Su Caffè Letterario è stato da poco pubblicato un nuovo post che potete leggere anche qui. La prima parte la trovate qui
Di quella immagine ho un ricordo scolorito che il tempo va sbiadendo un giorno dopo l’altro.
È stato un inverno nevoso come non si vedeva da molto tempo. Ai margini delle strade cumuli di neve ghiacciata e nera sono rimasti a lungo, perché è stato piuttosto rigido come temperature.
Da quel giorno di dicembre non ho avuto più occasione di prendere un treno. Quindi ho dimenticato quasi del tutto quella figura in rosso immobile sotto una forte nevicata. Sono stato confinato nel mio angolo, una stretta stanza con una finestra che guarda il Talvera e la passeggiata che sta sulla sua riva. Se non fosse per la vista, ci sarebbe da impazzire. Il capo è sempre più minaccioso con me. Non perde occasione per minacciare punizioni o richiami ufficiali da parte dell’azienda. Tutto questo mi scivola via ma l’amaro in bocca resta.
Di quella donna in rosso ricoperta di neve e seduta su un baule di cuoio rossiccio ho perso il ricordo. Il volto non mi rammenta nessuna persona di mia conoscenza. Forse era una straniera di passaggio oppure ha preso il treno successivo. Chissà.
Tra una settimana è Pasqua e mi concederò una vacanza a Monaco di Baviera. Ho necessità di ricaricare le pile dopo mesi di stress. Ho dovuto ingoiare troppi rospi in ufficio, perché il mio capo, tedesco dalla cima dei capelli alla punta delle unghie dei piedi, non mi perdona di non essere nato in provincia di Bolzano. “Sono foresto perché vengo dall’Emilia e rubo l’impiego a uno di lingua tedesca visto che mi sento italiano per essendo bilingue” rifletto con amarezza ma l’incarico l’ho vinto alla grande con un concorso pubblico. Tuttavia questo non basta per quella bestia del mio superiore.
Il mio treno parte alle due del pomeriggio, quindi trovo il tempo per preparare con calma il mio trolley minuscolo. Mi piace viaggiare leggero con un bagaglio ridotto ai minimi termini. Il mio bilocale non dista molto dalla stazione. Appena dieci minuti a passo svelto.
Risalgo dal sottopasso per raggiungere il binario e ho un colpo che mi fa accelerare i battiti del cuore.
La donna in rosso è lì fuori dalla pensilina seduta sul baule di cuoio. Rigida e immobile come se aspettasse anche lei il mio treno. Il cappotto e il berretto rosso sono sostituiti da uno spolverino rosso e un cappello con dei fiori colorati che adornano la fascia.
Rimango a bocca aperta mentre l’altoparlante annuncia l’intercity per Monaco. Non posso crederci di ritrovarla nella medesima posizione. Quasi rischio di rimanere a terra come lei per la sorpresa. Attonito e incapace di pensare a qualcosa salgo di fretta sulla carrozza che ho prenotato mentre il capostazione dà il via libera alla partenza.
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