibile. “Andiamo” ha detto asciutta. Mme Monzon ha scosso la testa in segno di disapprovazione, quando li ha visti uscire. Per lei era un azzardo andare in giro dopo aver rimediato quella botta in testa. Velatamente ha consigliato Luca di andare in uno degli Association Audoise sociale et mèdicale della zona. “Non sono ospedali veri e propri” ha suggerito invano, “ma centri medici ben attrezzati e con personale preparato”. Una giornata di riposo però, secondo lei, gli avrebbe giovato, anziché sforzarsi per camminare. La ferita, secondo Mme Monzon, non era grave ma la botta non è stata lieve.

A Luca ogni tanto aveva dei capogiri con perdita di equilibrio, mentre si avvicinavano alla chiesa. Ha stretto i denti e ha cercato di non mostrare il suo disagio. Arrivati davanti all’ingresso, il ragazzo alza gli occhi per leggere la scritta e si deve appoggiare a Vanessa per non cadere.

Cos’hai?” gli chiede brusca la ragazza.

Ho perso l’equilibrio” mormora il ragazzo, varcando la porta.

Fatti pochi passi verso l’altare, Luca si siede sul banco in prima fila. ‘Devo riposare’ si dice, osservando statue e stazioni della Via Crucis. ‘Rischio solo di cadere da solo’.

Non vieni?” domanda Vanessa, avvicinandosi alla pedana, dove ha trovato la scritta. Scruta se vede qualcosa sotto l’altare. Una lastra, un qualsiasi segnale. Si volta per osservare l’amico, che è visibilmente pallido con gli occhi semichiusi. Alza le spalle e continua la sua esplorazione. C’è solo una lastra disposta in maniera stramba davanti all’altare con una strana iscrizione. La ragazza si abbassa tra le colonnine che sorreggono l’altare. Le sembra di vedere qualcosa. Un’ombra, una pietra smossa. Si gira verso Luca ma rimane impietrita. Alle sue spalle c’è Henri che li guarda minaccioso. Sta per urlare quando la figura scompare. ‘Ho avuto un’allucinazione?’ si chiede con viso terreo per la paura.

Cos’hai visto?” domanda Luca, che non osa girarsi. Il dolore alla testa gli impedisce qualsiasi movimento. Si fa forza per non svenire e si chiede se riuscirà a tornare alla gite.

Un fantasma” è la prima risposta di Vanessa, che scoppia in una risata nervosa.

Bene” dice il ragazzo. “Non devo preoccuparmi alle spalle”.

La ragazza si avvicina a Luca. Della lastra o di quello che dovrebbe occultare un oggetto non gliene importa più nulla. L’unico pensiero è uscire da lì. Il più in fretta possibile.

Hai trovato qualcosa?” fa Luca, accennando ad alzarsi.

No. Sì” farfuglia Vanessa con le mani che si muovono in maniera frenetica.

Luca non riesce a comprendere l’agitazione dell’amica che fino a pochi istanti prima ostentava una calma e un distacco quasi glaciale. Si alza ma ricade pesantemente sul banco, dove era seduto. ‘Non ce la faccio’ pensa il ragazzo. ‘Non ce la faccio, Devo stare seduto ancora. É stata una pazzia uscire in questo stato’.

Ma hai trovato qualcosa?” insiste Luca.

Forse. Ma…” tentenna Vanessa, che non osa voltare le spalle all’ingresso. ‘Quell’uomo ci perseguita’ pensa in preda al panico, vedendo l’amico stremato e incerto sulle gambe. Sa che Henri può diventare pericoloso per entrambi e lei non sarebbe in grado né di difendersi né difendere Luca.

Ma che hai?” dice il ragazzo, che immagina alle sue spalle una minaccia. Non ha mai visto l’amica così agitata. “Hai visto un fantasma?”

Magari” risponde Vanessa che gira intorno all’altare senza perdere di vista l’ingresso.

Si china sotto l’altare tocca la pietra, che pare mobile. La solleva e appare una cavità buia. Non osa infilare la mano, mentre con gli occhi tiene sotto controllo l’entrata della chiesa.

Luca” gli chiede, “ce la fai a venire qui?”

Ci provo” risponde poco convinto. A fatica si alza e avanza trascinando i piedi. Vede girare le statue, gli arredi. Si appoggia con le mani sull’altare per non cadere. “Mi spiace, Van. Più di così non riesco”.

Vanessa si guarda in giro e prende una candela che accende. Con quella tremula fiammella illumina la cavità, che appare vuota e minacciosa.

Non c’è nulla” dice dispiaciuta. “Niente” e rimette a posto la pietra. “Appoggiati a me” fa Vanessa, prendendo per le spalle Luca. “Torniamo alla nostra camera. MI dispiace. Non dovevo costringerti a uscire”.

Con passo incerto i due ragazzi escono dalla chiesa delusi e doloranti per avviarsi verso la gite.

Pierre è rimasto all’ombra di un muretto. Ha preferito restare defilato. La botta del mattino è stata dolorosa e non si sente in grado di affrontarli di nuovo. ‘Cosa cercavano sotto l’altare?’ si dice, pronto a sostituirsi, non appena se ne siano andati. LI vede uscire un po’ barcollanti. Sorride, perché nemmeno loro sono messi meglio di lui. Non hanno nulla né in mano, né occultato da qualche parte. Nessun rigonfiamento. Attende ancora qualche minuto prima di muoversi verso l’ingresso della chiesa. ‘La ragazza’ riflette, entrando, ‘era intorno all’altare. Come stamattina. Quindi cercava qualcosa che non ha trovato’. Ride sommessamente. Una risata storta per via della sutura alla lingua, che duole maledettamente. Si avvicina, ci gira intorno. Osserva quei segni che paiono rune sul bordo del piedistallo, dove appoggia l’altare. Guarda con attenzione sotto e vede una pietra smossa. La solleva, scoprendo una cavità buia. Non esita a infilarci la mano senza precauzioni. Non c’è nulla.

‘Merda’ si disse, rimettendo a posto la pietra. ‘Ora non so cosa cercavano’. Scuote la testa e si avvia verso Le dragon de Rhedae, perché percepisce che deve riposare. Le ferite dolgono non poco e la testa si fa pesante.

0 risposte a “Una storia così anonima – parte quarantatreesima”

  1. Me da tanta pena no poder comentar pues no segui la historía y es un grana escritor**
    lo admiro por la capacidad que tiene!!!!!!!
    mucho cariños****
    buena semana**

  2. Un episodio di Dolore e ricerca vana
    Il povero Luca sta proprio messo maluccio ma non rinuncia ad aiutare Vanessa che, egoisticamente, all’ inizio, m’è sembrato fregarsene della salute di Luca
    Comunque, aspetteremo con piacere il seguito di questa bella, affascinante Soria
    Complimenti sempre all’ Autore
    Un fuerte abrazo
    Mistral

  3. Gian Paolo, 8 marzo – ore 17,30 – il mio editore Adolfo Morganti e la mia cara amica Maria Teresa Mistri, parleranno di PELLE DI RAMARRO ALL ‘IBS DIFERRARA.
    Spargi voce e soprattutto non mancare.
    Abbraccio.
    g.

  4. Vanessa è impaziente mentre Luca è dolorante, la botta in testa lo priva di forze ma, pur trascinandosi, segue comunque l’amica fin sotto l’altare della chiesa.
    Non sappiamo se Vanessa abbia davvero intravisto Henri ma qualcosa di forte sta comunque accadendo.
    Pierre dal canto suo segue senza essere visto i ragazzi, accusa un lacerante dolore ma non per questo si lascia sfuggire le loro mosse.
    Credo proprio che il racconto abbia raggiunto un momento cruciale, una ad una la verità verrà in superficie e sarà interessante leggere gli ultimi capitoli di questa avvincente trama.
    E’ un romanzo molto bello, forse te lo avevo già scritto, non volermene se sono ripetitiva! 😉
    un caro abbraccio da Affy

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