Non passava giorno – cap. 33

Pane casereccio - Foto personale
Pane casereccio – Foto personale

Matteo irritato e nervoso attendeva la telefonata di Sofia, che non arrivava mai. Questo ritardo lo destabilizzava. Con lei si era sintonizzato subito nel rispetto degli orari, perché Sofia era la puntualità in persona. Stasera, no, pensò Matteo, aggrottando la fronte. Aveva congedato Paolo in modo frettoloso per essere libero da impegni ma adesso stava aspettando da troppo tempo. Quando l’orologio segnò mezzanotte e mezza, arrivò la sospirata chiamata.

Ciao” esordì Sofia con naturalezza, senza scusarsi per il ritardo. “Tra quindici minuti sotto casa”.

Sofia non gli diede il tempo di formulare un qualsiasi pensiero, perché aveva già chiuso la conversazione.

Matteo, in fibrillazione per l’attesa prolungata, si innervosì ulteriormente per il comportamento dispotico di Sofia. ‘Se crede che sia il suo zerbino’ si disse furibondo, ‘si sbaglia di grosso. Se non fosse stato per Paolo, a quest’ora sarei nel mio letto a dormire’.

Meditò di mandare all’aria l’incontro programmato. Una sfuriata, una fiammata d’orgoglio l’assalì. ‘Avrei anche potuto accettare la telefonata oltre l’orario concordato’ pensò. ‘Quello, che non ho gradito, è stato il tono sbrigativo e arrogante della conversazione’. Poi prevalse l’idea di trascorrere con lei la notte e lasciò cadere l’idea di tornare a casa. Era seccato, perché da tempo Sofia non assomigliava a quella conosciuta inizialmente. Questa sera era il momento adatto per chiarire, perché la relazione stava prendendo una piega che non gli piaceva.

Sofia intravide tra luci fugaci e precarie ombre il viso di Matteo che parcheggiava. Col tono di comando l’obbligò a salire sulla sua macchina. Sarebbero entrati in casa direttamente dal box. Matteo continuò a ribollire come mosto nel tino, mentre Sofia rifletteva sulla serata appena trascorsa. Sembrava essersi dimenticata della presenza di Matteo che aspettava l’apertura della portiera.

‘Non so che cosa mi ha preso stasera’ si disse Sofia assorta, dimenticandosi di Matteo fuori dell’auto. ‘Prima quel bacio appassionato con Marco, poi quello con Laura’. Avvertiva ancora il sapore delle labbra di Marco. Senza l’arrivo provvidenziale di Laura si sarebbe spogliata e avrebbe fatto all’amore con lui. Ridendo, pensò che non c’era molto da togliere, perché sarebbe stata sufficiente alzare la mini e i giochi sarebbero stati fatti. L’aspetto più inquietante e inaspettato era stato il bacio con Laura e le relative carezze intime. Per la prima volta le capitava di baciare una donna sulle labbra ma la sensazione provata era stata fortissima. La vampata di calore, che aveva avvolto il suo corpo, era stata del tutto incontrollata, percependo la necessità di ricambiare le attenzioni.

L’insistente e impaziente picchiettare di Matteo, sempre più stizzito, sul vetro della portiera interruppe il flusso dei pensieri.

Sofia si riscosse, scacciò dalla mente quanto stava pensando. Si concentrò su Matteo. Doveva farsi perdonare il comportamento tenuto. In questo ultimo periodo si identificava troppo con le sue idee e le sue opinioni. Inoltre era incline alla lite. Un parere contrario al suo diventava un affronto personale. Era tenere sotto controllo questo aspetto della sua personalità, che aveva manifestato più volte con Matteo in precedenza e anche stasera.

Sapeva che non sarebbe stato facile rabbonirlo, perché era stata prepotente, sfrontata e poco disponibile al dialogo. Percepiva di essere stata indisponente oltre misura. Questo lato della sua personalità aveva sopraffatto quello che la vedeva innamorata e affettuosa. In preda all’ansia una sensazione di turbamento la prese all’improvviso in modo incontrollato.

Doveva tenere sotto controllo le sue emozioni, senza reprimerle, perché sarebbero come tappare un vulcano pronto all’esplosione. Doveva avere uno sguardo più equilibrato e realistico sulla sua vita di relazione.

Al di là del vetro il viso contratto di un Matteo mostrava irritazione, mentre chiedeva di salire in macchina. Con un sorriso, per nulla forzato, lo fece accomodare nell’auto. Matteo non ricambiò e si sistemò sul sedile senza dire una parola. Il suo umore peggiorava e non era disponibile a ulteriori sgarbi.

I due amanti erano finalmente vicini, mentre la notte prometteva scintille, come una barra di ferro fresata.

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