10-scrivi una storia

Tra gli esercizi di scrittura creativa ho trovato questo. Se c’è qualche ardimentoso che si vuol cimentare lo aggiungo in coda. Ancora due martedì poi si passa all’autunno e le foglie cadono.

Inventarsi una storia tra le 10 e le 200 parole avendo a disposizione:

– Un disoccupato apatico

– Un fumettista sordo

– Un cuscino particolarmente soffice

e

– La foto seguente

Sofia amava esibirsi nelle feste paesane. Pochi spiccioli, qualche applauso ma molti fischi. Non aveva una voce eccelsa ma il canto era la sua passione.

Afferrava il microfono come se fosse il suo amante. Lo strattonava, si avvinghiava flessuosa. Insomma un corpo unico.

Anche quest’anno il parroco l’aveva invitata per San Lorenzo, alla chiusura della sagra di Bagonzi. Solito repertorio che ripeteva monotono. Qualche coppia ballava nella pista ma la maggioranza sfidava le zanzare restando seduta ai margini senza ascoltare quella lagna.

Carlo stava a bordo pista annoiato, perché i compagni di merenda avevano disertato il bar. Finito in mobilità tra un mese sarebbe stato disoccupato. Sembrava che questo fosse un dettaglio irrilevante. Si alzava alle dieci per andare al bar, passava il pomeriggio a giocare a carte con tre scansafatiche.

Ogni sagra che si rispetti ha il suo vignettista ma Ugo era particolare. Sordo come una campana disegnava senza ascoltare i suggerimenti del committente, seduto in posa su un cuscino che sembrava un’anguilla. Era talmente morbido che scivolava per terra a ogni movimento di chi ci stava sopra.

A mezzanotte il botto mise fine alle canzoni di Sofia dando inizio allo spettacolo pirotecnico.

La sagra era finita.

Lipogramma in n

Per il gioco del lunedì Eletta Senso propone la scrittura di un lipogramma in n come Nuvole ma la enne deve sparire, quindi le nuvole diventano le uvole 😀

Davvero quei fiocchi grigi… pioggia o temporale? È meglio quella fresca pioggerella che toglie la calura dall’aria piuttosto che quel temporale sgarbato che produce guasti.

Guardo verso l’alto e le vedo passare veloci: forme bizzarre.

Nuova parte di Krimhilde e le fanciulle scomparse.

L’avvincente romanzo Krimhilde e le fanciulle scomparse si arricchisce di una nuova parte su Caffè Letterario.

copertina

La stessa la potete leggere qui.

Il drago Michele rimpiange di non aver preso con se la sacca dei viveri. La sete gli secca la gola e lo stomaco brontola. “Speriamo che faccia presto a ritornare”. Ha le gambe informicolate per la postura e le mani intorpidite. Vorrebbe alzarsi e camminare ma gli ordini sono ordini e vanno rispettati.

Non passa molto tempo quando le due dragonesse vedono una figura conosciuta avvicinarsi all’albero dove il drago ha appeso qualcosa.

Bathilde trasalisce, perché è una delle cortigiane più ascoltate della regina Krimhilde. “Una traditrice!” Rimane in silenzio senza muovere un muscolo, mentre la compagna vorrebbe intervenire.

La donna si allontana a passo svelto come se avesse fretta di sparire.

Bathilde rimpiange che Baldegunde sia scomparsa da due giorni. Dovrà fare rapporto alla sua vice, di cui non riesce a sopportare la spocchia. “Chissà come reagirà conoscendo il nome di chi sta tradendo la nostra Regina. Mi aspetto che non crederà una parole di quello che le dirò e non farà nulla”.

Il sole sta tramontando sulla pianura del Concerto, quando la vedono tornare. Come guidata da un filo invisibile va verso il roveto dove il drago è acquattato. Non riesce a vedere cosa consegna, né udire cosa si dicono. Poi lei si dirige verso il Castello di Mezzo, mentre lui riprende la strada del Ginestro.

«Cosa facciamo?» Chiede Marchilde che vorrebbe mettersi sulle tracce del drago.

«Seguiamo discretamente Grumhilde» la gela Bathilde. «È tempo sprecato seguire il drago. Sappiamo dove è diretto».

In silenzio seguono Grumhilde senza farsi notare. Sono due ombre che seguono un corpo.

Osservato che la traditrice rientra nel Castello, ritornano sui loro passi per pattugliare il tratto di Ginestro a loro assegnato.

Marchilde sgrana gli occhi per il comportamento di Bathilde. Lei sarebbe corsa senza indugio a fare rapporto a Brumfilde, a prendere istruzioni sulle prossime mosse da compiere. Però il sergente sembra snobbare tutto questo. Vorrebbe esprimere ad alta voce il suo pensiero ma preferisce tacere, seguendola in silenzio.

Si addentrano nel bosco mentre l’oscurità comincia ad allungare le ombre.

«Ci accampiamo in prossimità del guado dei Passi Perduti, facendo i turni di guardia fino al mattino».

Il posto lo conoscono perché il punto di riferimento del loro pattugliamento. «Hai sentito?» Mormora Marchilde indicando con la mano la direzione.

«Sì. Andiamo a controllare chi sono. Mi sembrano voci femminili».

In una piccola radura vedono sei donne e un uomo raccolti attorno a un fuoco. Però la sorpresa maggiore è riconoscere tra loro la capitana delle dragonesse a cavallo, il loro comandante.

Senza fare rumore si avvicinano. Solo Markus avverte la loro presenza e dà l’allarme. Non hanno strumenti per difendersi, né potrebbero averne perché solo le dragonesse a cavallo sono autorizzate a portare le armi.

Baldegunde allertata dal compagno si erge in tutta la sua stazza a difesa delle ragazze che continuano a ridere e scherzare. Non si sono accorte di nulla. Però lei riconosce chi sta alla guida del piccolo gruppo: è Bathilde, una delle più fedeli dragonesse. Le va incontro aiutandola a smontare da cavallo.

«Mi compiaccio con te, Bathilde perché stai eseguendo i miei ordini».

La dragonessa vorrebbe inginocchiarsi per rendere omaggio alla sua capitana.

Baldegunde l’abbraccia con calore sotto lo sguardo incredulo di Marchilde rimasta sul cavallo.

«Stavamo giusto per mangiare qualcosa. Tuberi di dente di leone e di patata selvatica, messi a cuocere sotto la cenere. Poi qualche erba da mangiare cruda. Roba povera».

Bathilde accetta a condizione che loro condividano parte delle scorte.

«Pensavamo di accamparci non molto distante dal guado dei Passi Perduti ma forse è meglio che restiamo con voi per proteggervi» suggerisce Bathilde al termine del modesto pasto. Non trova il momento giusto per esternare quello che ha visto.

Baldegunde intuisce che deve raccontare qualcosa di delicato e importante. Fatte coricare le ragazze e affidata a Marchilde la loro protezione, si allontana dal fuoco con Markus, invitando la sergente a seguirli.

«Ma…» borbotta ritenendo il compagno della capitana un elemento estraneo alle sue dichiarazioni.

«Markus… è il mio compagno da una vita e di lui mi fido ciecamente. Senza il suo aiuto le cinque ragazze rapite sarebbero ancora prigioniere. Quindi puoi parlare senza reticenze» spiega Baldegunde alla perplessa dragonessa.

Bathilde comincia un po’ titubante e man mano che il resoconto si snoda acquista sicurezza. Markus ascolta in silenzio senza mai intervenire, lasciando questo compito alla capitana.

Baldegunde si sarebbe morsa la lingua, quando si lascia sfuggire un apprezzamento non proprio lusinghiero su Grumhilde. Ha perso le staffe quando doveva mantenere la calma.

Baldegunde avrebbe voluto esonerare Markus dal suo turno di guardia ma lui afferma di sentirsi bene e rispetterà la turnazione.

Al sorgere del sole La capitana col compagno e le ragazze si avviano verso il Castello di Mezzo, mentre le due dragonesse riprendono il pattugliamento dell’area assegnata.

 

Compagnia per l’estate – 9 – Scrivi la tua storia

Ieri è ripreso il gioco linguistico di Eletta Senso. Oggi continuo a tenervi compagnia con queste mini creazione.

L’incipit da cui partire è

“Alle 16 e 30 arriverà Giovanni. Ha bisogno che prepari la sala? A mio parere sarà un intervento difficile …”.

Partendo da questa breve frase si deve costruire un mini racconto usando meno di 300 parole.

L’ultima avventura di Puzzone

Ecco il risultato

«Alle 16 e 30 arriverà Giovanni. Ha bisogno che prepari la sala? A mio parere sarà un intervento difficile …».

Sandro scuote la testa. Ci deve riflettere. “Ho ancora diverse ore per decidere” e se ne va senza rispondere.

Arnaldo non è convinto della decisione del suo superiore ma abbozza un sorriso di circostanza. Sa che poi dovrà correre come un forsennato per essere pronto alle sedici e trenta. Ricapitola cosa serve ma abbandona subito l’impresa perché tenere a mente tutti i dettagli è troppo per le sue capacità.

Si siede. Prende un blocco di carta riciclata e un lapis copiativo a cui fa una bella punta. Si gratta la testa perché non sa da dove iniziare.

Anna, la sua fida assistente, lo osserva perché appare chiaro che Arnaldo è in difficoltà. “Per cosa?” Eppure oggi non ci sono criticità come ieri, quando hanno dovuto preparare la sala B per un’urgenza. Sorride ma il giorno prima non ne ha avuto il tempo. Si avvicina con passo felpato. «Problemi?»

Arnaldo sobbalza. Non l’aveva sentita arrivare e straccia il foglio dal blocco. «No!» Ma poi ci ripensa. «Sì!»

Anna lo accarezza sul collo. «Posso rendermi utile?»

«Sì e no. Non riesco a fare la lista di quello che serve».

Lei aggrotta la fronte. Non capisce di quale lista si tratta. Guarda il cestino: è pieno di carta riciclata appallottolata.

«Oggi arriva Giovanni alle sedici e trenta e…».

«…E non sai come fare».

Arnaldo annuisce con un movimento della testa dall’alto verso il basso.

Anna scoppia a ridere e poi ridiventa seria. «Giovanni? Un bravo cucciolone».

Si riparte alla grande

Sul blog di Eletta Senso è tornato il gioco linguistico del lunedì.
I tre cunicoli – carteaceo
l tema è settembre con un tautogramma e un acrostico. Ecco cosa ho partorito Settembre Tautogramma Salve! Siamo a settembre senza storie. Sole, sole senza soste. Si stima che siamo in un secolo soleggiato. Le scuole stanno sciogliendo le serrature per gli studenti tra silenzi e strepiti. Si stappa lo spumante per lo starter di settembre. Acrostico Stimano Eterni Trasporti. Temporali, Emergenze, Malinconie, Brutture Riflettono Elementi  

Compagnia per l’estate – 8 – disegna la tua storia

Per tenervi compagnia questo martedì ho scovato un disegno approssimativo e attorno a questo ho costruito un mini racconto.

Ecco il racconto.

Era la festa della Vulandra al Parco Urbano di Ferrara. Tutti sul prato a naso in su per vedere quelle forme variopinte che il vento porta in alto.

Simone passando di fianco all’area in macchina con suo padre le vide volare nel cielo che si muovevano sinuose e affascinanti. Rimase a bocca aperta. Non aveva mai visto un aquilone, ne ignorava l’esistenza.

Simone era un bambino sveglio di otto anni che aveva sempre vissuto in città. Il suo mondo era chiuso tra quattro mura: quelle del suo appartamento. La televisione, i videogiochi, il computer erano i suoi compagni nelle ore di relax. La corte del condominio era off limits per i bambini, sempre occupato dalle auto dei condomini. Gli unici spazi verdi che conosceva erano i parchi cittadini e la minuscola area nel cortile della sua scuola. Alla domenica i genitori lo portavano dai nonni in campagna ma questa non era più quella di una volta col pollaio e le stalle. Adesso era tutto pulito e ordinato. Il piccolo orto dietro la casa, il giuggiolo e il melograno nel giardino di fronte e il prato su cui correre senza pericoli. Però gli animali di un tempo, il pollo, il maiale, la mucca, non si vedevano più. Li aveva osservati sul libro scolastico. Troppo poco per soddisfare la sua curiosità.

L’auto di suo padre era ferma al semaforo, che dava il via libera a una folla festante di bambini e adulti diretti nel Parco Urbano. Simone sembrava paralizzato dalla sorpresa di vedere nel cielo azzurro sostenuto da un vento gagliardo tanti oggetti colorati.

«Papà» disse girando il collo per osservarli, mentre la macchina ripartiva col verde. «Perché non ci andiamo anche noi domani? Siamo in festa».

Lorenzo sorrise. Ricordi di quando era bambino e preparava l’aquilone con stecche di bambù, carta colorata, colla di farina prodotta in casa e un rocchetto di spago. Aveva la forma di un rombo con una lunga coda colorata. Poi via di corsa nel prato delle sottomura cittadine per farlo innalzare nel cielo. “Altri tempi” sospirò il padre. “La fantasia non mancava per crearci i giochi”.

«Ma certo, Simone» e gli scompigliò i capelli mentre l’auto correva verso il centro città. «Domani, se non piove, ci andiamo».

A fine aprile era ormai un appuntamento fisso per Ferrara il festival della Vulandra dove si potevano ammirare piccoli capolavori d’ingegneria aerea accoppiata alla fantasia dei progettisti. Però Simone non ci era mai stato né Lorenzo gli aveva proposto di andarci.

Era un’occasione ghiotta per entrambi. Un pomeriggio all’aria aperta sui prati del Parco Urbano a due passi dal centro storico. Lorenzo aveva accompagnato nel settembre precedente il figlio ad ammirare la festa delle mongolfiere ma quello della Vulandra non era un appuntamento ancora provato.

Era il giorno di San Giorgio, il patrono della città, quando padre e figlio sulle loro biciclette raggiunsero il Parco Urbano, brulicante di bambini e di molti adulti, che erano tornati indietro nel tempo. Il cielo era colorato da mille forme, guidate dalle mani esperte dei loro proprietari. Un tripudio di gioia e spensieratezza.

In un angolo del prato un uomo circondato da bambini ma non solo spiegava come costruire un aquilone. Simone ascoltava senza dire una parola, senza perderne nemmeno una sillaba dell’istruttore. Doveva immagazzinarle tutte, perché voleva costruirsi un aquilone.

«Papà, ne facciamo uno anche noi?» chiese Simone, mentre andavano a recuperare le loro biciclette.

«Certamente» affermò Lorenzo, tenendolo per mano. «Sabato passiamo dal negozio di hobbystica in Corso Giovecca a comprare quanto serve».

Il padre era tornato bambino, mentre il figlio si riappropriava dei divertimenti di un tempo.

 

nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse

Su Caffè Letterario è stata pubblicata la nuova puntata del racconto Krimhilde e le fanciulle scomparse.

La puntata la potete leggere anche qui.

copertina Amanda e il bosco degli elfi

Procedendo con cautela il gruppo guidato da Baldegunde, che su sollecitazione di Markus ne ha preso la guida, arrivano con qualche affanno al torrente Ginestro. Un paio d’incontri con le pattuglie dei nerd di montagna l’hanno messo in ansia ma tutto si è risolto bene.

Al di là del Ginestro c’è il bosco e la salvezza.

«Un ultimo sforzo e poi saremo al sicuro» incita Baldegunde, osservando il viso delle ragazze stanche e impaurite.

I loro occhi hanno perso vivacità e sono appannati per la stanchezza della notte insonne.

Markus controlla che il guado non sia presidiato dai nerd di montagna, come sarebbe logico dopo la fuga delle fanciulle. “In effetti sarebbe molto fuori del loro raggio d’azione ma sento che avranno fatto uno strappo alle regole”.

Anche se ben mimetizzati lui ne scorge le sagome e ascolta il loro linguaggio gutturale. “Dunque il guado è inagibile. Le tisane hanno cessato il loro effetto e far passare le ragazze è molto pericoloso”.

Esiste un altro punto più a nord dove è possibile passare il Ginestro ma è più disagevole perché i massi a fior d’acqua sono scivolosi. Capisce che è più rischioso perché sono stanche e i riflessi intorpiditi. Però non ci sono altre soluzioni praticabili.

Si apparta con Baldegunde per discutere cosa è meglio fare. La scelta in pratica obbligata è per quello più a settentrione.

«Ragazze dobbiamo risalire il Ginestro di un centinaio di passi e da lì passare sull’altra sponda». Non spiega che esiste il rischio di finire nelle acque gelide del torrente per non creare panico.

Markus afferra un capo della corda e attraversa sicuro il Ginestro. La fissa a un albero tozzo ma robusto. Tornato indietro blocca l’altro capo tra due massi. Lui resta in retroguardia per garantire la sicurezza al gruppo, mentre Baldegunde aiuta le ragazze a passare dall’altra parte con l’aiuto della corda tesa.

Sono passate una dopo l’altra tra gridolini e lamentele come bambine viziate tutte e quante meno Adelinde. Hanno deciso così con un semplice sguardo d’intesa tra loro perché appare la più insicura e quella che necessita maggiori attenzioni. Trema, traballa sulle gambe, ha la pupilla dilatata per la paura ma in particolare appare assente. Markus non si fida a farla passare con Baldegunde e quindi sarà lui ad aiutarla nel passaggio da un masso all’altro. Manca pochissimo, quando molla la presa e precipita come un sasso nell’acqua. Lui si getta e l’afferra sollevandola fuori con la testa. Sembra svenuta. Il torrente non è molto profondo in quel punto ma la corrente gelida è alquanto robusta e tende a trascinarli a valle. La scarpata non è agevole da scalare con una persona priva di sensi. Baldegunde lo aiuta e a fatica arrivano al prato tra le grida isteriche delle altre ragazze che hanno seguito l’episodio terrorizzate.

«Cercate della legna secca mentre io recupero lo zaino rimasto dall’altra parte» ordina perentorio Markus, che grondante d’acqua e intirizzito per il freddo torna sui suoi passi.

«Il fuoco è meglio accenderlo all’interno perché sarà più difficile da individuare il fumo» dispone Baldegunde che a fatica dissimula la sua ansia per lo stato della ragazza.

Adelinde ha le labbra violacee e contratte. Respira a fatica e trema tutta. Baldegunde le toglie i vestiti bagnati e la copre con un mantello di montone angorato accanto al fuoco che scoppietta allegro. Le altre ragazze la osservano con apprensione. Non accenna a riprendersi.

Baldegunde con delicatezza le massaggia le mani, il corpo, i piedi per riattivare la circolazione del sangue. L’operazione ha effetto e il livore esangue del colorito del viso vira verso il rosato. Però osserva con preoccupazione lo stato di Markus che trema vistosamente. Ha tenuto i vestiti bagnati e questa non è stata una grande mossa ma non c’erano alternative perché il mantello è stato dato ad Adelinde. Comprende che la febbre lo sta divorando. Nel bosco ci sono i fiori dell’olmaria che possono combattere lo stato febbrile del compagno. Però deve lasciarle sole e Markus non è in grado gestirle senza problemi.

Come se le avesse letto il pensiero, in uno dei rari momenti di lucidità, le comunica che sarà lui il guardiano delle ragazze e loro angelo custode.

In preda all’ansia si precipita nel bosco alla ricerca dei fiori che poi messi a bollire avranno una funzione antipiretica.

Le ragazze ammutoliscono e si guardano disperate come se fossero state abbandonate. Markus rimane in silenzio sforzandosi di mantenersi lucido. Sa che le sue parole non avrebbero il potere di rassicurarle e preferisce tacere.

Baldegunde torna con un fascio di fiori bianchi e foglie e fiori di tiglio. Nel Ginestro riempie una borraccia d’acqua che versa in un piccolo recipiente. Qui fa bollire quello che ha trovato. Markus beve l’infuso senza protestare. Ne conosce le proprietà medicinali. Lei accosta la tisana di tiglio alle labbra di Adelinde per rilassare il suo stato.

Il sole è un disco rosso infuocato che tramonta verso la pianura del Concerto.

Markus non trema più e lo stato febbrile sembra diminuito ma non è in grado di mettersi in marcia per raggiungere il Castello di Mezzo.

«Ci conviene addentrarci nel folto del bosco» suggerisce Markus. «Lì possiamo trovare qualcosa per alleviare la fame e siamo sicuri di non fare brutti incontri».

Baldegunde annuisce perché giudica la proposta sensata.

Trovata una radura abbastanza distante dal Ginestro, si accampano attorno al fuoco mentre lei va alla ricerca di tuberi e frutti selvatici.

«Non sarà una grande cena ma almeno plachiamo il nostro stomaco» spiega mentre li mette a cuocere sulla brace e sotto la cenere.

Adelinde pare essersi ripresa e si stringe a Baldegunde. Markus ha l’occhio arrossato e il respiro in affannato. Si sente debole e spossato ma si sforzerà ad alternarsi con la compagna a montare la guardia e tenere il fuoco acceso.

 

SOS – Balestrucci in difficoltà

Ieri giovedì e a partire dalla mezzanotte fino alla dieci di stamattina Ferrara s’è ritrovata sott’acqua. Nelle dieci ore sono caduti qualcosa come 94millimetri di acqua con una punta di 590mm/h. Non male. Per fortuna il vento è stato meno intenso. Ieri pomeriggio oltre a 50mm di pioggia c’è stato un vento fortissimo che ha messo a dura prova il mio pino che si è piegato pericolosamente ma ha resistito. Per non correre rischi lo farò tagliare con grande dispiacere.

Durante questo nubifragio con vento due balestrucci hanno lanciato un SOS che ho raccolto. E ho messo a loro disposizione il davanzale della finestra della mansarda protetta dal vento impetuoso e dalla pioggia battente.

Loro sono rimasti tranquilli anche se io ero dietro al vetro. Anzi più volte si sono girati verso di me. Forse volevano ringraziarmi. 😀

Poi quando la buriana è cessata, mi hanno salutato con uno scrollo di ali e se ne sono andati.

Li ho fotografati. Le immagini non sono eccezionali per la scarsa luce – non ho usato il flash per non impaurirli – il vetro opaco di pioggia e la zanzariera. Comunque pubblico le tre immagini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avviso ai votanti

Luisa dal suo blog ricordando un giornalista americano Russel Baker ha riportato una sua citazione che vi propongo

Il governo non può permettersi di avere un Paese composto solo da ricchi, perché i ricchi pagano così poche tasse che il governo andrebbe rapidamente in bancarotta

Quanto è attuale di questi tempi. I signori votanti sono avvertiti

Nuova puntata di Krimhilde

Su Caffè Letterario è stata appena pubblicata la puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse, che potete leggere anche qui.

copertina Amanda e il bosco degli elfi

La strega Ampfel torna alla sua abitazione in preda al terrore e al dolore delle ferite che si sono riaperte.

L’apprendista strega Rotapfel la soccorre con l’olio di maleleuca che strofina con energia per darle sollievo.

Urla, piange, si dispera. Ha dimenticato le fanciulle, pensa solo a combattere il veleno che è tornato attivo.

Il draghetto Matteo è tornato poco dopo ma è consapevole di essere stato beffato da un nemico misterioso e invisibile. Sa di aver peccato di presunzione. Non osa affrontare il giudizio della Strega Ampfel, né la sua ira. Solo quando il cielo si colora trova il coraggio di presentarsi davanti a lei.

«Non sono riuscito a individuare il nemico. Ho lottato…».

La strega Ampfel sbotta. «Non raccontare frottole. Non hai lottato con nessuno e sei tornato poco dopo di me».

Il draghetto Matteo abbassa gli occhi. Ha sperato di farla franca ma deve imparare ancora molto. Spiega che appena entrato qualcuno ha infilato nella sua bocca un fascio di erbe. «Non potevo sputare fuoco e sono rimasto immobilizzato per diversi minuti. La persona che era dentro ha avuto tutto il tempo per andarsene indisturbata».

La strega Ampfel capisce di essere stata sconfitta e ritiene inutile tenere il drago Michele a guardia del sentiero perduto. “Hanno più risorse di noi e sono in grado di beffare anche lui”. È più utile che contatti Grumhilde, perché questi due umani possiedono degli strumenti che ignorava che esistessero ancora e possono colpire lei e i draghi con successo. Capisce che qualche trattato è sfuggito al rogo delle streghe e loro l’hanno recuperato.

Ordina al draghetto Matteo d’inviare un messaggero al drago Michele, perché ritorni subito, e poi che lui sparisca dalla sua vista.

Al suo rientro la strega Ampfel gli fornisce le istruzioni per l’incontro con Grumhilde.

Arrivato al torrente Ginestro, là dove scorre tra due pareti rocciose e fa un piccolo salto, deve lasciare Lucifero libero di pascolare sui prati circostanti. Lo ritroverà quando farà ritorno alle montagne innevate.

«Qui vedrai il bosco ceduo e…».

«Il bosco ceduo? E come lo riconosco? Mica hanno il cartello col nome». La interrompe con un pizzico di scetticismo ironico.

La strega Ampfel non raccoglie la battuta e spiega che il bosco ceduo si riconosce a prima vista. «Ci sono solo cedri del Mondo Buono, mandorli, noccioli del Ciclo e carpini carpiati. Sono solo lì. Non puoi sbagliarti».

Il drago Michele annuisce come se avesse capito. In realtà non ha capito nulla ma prima di partire guarderà qualche figura di questi alberi.

«Ci sono due sentieri, volgendo le spalle al torrente. Uno alla tua sinistra. L’altro a destra. Devi prendere quello».

Si raccomanda di non farsi notare, anzi di evitare qualsiasi incontro. «Quando esci dal bosco ceduo trovi un ciliegio senza ciliegie. Conta il terzo ramo partendo dal basso alla tua destra. Lì appenderai un nastro rosso con questa missiva». E la strega Ampfel gli consegna un sottile nastro con legato un rotolino di papiro verde.

Il drago Michele ha memorizzato tutto ma gli rimane un dubbio. «Una volta eseguiti gli ordini, che faccio? Torno indietro o aspetto qualcosa?»

«Grumhilde ti consegnerà qualcosa. Aspettala».

Il drago Michele annuisce di nuovo ma tutto gli sembra criptico. «Quando? E come mi riconoscerà?»

La strega Ampfel sbuffa all’ennesima domanda. «Non ti preoccupare. Sarà lei che ti troverà».

Tornato nel proprio alloggiamento e data una ripassata alla botanica si avvia col fedele Lucifero verso il Ginestro. Il sole è quasi allo zenit, quando raggiunge il ciliegio senza ciliegie, facendo attenzione a qualsiasi rumore per non farsi scoprire. Poi si nasconde dentro un cespuglio da cui può tenere d’occhio l’albero.

Ignora che mentre camminava è stato individuato da una pattuglia di dragonesse a cavallo.

Baldegunde dopo l’ultimo rapimento ha predisposto un pattugliamento discreto del torrente Ginestro. Ogni gruppo, composto da due dragonesse, deve controllare un tratto del torrente. Quello da cui è transitato il drago Michele è affidato a Bathilde e Marchilde che lo seguono senza far alcun rumore.

L’addestramento ossessivo di Baldegunde viene messo in pratica. Marchilde vorrebbe informare la vice di Baldegunde, Brumfilde ma la compagna la blocca.

«Ma… Baldegunde è sparita da due giorni. Nessuno sa dove sia. Non possiamo far riferimento a lei» balbetta incerta Marchilde.

«Baldegunde ha lasciato degli ordini precisi. Seguire il sospetto senza farsi intercettare segnando tutti i posti e le attività svolte. Solo in caso di effettive azioni pericolose chiedere rinforzi».

«Ma Brumfilde ha cambiato gli ordini di servizio» replica rinfrancata Marchilde.

«Io sono fedele a Baldegunde e rispetto i suoi ordini. Essendo più alto in grado queste sono le mie decisioni».

Queste ultime parole chiudono tutte le discussioni, mentre in paziente attesa osservano il drago Michele cosa sta facendo.