Un viaggio, un incubo – quattordicesima puntata

Eccoci con l’appuntamento del venerdì con Simona e Mark. Le puntate precedenti le trovate qui.

Buona lettura

Foto di Quintin Gellar da Pexels

Mark per la seconda volta si ritrova sul marciapiede davanti al residence, ma non demorde dal proposito di prendersi Simona. “Sei mia. E non puoi sfuggirmi” riflette schiumando di rabbia, mentre osserva l’edificio dall’esterno.

Però non ha fatto i conti con Dick e la security, perché lui ha allertato i suoi uomini.

«Tenete d’occhio i video che riprendono gli ascensori. Chiamatemi se inquadrate un uomo dalla carnagione chiara, quasi calvo e tendente alla grasso, che si muove in modo furtivo» ha ordinato prima d’iniziare il giro d’ispezione.

Sente il cicalino che squilla.

«Dimmi».

«Il tipo sta prendendo l’ascensore al livello uno del parcheggio».

«Ok» risponde mentre comanda a un paio dei suoi uomini di convergere al quinto piano. Lui impreca in silenzio perché è lontano dagli ascensori e si trova al decimo piano.

Mentre Mark si avvicina alla suite 510 per fare la festa alla preda che gli è sgusciata tra le mani, non sa che è stato intercettato dalla security. Lui pensa al suo orgoglio ferito di maschio, che vuole vendicare. È convinto che sarà un gioco da ragazzi aprire la serratura elettronica. “Lei non si aspetta un mio attacco nel posto dove si sente al sicuro” si dice, mentre un sorriso gli illumina il viso.

«Bastard!» sibilla indispettito, perché la serratura non cede. «Eppure sette anni fa i residence Inn Patriot avevano delle serrature ridicole, quando abbiamo rifatti i contratti assicurativi a copertura dei rischi globali. Avevo calcato la mano nel segnalare le disfunzioni della security e delle chiusure delle stanze per gonfiare il costo della polizza. Vuol dire che hanno messo mano al portafoglio per ridurre l’importo annuale».

Mark, come broker assicurativo per conto di AIX, aveva segnalato che i residence presentavano delle falle di sicurezza sia sulla robustezza delle serrature, sia per possibili intrusioni dall’esterno. L’assicurazione si doveva cautelare contro i rischi per furto e pericolo attentati.

Mentre accende una sigaretta, Mark si deve ricredere sulle falle sicurezza, perché la security ha funzionato pizzicandolo due volte con estrema facilità e la serratura non si è aperta ai suoi tentativi. Rivede il film di poco prima e sorride che gli è andata bene, perché vista l’inutilità dei tentativi, ha avuto poco tempo per scappare senza danni. “Stavolta ho commesso infrazioni più gravi che mi avrebbero portato in una cella di sicurezza” si dice fumando la sigaretta.

Ha sentito voci concitate e passi veloci in avvicinamento, percependo di aver perso la partita. Si è guardato intorno infilando le scale, perché gli ascensori sarebbe stati una trappola per lui. Sa che possono essere bloccati da remoto con lui dentro.

La fuga non è stata semplice, pensa ricordando quei frangenti. Ha sentito dei passi che salivano dal basso per intercettarlo. Con mossa rapida è risalito di due piani, dirigendosi verso le scale del lato opposto. Conosce la dislocazione delle cam di sorveglianza, che evita. Ha dovuto giocare d’astuzia prima che potessero organizzare meglio la caccia. Sceso di due piani si è diretto verso il montacarichi posto di fianco alla porta di servizio. Ha spinto il tasto ground zero per depistare gli addetti, mentre ha proseguito la corsa verso il basso senza incontrare nessuno.

«Dick» avverte una voce dei controllori. «Ha preso il montacarichi lato B. Si dirige verso ground zero».

«Grazie» risponde mentre avverte i suoi di bloccare l’uscita.

Mark, arrivato al livello uno del parking, ha percorso la rampa che porta all’uscita, tenendosi al riparo delle telecamere di sorveglianza. Ha azionato la fotocellula che apre il cancello di uscita, mescolandosi con le persone che transitano nella la zona.

Dopo un ultimo sguardo torvo al residence getta la sigaretta e si avvia verso la macchina parcheggiata nella 38th Street.

«Per stanotte maledetti piedipiatti avete vinto la battaglia, ma la guerra continua» borbotta.

Dick capisce che non sarà facile pescare il tipo, perché si muove con sicurezza disarmante, anticipando le loro mosse.

“Se ha attaccato con simile certezza la serratura, vuol dire che ignora che sono state cambiate negli ultimi tre anni per evitare la loro apertura con troppa facilità” pensa avviandosi verso la suite 510. “Anche la security è stata riorganizzata per sventare minacce di attentati. Questi interventi sono stati eseguiti per limitare l’esosità dell’assicurazione AIX. La direzione, fatti due conti, ha tagliato il costo della polizza con nuove serrature e una sicurezza interna più efficiente. Nel giro di due anni si è ripagata la spesa”.

È un frenetico rincorrersi fra i vari piani, finché l’interfono non comunica che la persona cercata è uscita attraverso il cancello del parcheggio sotterraneo.

Dick ha la certezza assoluta che quel tipo conosce bene la struttura del residence e che potrebbe tornare. Di sicuro non è uno sprovveduto, perché non ha commesso il minimo errore. Poi ha evitato di essere inquadrato impedendo di avere la percezione dove si trovava.

«Questa volta mi hai beffato. Ma la prossima mi troverai più preparato e non mi sfuggirai» sibilla a denti stretti un infuriato Dick, che ha sventato l’attacco senza riuscire a catturare l’intruso.

Dell’episodio deve fare un rapporto dettagliato alla direzione e decidere la protezione del cliente. Non vuole correre rischi di denunce o di pessima pubblicità al Gruppo. I concorrenti sarebbero implacabili.

Arrivato alla suite 510 bussa con discrezione.

«Miss Ferrari, tutto bene?»

Con cautela vede spuntare il viso impaurito di una giovane donna, che annuisce.

“È una bella ragazza e ha attirato le mira di un maniaco. La stranezza è che sia arrivata da tre giorni incappando in una persona decisa a entrare nel suo appartamento. Domani devo approfondire l’esatta dinamica degli eventi” riflette Dick rassicurato che il cliente non ha subito danni.

«Spero che il resto della notte sia più tranquillo. Per evitare altri spiacevoli inconvenienti lascerò al piano una delle mie persone. In caso di necessità non esitare a comporre la chiamata delle emergenze interne. Qualcuno di noi arriverà subito. Non devi avere paura, qui sarai protetta. Notte». Aspetta che chiuda la porta prima di tornare nel suo ufficio.

Dick scuote il capo perché intuisce che la situazione non è normale.

0 risposte a “Un viaggio, un incubo – quattordicesima puntata”

  1. You did a great research about the product and really loved reading it. I must say I’ve no idea about this post before and not even heard that word. While i’m writing this i am using buffer and hoot suite to monitor my social media’s. Both are good by the way I’ve to admit. I’m thinking to try to will share my feedback after trying it.

Rispondi a Mădălina lu' Cafanu Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *