Un viaggio, un incubo – terza puntata

E così siamo a quota tre. Per chi avesse perso le altre due le trova qui.

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Si domanda perché si è infilata in questa avventura che assomiglia più a un maledetto incubo che a qualcosa di stimolante.

“Fare sesso era l’ultimo dei miei pensieri! Ne ho fatto tanto che un po’ di astinenza mi avrebbe consentito di riassaporarlo con maggiore gusto” si dice ridendo per i ricordi lontani nel tempo.

Durante le lunghe conversazioni Mark aveva dimostrato capacità di pensieri profondi e intuizioni strabilianti. Nessuno degli uomini che aveva conosciuto aveva palesato le medesime qualità. “Ho creduto di essere incappata nella persona giusta” riflette con un sorriso amaro. “Ma alla fine si è dimostrato uguale agli altri”.

Ha un déjà vu. Ripensa agli uomini della sua vita che tra meteore e stabili sono stati troppi. Adesso ha quarant’anni e alle spalle un’esistenza sentimentale fallimentare con zero prospettive di miglioramento per il futuro.

Roberto, con il quale ha avuto la relazione più lunga, è stato la persona più importante tra tutti questi. Conosciuto negli ultimi anni del liceo ha avuto con lui una relazione durata tutta l’università per proseguire dopo tra passioni travolgenti e litigate altrettanto furiose. Più per inerzia che altro. Col senno del poi riconosce che non erano adatti: troppo diversi per carattere e aspirazioni. Lei aspirava a una esistenza a due tranquilla ma stimolante. Lui aveva in testa solo un mondo costituito dal sesso, dalla ricerca di stimoli artificiali e nessuna propensione alla vita di coppia. Ha tentato di coinvolgerla in giochi erotici di gruppo, ma le è stata sufficiente una volta sola. L’ha amato con molta passione, sperando di modificarlo ma senza risultati apprezzabili.

“Forse ho sperato di trovare in Mark quello che non c’era in Roberto” pensa con amarezza stringendo le labbra. “Ogni azione ha la sua reazione. Con Mark si è basata sul confronto, nella ricerca di quello che Roberto non è mai riuscito a donarmi. E questo mi ha condizionata”.

Mark si è presentato come una persona gentile ed educata. Le ha dato l’impressione di essere diverso dagli altri uomini conosciuti e frequentati. “Però devo confessare che ho preso una solenne cantonata! Esattamente come tutte quelle che lo hanno preceduto” rimugina tra sé al pensiero del pomeriggio.

Dopo Roberto il diluvio dei sentimenti l’ha travolta vedendo passare nel suo letto troppi uomini, senza che nessuno di questi le abbia saputo donare un briciolo di amore. Ricorda Enrico, con cui ha tentato di convivere con esiti a dir poco disastrosi.

“Con Enrico non riesco a capacitarmi come abbia potuto commettere un errore così grossolano, forse anche peggiore della sopravvalutazione di Mark!” si dice con un sorriso storto. “Mi aveva preso per la badante della madre, quasi ottantenne e con evidenti deficit cognitivi. Dovevo lavare e stirare tutta la sua roba, quella della madre e ci mancava poco anche della sorella! Tempo quindici giorni e sono schizzata via tornando a casa mia. È stato comico, per non dire patetico, quando ha tentato di convincermi che stavo commettendo un errore! Si, l’errore lo stavo commettendo, ma non come diceva lui. Tra tutti quelli dopo Roberto, questo è stato il flop più clamoroso. E non so ancora cosa mi aveva attratto”.

In questa carrellata di ricordi di amori sfortunati e improbabili non poteva mancare la parentesi con Anna, la collega di lavoro lesbica. Per mesi Anna ha tentato di avere una relazione con lei, finché dopo la delusione con Enrico ha deciso di accettarne il corteggiamento. È stata un’altra esperienza infelice sotto tutti i punti di vista, mentre conviene che tra l’amore saffico e quello etero la bilancia pende con decisione verso il secondo. Forse Anna non ha saputo toccare le giuste corde delle sensazioni ma è più probabile che lei non provasse nulla in quella relazione.

«Per fortuna» esclama ridendo a quel ricordo. «Siamo rimaste tutte e due senza lavoro, perché la società ha chiuso i battenti. Così senza traumi si è concluso quel legame che stava diventando ingombrante».

Si aggira inquieta nella stanza sotto il diluvio dei ricordi e si chiede cosa non funzioni dentro di lei. “Attiro uomini a profusione, ma il loro unico obiettivo è fare sesso, a parte Enrico, che voleva una colf”. Scoppia in una sonora risata ripensando a Enrico, visto che l’ha scopata tre volte per sbaglio, perché glielo ha chiesto lei.

Questi pensieri le fanno capire che l’avventura con Mark è stata dettata dal desiderio di uscire dal grigiore della sua esistenza e sentirsi viva a quarant’anni.

Mentre si stava avviando a superare la soglia dell’età, che per molte donne rappresenta l’apice della loro vita, ha scoperto blog, chat e tanti amici virtuali con cui scambiare opinioni e commenti. La scrittura tra il personale e l’attualità riesce a fornirle un momento di serena tranquillità, facendole dimenticare le delusioni amorose.

Un anno e mezzo fa c’è stato l’incontro fortuito su Twitter con Mark, poi l’uso di Messenger per parlare on line. All’inizio era contenta perché poteva perfezionare il suo inglese, poi è diventata una droga, perché aspettava con ansia la sera per aprire il dialogo con lui. “Le telefonate su Skype, che mi hanno permesso di sentire la sua voce calda e sensuale” ricorda con un pizzico di nostalgia perché fino all’altro ieri hanno affollato la sua mente.

Il loro rapporto virtuale è diventato saldo e vincolante, trasformandosi un po’ per volta nel confidenziale che le ha permesso di raccontare i suoi problemi, desideri, ansie e gioie. E lui suadente come una sirena le ha offerto su un piatto d’argento le soluzioni, come districarsi tra i meandri oscuri del lavoro, delle relazioni interpersonali, dei problemi irrisolti del cuore. Come un ragno tesse con pazienza la tela per catturare la preda, così Mark malizioso ha posto domande sempre più intime e imbarazzanti per chiunque ma non per lei, che ha risposto senza problemi nei minimi dettagli.

«Sono diventata un libro aperto, mentre ho messo a nudo la mia personalità complicata e talvolta immatura» afferma con un pizzico di rammarico. «Lui ha capito tutto benissimo, sapendo con precisione cronometrica ogni mia mossa e pensiero, trovando l’argomento giusto per convincermi. Come stamattina, quando non ho reagito alle sue avance lasciandomi soggiogare dal suo fascino perverso, come capitava con Roberto! Due persone tanto diverse, quanto uguali per il potere che hanno esercitato su di me».

Ricorda con esattezza come Mark ha preparato la trappola per attirarla a New York. Prima ha detto che sarebbe venuto a Roma per conoscere me e la mia famiglia, ma poi con varie scuse e impedimenti ha rimandato il viaggio di settimana in settimana, finché non lo ha annullato. A quel punto le ha chiesto di raggiungerlo nella Grande Mela.

“Ho trovato l’idea seducente” ricorda senza imbarazzo. “Un viaggio nella grande America da sola, contando sull’appoggio di uno che la conosce. Il dollaro debole che rende la vacanza a low-cost come propulsore economico. La possibilità d’incontrare questo grande amico e confidente, che ho apprezzato per i consigli disinteressati ma vincenti. Così ho deciso di partire nonostante l’opposizione di mia madre che non ha visto di buon occhio la mia vacanza americana. Devo dire che ha avuto un fiuto e un intuito eccezionale, ma io ho voluto fare di testa mia, sbagliando clamorosamente”.

Ricorda ancora le sue parole per convincermi: «Se vieni a fine giugno, troverai il clima ideale. Io avrò molto tempo da dedicarti».

Così organizzato il viaggio in tutti i dettagli, è partita fiduciosa verso la grande America.

Il resto è storia recente.

0 risposte a “Un viaggio, un incubo – terza puntata”

    1. direi quasi niente. Nulla o quasi di autobiografico ad eccezione delle descrizioni di posti conosciuti. I personaggi non mi appartengono fisicamente. Al massimo sono pensieri che ho osservato nelle persone.

  1. IN OT
    Gentile GianPaolo, sei tra i pochi che desidero da me. Per motivi di mia tranquillità ho dovuto trasformare il mio blog e farlo divenire privato. Tu hai il mio indirizzo e puoi manifestarmi in pvt la tua volontà o meno di far parte del mio blog. GRAZIE

  2. Mamma mia quante ragazze di quarant’anni che conosco messe come Simona. Tranne il tentativo di violenza per fortuna! Scritto come sempre molto bene!, attendo le prossime puntate …

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