Un viaggio, un incubo – ventottesima e ultima puntata

Cala la tela sulla storia di Simona. Si conclude questo racconto. E meno male dirà qualcuno. Per chi volesse, a suo rischio e pericolo, rileggere tutte le puntate le trova qui.

da Pixabay credits AdinaVoicu

Simona con gli occhi arrossati per la lunga veglia viene visitata per certificare la violenza subita e formalizza la denuncia verso Mark. La stanchezza annulla l’esame sgradevole che si aggiunge agli eventi spiacevoli della vacanza americana. Deve rispondere a molte domande che lei giudica odiose come se lei fosse l’imputata e non la vittima. Deve ripetere all’infinito ogni dettaglio sul perché non ha chiesto aiuto o come è stata drogata.

«È sicura di non essere stata consenziente all’inizio?» domanda il legale di Mark che vuole generare sospetti sulla versione di Simona.

«Perché è partita dall’Italia per incontrare il signor Flannagan? Perché non ha denunciato il tentativo di violenza di due giorni prima?» e altre domande ripetute con monotona e metodica violenza nello sforzo di trovare una breccia, una crepa nella quale insinuare dubbi e incertezze per favorire la liberazione di Mark. È un calvario, uno stillicidio che dura per molte ore prima che possa tornare al residence senza che nessuno corra in suo aiuto.

È pomeriggio inoltrato quando Simona rientra nella suite, accolta da Irene che ignora la liberazione avvenuta molte ore prima.

Si getta estenuata e affamata sul divano a ricapitolare tutti gli eventi accaduti per l’amica.

“Il sogno della notte precedente è stato una visione premonitore, perché l’ho vissuto nella realtà” riflette addentando un sandwich a base di formaggio, salse varie e pollo. Ha fame e non fa una piega sul miscuglio di sapori per nulla amalgamati.

«Irene» esclama Simona tra un sorso di caffè e l’altro. «Ho avuto un incubo l’altra notte» e lo descrive senza tralasciare nulla.

«Sembra incredibile» conclude pulendosi la bocca. «L’appartamento del sogno, nel quale ero rinchiusa, era quello di Mark! E sono stata salvata dal suono di un telefono come stamattina. Sono coincidenze oppure ho vissuto in anticipo gli avvenimenti di questa notte?»

Irene scuote il capo perché non sa come rispondere, ma giudica strana l’analogia tra sogno e realtà.

«Simo, non pensarci più!» la rassicura. «Ora tutto è finito. Questa è stata una pessima avventura che potrai raccontare ai tuoi figli, quando sarai vecchia».

Simona sorride con amarezza, perché forse non avrà figli a cui raccontare la sua pericolosa avventura.

«Quali figli?» chiede spalancando gli occhi nocciola. «Dopo questa esperienza rimarrò single a vita! Di uomini non ne vorrò avere vicino per un bel pezzo! Ci vorrà tempo prima che possa dimenticare questo incubo».

Percepisce che non dimenticherà come ha trascorso la notte e il senso di angoscia che l’ha attanagliata nelle lunghe ore di veglia.

Una lunga doccia, il boccone appena gustato non riescono a risollevare il suo morale. Comprende quanto imprudente sia stata nel compiere la traversata dell’oceano. Una lezione bruciante l’ha imparata sulla propria pelle: non si deve fidare degli amici virtuali.

Gli incontri possono diventare una trappola pericolosa.

Il viaggio si è trasformato da piacere a incubo, mentre lei desidera riprendere l’aereo al più presto per dimenticare queste giornate orribili.

the end

0 risposte a “Un viaggio, un incubo – ventottesima e ultima puntata”

  1. Me l’ero persa, invece credo che le esperienze dure forgino, fa benissimo a restare single, deve restare single. Deve godersi la vita
    Sai qualcosa dei gatti che si appallottolano ?

  2. Un po’ in ritardo ma finalmente ho letto tutto. Le cose belle le tengo per quando posso godermele in santa pace. Oggi ti leggo tutto! Un lungo racconto scritto veramente bene, dosando suspense e atmosfere neworkesi! In rete o mostriamo i veri noi senza filtri e scudi, oppure i veri noi con filtri e scudi per nascondere il male di cui siamo portatori …

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