Ludmilla e un mazzo di fiori – parte quarantunesima

la Nuova Ferrara – 10 ottobre 2013

Clamorosi sviluppi sul duplice omicidio di due settimane fa. Retata a Ferrara e Lecce. Oltre trenta persone in custodia cautelare. La conferenza stampa del magistrato e del commissario che hanno condotto le indagini.

dal nostro inviato

Il duplice omicidio, che ha monopolizzato le nostre cronache di questi ultimi trenta giorni, è giunto a una svolta clamorosa per come si è risolto. Nessuno immaginava una soluzione così complicata, terminata con molti arresti eccellenti sia nella nostra città sia nel Salento. Gli investigatori sono stati veramente abili nel depistarci, nel farci credere che brancolavano nel buio, mentre in realtà erano ormai giunti a svelare ogni dettaglio del caso.

Venerdì 20 settembre in corso Giovecca intorno alle 18 venne uccisa una giovane donna, A prima vista sembrò un incidente stradale ma poi si appurò che si trattava di un omicidio. La donna era stata identificata come Teresa Lopiccolo di anni trenta da una collega di lavoro e dalla madre, Maria Russo, giunta da Lecce. Una settimana dopo fu ucciso Carlo Inzoli sulla soglia della sua abitazione. Le notizie sulle indagini sono arrivate col contagocce. Le indiscrezioni faticavano a trovare dei riscontri. Non si comprendeva i motivi dell’estrema cautela, con la quale gli investigatori si muovevano. La giustificazione, che avevano dato, era che le indagini procedevano al buio per la mancanza di indizi. La realtà, come abbiamo appreso ieri, è ben più complessa, perché coinvolgeva personaggi di spicco della Sacra Corona Unita. Da qui la massima prudenza nel divulgare le notizie per evitare che i pesci grossi fuggissero dalla rete. Con caparbietà e intuizione il magistrato, Carmelo Lopapa, e il commissario, Paolo Ricardo, hanno messo insieme i vari tasselli del puzzle e sono arrivati alla conclusione senza lasciar trapelare a che punto era l’inchiesta. Ci hanno informato, quando tutto era stato svelato, quando i protagonisti sono stati assicurati alla giustizia.

Quando abbiamo ricevuto l’invito a presenziare alla conferenza stampa del commissario Ricardo non pensavamo che ci avrebbe fornito su un piatto d’argento la soluzione di questo intricatissimo caso. Grande è stata poi la sorpresa nel vedere il magistrato Lopapa, collegato in call conference da Lecce con suo omologo leccese.

Ma sarebbe troppo complicato tentare di riassumere quello che il commissario ha detto durante la conferenza stampa. Ha illustrato un lungo e dettagliato percorso che forse è meglio trascriverlo nella sua integralità come Ricardo ce l’ha proposto. Un solo dato lo anticipiamo, perché ci ha frastornati e stupiti: la vera identità della donna uccisa. Non era Teresa Lopiccolo, come in un primo tempo ci hanno fatto credere ma Anna Inzoli, sorella di Carlo Inzoli, ucciso la settimana dopo.

Ma forse è meglio leggere cosa ci ha detto il commissario Ricardo.

Buongiorno a tutti e grazie per la vostra massiccia presenza. Vorrei chiedervi un favore: lasciatemi illustrare il caso senza essere interrotto dalle vostre domande, alle quali risponderò più che volentieri al termine. Cercherò di essere conciso e breve, anche se mi riuscirà difficile ma non mi sottrarrò alla vostra curiosità.

Per capire gli avvenimenti degli ultimi venti giorni devo fare una lunga digressione nel tempo, parlando di avvenimenti avvenuti quarant’anni fa.

Era il 1970. Un giovane leccese, Antonio Lopiccolo, aveva poco più di diciassette anni, quando cominciò la sua carriera di piccolo malavitoso alle dipendenze di Giuseppe Genovesi. Intimidazioni, riscossioni del pizzo, gestione del traffico di droga nella Lecce che conta. Era ambizioso e affascinante, lo è tuttora secondo le informazioni raccolte, ed era ricercato dalle donne più mature di lui. Però lui aveva un debole per le ragazzine, le adolescenti, un vizio che ha conservato intatto in tutti questi anni. Nel 1974 lui ventunenne conobbe una ragazza giovanissima, la sedicenne Maria Russo. La famiglia della giovane era benestante, non facoltosa secondo i parametri dell’epoca, e possedeva una piccola catena di negozi e qualche appartamento. La incrociò durante i soliti giri del pizzo e gli piacque immediatamente. Le fece una corte spietata, finché quattro anni dopo riuscì a sposarla, nonostante l’opposizione dei genitori. Lui venticinque anni e lei venti. Abbandonò Giuseppe Genovesi, che prese come uno sgarbo questa diserzione. Lui era un personaggio di spicco sella Sacra Corona Unita del Salento e non ammetteva che qualcuno lo abbandonasse senza il suo consenso. Giurò di fargliela pagare. Antonio Lopiccolo lavorò per quattro anni in un negozio degli suoceri. Secondo Maria Russo aveva messo la testa a posto…

Il commissario Ricardo si interruppe, osservando i presenti: sui loro volti aleggiava la perplessità e il brusio era aumentato di volume. Riprese a parlare ‘Comprendo i vostri dubbi, che traspirano dalle vostre facce, per questi oscuri e lontani episodi. Ma vi assicuro che quando saremo alla fine li capirete benissimo‘. Era chiaro che nessuno afferrava il senso di questi avvenimenti, vecchi di trent’anni. I nomi, a parte quello di Maria Russo, la madre di Teresa Lopiccolo, e quello di Antonio Lopiccolo, con molta probabilità il padre, non dicevano nulla a nessuno dei presenti. Non erano mai comparsi nell’inchiesta. I volti si distesero e il vociare sommesso si placò. Il commissario continuò come se non ci fosse stata nessuna interruzione.

Era in quegli anni un marito affettuoso e rispettoso e non andava più a caccia di donne o ragazzine. Poi nel 1982 Maria Russo rimase incinta e in Antonio tornò la voglia di avventure. Fu una gravidanza dura per la donna e anche i due anni successivi. Le scappatelle non si contarono più e lei lo riaccolse sempre in casa, perdonandolo. I genitori volevano che chiedesse il divorzio ma Maria Russo non se la sentì. In quegli anni una ragazzina, arrogante e autoritaria, che conosceva Antonio Lopiccolo, perché aveva frequentato qualche anno prima la casa del padre, lo puntò con decisione. Aveva già avuto diverse esperienze sessuali. Pare che il primo, un ragazzino di un paio d’anni più grande, sia finito male per averle tolto la verginità. Di questo se ne occuperanno gli inquirenti leccesi, che hanno aperto un’inchiesta su quel lontano caso mai risolto. Quella ragazza si chiama Antonia Genovesi. Giuseppe Genovesi, il padre, era diventato l’uomo di maggior spicco della Sacra Corona Unita del Salento. Antonio Lopiccolo resistette per due anni alle avance della ragazza, perché non aveva intenzione di entrare ancora in conflitto con Giuseppe Genovesi, che aveva accolto piuttosto male la sua defezione. Ma l’uomo non è di legno e Antonio Lopiccolo capitolò. Nel 1986 fuggì con lei. Dopo una settimana ritornò a casa e lui con moglie e figlia l’abbandonò in fretta e furia. Dopo diversi mesi di frenetici spostamenti per l’Italia si fermarono a Ferrara. Per vent’anni tutto filò liscio, finché nella casa di Antonio Lopiccolo nel 2006 non comparvero due ragazze: Julien Perdio e Anna Inzoli, la sorella di Carlo, l’altro morto ammazzato il 27 settembre. Julien Perdio aveva diciannove anni ed è la figlia naturale di Antonio Lopiccolo, nata da quella fuga di vent’anni prima con Antonia Genovesi. Ma presto rimangono solo in due, perché una delle tre si sposa con Federico Chiumento, un manager della finanziaria R&S. Nel 2007 Antonio Lopiccolo con una delle due ragazze rimaste sparisce e fa perdere le sue tracce. Ufficialmente è Anna Inzoli, almeno questo fanno credere. In realtà come vedremo, non è così. Due anni dopo, siamo nel 2009, Maria Russo, dopo aver aspettato invano il marito, se ne torna a San Cataldo, una frazione di Lecce, nella vecchia casa, abbandonata vent’anni prima. Rimane la terza ragazza, che nel 2011 si fa assumere da Federico Chiumento come Teresa Lopiccolo. Federico Chiumento ama navigare fra le chat a luci rosse con lo pseudonimo di Alex e qui conosce la falsa Teresa Lopiccolo con la quale inizia una relazione. Lui ignora che due donne si conoscono, finché non siamo intervenuti noi. La falsa Teresa Lopiccolo intreccia pure una relazione con Rosario Loperfido, il marito di Antonia Genovesi. Lo conosce col nome di Felix, mentre lei si fa chiamare Topina. Facciamo un passo indietro a quel fatale 1986. Antonia Genovesi scopre di essere incinta. Il padre, Giuseppe, stava dando la caccia a Antonio Lopiccolo per fargli pagare il disonore subito dalla figlia, che secondo lui era stata sedotta e abbandonata. La notizia della indesiderata gravidanza lo fa infuriare ulteriormente e lui moltiplica le ricerche senza successo. Però non può permettersi di tenere la figlia a Lecce, perché già circolavano delle voci in tal senso. La spedisce in Svizzera, dove lei partorisce Julien nel 1987. Appena nata viene adottata da una famiglia italosvizzera, Perdio, che la crescono come loro figlia, finché Julien non ritrova il padre. Antonia è anche una donna fredda e vendicativa e aspetta solo di scoprire dove si trova Antonio Lopiccolo. I Genovesi non smetteranno mai le ricerche in tutti questi anni. Vogliono vendicarsi. Antonia sposa quindici anni fa Rosario Loperfido e si stabiliscono a Ferrara. Sembrerà strano ma per molti anni ignora la presenza del vecchio amante in città. Al momento non sappiamo con esattezza come Antonia Genovesi abbia rintracciato Antonio Lopiccolo: incontro casuale oppure attraverso le ricerche di Julen Perdio. Però l’uomo fiuta il pericolo e si nasconde, sfuggendo ancora una volta alla vendetta dei Genovesi. La donna non demorde nella ricerca che è diventata una spina nel suo fianco. Antonia Genovesi per meglio coprire la caccia decide di creare con l’aiuto del padre un’appendice della Sacra Corona Unita a Ferrara. Una struttura che lavora nell’ombra organizzata in clan che ha diviso la città in zone. Ogni clan non conosce l’altro che ha come unico riferimento Giuseppe Genovesi, il quale a sua volta interfaccia la figlia, che attraverso le sue conoscenze nei luoghi che contano, riesce a proteggerli e a riciclare il denaro attraverso la finanziaria R&S. La donna non conosce personalmente Chiumento ma i passaggi di denaro avvengono in modo impersonale col tramite di Tarek Ben Hamman e la sua Smart gialla. Ogni clan è specializzato in un campo per non sovrapporsi: droga, prostituzione, armi, usura. Mi fa piacere vedere che adesso i volti sono dipinti di stupore. Tutto questo non sarebbe stato scoperchiato, se la sete di vendetta di Antonia Genovesi non avesse prevalso sulla sicurezza dell’organizzazione. Sei mesi fa scopre che in città è rimasta una donna che si spaccia per Teresa Lopiccolo, che è la figlia dell’odiato Antonio, e che intrattiene una relazione col marito. Questo è troppo per lei e fa salire un killer di professione, Ciro Diodati, che in città era conosciuto come Raffaele Albanese, per uccidere la figlia del fedifrago. Ciro Diodati è una persona metodica e precisa, che si muove con prudenza. Si attiva e conosce Carlo Inzoli, al quale fa capire di conoscere dove si nasconde la sorella Anna. Col suo aiuto impara le abitudine di Teresa Lopiccolo e organizza l’agguato perfetto. Manda un mazzo di fiori alla collega della vittima con un biglietto, che indica la conoscenza dei suoi comportamenti. Con l’aiuto di Ben Hamman convince la falsa Teresa Lopiccolo a seguire gli spostamenti della ragazza. Come? Le fa credere che Ludmilla Presente, la collega, stia correndo tra le braccia di Felix per sventare il ricatto che ha messo in atto. La finta Teresa è incinta di due mesi e ricatta sia Alex, ovvero Federico Chiumento, sia Felix, ovvero Rosario Loperfido, minacciando uno scandalo. Il 20 settembre Ciro Diodati la uccide con un colpo di fucile. Però c’è una persona che lo conosce, anche se non sa che sia l’assassino di Teresa Lopiccolo. E’ Carlo Inzoli, che uccide sulla soglia di casa sette giorni dopo.

Ma il suo compito non è finito. Deve ammazzare anche Antonio Lopiccolo. Rimane in città, aspettando l’imbeccata giusta che tarda a venire, perché l’uomo ha saputo far perdere le sue tracce con molta abilità. Questo è stato il primo errore che Antonia Genovesi ha commesso, perché ci ha permesso di individuare il killer. Il secondo è stato abbindolare un ex poliziotto con sesso e denaro, perché ci ha consentito di risalire a lei. Ma non avremo mai capito la dinamica degli omicidi, se Maria Russo non avesse spiegato chi erano le tre donne comparse nel 2006 a casa sua. Ludmilla Presente, che per prima ha identificato il cadavere, è stata tratta in inganno dal fatto che le è stata presentata come Teresa Lopiccolo. In realtà la vera Teresa Lopiccolo e Anna Inzoli si sono scambiati ruoli e identità, favorite dalla impressionante rassomiglianza tra loro. Quindi Chiumento, che pensava di aver sposato Anna Inzoli, si è accoppiato in realtà con Teresa Lopiccolo, mentre l’amica si è spacciata per l’altra. Ma chi è quell’Anna Inzoli che è fuggita con Antonio Lopiccolo? La figlia Julien Perdio. La sorellastra ha coperto la fuga dei due con falsi trasferimenti di residenza. Rimaneva ancora un dubbio sulle motivazione dello scambio di identità tra le due donne, che ci è stato tolto dalla vera Teresa Lopiccolo. Ha confessato che era dal 2004 che entrambe si comportavano da escort di lusso, procacciandosi i clienti tramite un sito a luci rosse. Nel 2005 Anna Inzoli aveva conosciuto Chiumento, che l’aveva contattata per una prestazione. Solo che lei aveva un altro impegno al quale non voleva rinunciare e ha mandato al suo posto Teresa Lopiccolo, che come abbiamo detto erano molto somiglianti. Non era la prima volta che le due ragazze si scambiavano ruoli e nome. Da quella volta Teresa Lopiccolo e Federico Chiumento si erano rivisti spesso. Lui riteneva che fosse Anna Inzoli, la donna che frequentava. Quando l’uomo le propose di sposarlo, Teresa non ha avuto il coraggio di confessare l’inganno, sostenuta in questo dall’amica. Solo loro due sapevano le vere identità. Anna Inzoli, alias Teresa Lopiccolo, continuò la sua attività di escort, finché non convinse Federico Chiumento due anni fa ad assumerla nella finanziaria. Il resto lo conoscete già

Se avete domande sono a vostra disposizione.

Se fino a quel momento non si era sentito volare una mosca, subito dopo si scatenò un putiferio e raffiche di domande.

Dunque il nome dell’operazione ‘Mazzo di fiori’ nasce dal quel mazzo inviato alla collega?

Sì, è stato l’origine di due omicidi ma è stato anche l’opportunità di decapitare l’organizzazione mafiosa sia nel Salento, sia a Ferrara.

I mandanti erano i Genovesi?

Sì. Loro sono i mandanti dei due omicidi. La grande sete di vendetta li ha resi incauti e ha fatto tralasciare le norme ferree di sicurezza che si erano imposti. Senza questo errore non saremo mai riusciti a venire a capo dei due casi.

E’ vero che avete brancolato nel buio oppure era solo uno schermo per depistare killer e mandanti?

In effetti avevamo compreso il meccanismo dei due omicidi ma non conoscevamo i motivi che avevano ispirato i mandanti a ordinare le uccisioni. Poi abbiamo individuato il killer, che ci avrebbe seminato e lasciato con un palmo di naso, se non avesse avuto la sfortuna di perdere un foglio con l’indicazione dell’ultimo rifugio. Ma i mandanti sarebbero rimasti nell’ombra, se Antonia Genovesi non fosse stata una donna assetata di sesso.

Ma Maria Russo non poteva indirizzarvi sulla strada giusta?

Domanda intelligente, la sua. A modo suo ci aveva dato delle indicazioni, che non riuscivamo a collegare ai due casi. Poi finalmente si è aperta con chiarezza e tutto è diventato comprensibile.

Avete detto che Diodati è stato arrestato per una mappa persa. Può spiegarsi meglio?

Abbiamo individuato Diodati, alloggiato in un albergo della Città ma Antonia Genovesi l’ha avvertito. Così lui c’è sfuggito. Aveva messo in piede con la complicità dell’organizzazione un complesso giro di rifugi, che sarebbe stato quasi impossibile da scoprire con cambio di auto e identità. La destinazione finale sarebbe stata Garica nell’isola di Krk in Croazia. Però sfortunatamente per lui ha perso un foglio con l’indicazione di una casa di Stellata. Individuato e pedinato è stato arrestato al confine con la Slovenia a Nova Gorica. L’arresto è stato tenuto segreto fino alla conclusione di tutte le indagini.

Perché Carlo Inzoli è stato ucciso?

Supponiamo che l’aver conosciuto Ciro Diodati sia stato la causa del suo assassinio. Il killer afferma di aver eseguito degli ordini, scaricando tutto sui mandanti. Però non è convincente.

Quale è stato l’elemento che ha dato la svolta alle indagini?

Controllando l’anagrafe ho scoperto che Anna Inzoli era la moglie di Federico Chiumento. Però Maria Russo sosteneva che invece era fuggita con Antonio Lopiccolo, perché era tornato al vecchio vizio di importunare le ragazzine. Qualcosa non tornava. Doveva esserci una terza ragazza. Quindi abbiamo convinto la donna a parlare con sincerità e non in maniera fumosa. E’ uscito allo scoperto il nome di Julien Perdio, la figlia naturale di Antonio. Interrogando i vicini dell’ultima abitazione ferrarese, questi hanno confermato che alle due ragazze, Teresa e Anna, si era aggiunta nel 2006 una terza, della quale ignoravano il nome, che poi era sparita con Antonio Lopiccolo, mentre le altre due erano rimaste per diversi mesi, finché la finta Anna non si era sposata.

Ma come Julien Perdio ha rintracciato il padre?

Non lo sappiamo ancora, perché né lei né Antonio sono ancora stati rintracciati. Contiamo di farlo nei prossimi giorni. Non era un obiettivo primario per noi. Ci siamo concentrati sugli altri.

Grazie per la vostra cortese e paziente attenzione e, se non avete altre domande, io vi saluterei.

Con queste parole è terminata la conferenza stampa.

Un caso complesso e un intreccio pauroso che solo l’abilità del commissario Ricardo è riuscito a sbrogliare con successo.

FINE

50 risposte a “Ludmilla e un mazzo di fiori – parte quarantunesima”

  1. Hai spiazzato alla grande! Finale con gran sorpresa. 🙂
    Spero non mollerai l’idea di scrivere altri romanzi, è stato bellissimo leggerti.
    Un grande abbraccio
    Affy

    1. Grazie, Affy. Scrivere altri romanzi? Sì, tranquilla, ne scriverò per vostra disperazione. Forse per qualche settimana ci saranno picocli racconti. Non lo so ancora.
      Un grande abbraccio

  2. Grandioso. La vendetta é una delle molle che fanno dell’uomo un carnefice per il suo prossimo, vecchio come il mondo. Tanto può essere forte la sete di vendetta, da far perdere ogni freno e prudenza anche nelle menti più perfide.
    Congegnato come un orologio, non ha momenti di stanchezza e la scrittura fluida aiuta a seguire gli avvenimenti con quella giusta tensione. Trovo poi che l’utilizzo della scansione dei tempi (Giorno e ora) abbia dato un valore aggiunto soprattutto nel finale dove i fatti incalzavano.
    Complimenti ancora. Ricardo é una vera volpe e Lopapa é un degno compare.
    Attendo fiducioso il prossimo e sento che non sarò deluso.

    1. Che dire? Sono lusingato dal tuo commento. Non mi ero mai cimentato in un giallo-noir, sia pure sbiadito, ma non credevo di riuscirci, specialmente di creare un finale razionale e nello stesso tempo interessante.
      Il prossimo? Non ci ho ancora pensato.

                  1. @ NWB = OT Fammi dare un’occhiata la calendario. Dalla prossima settimana si ricomincia e saranno giorni duri per me, purtroppo. Comunque ti darò una risposta ne giro di qualche giorno

  3. Allora che dire? Che ti sei superato con un ingranaggio perfetto e una fine che nessuno avrebbe potuto immaginare.Un vero giallo, che visti i larghi consensi, dovrebbe indurti a scriverne altri. Magari potresti continuare mantenendo le figure di Ricardo e Lopapa creando storie che li vedono protagonisti. Insomma come i grandi personaggi tipo, Poirot, Miss Marple o la Signora in giallo con Angela Lansbury. Datti da fare, oramai sei in gioco, non puoi tirarti indietro. Ti abbraccio. Isabella

    1. Calma, calma.. primo non sono uno scrittore, secondo scrivere gialli serve quel qualcosa che rende la lettura interessante. Non credo di avere la stoffa del giallista. Terzo grazie per i complimenti. Il finale? Lo ammetto, ci ho ragionato su con abbondanza per rendere credibili i vari episodi collegandoli logicamente.
      Scrivere un secondo con Ricardo e Lopapa? Non lo so. L’idea era venuta ma è svanita in fretta e furia.
      Ricambio l’abbraccio
      Gian Paolo

  4. Appunto, calma.Non c’è fretta. Ma tentar non nuoce, non ti pare? Un film di Woody Allen s’intitola ”Provaci ancora Sam”. Io dico : ”Provaci ancora Gian Paolo” Ciao e buona semifinale( se la vedi.) Isabella

    1. Ma Woody Allen è lui, mentre io sono io!
      Grazie per l’incoraggiamento. Vedrò il da farsi.
      La semifinale? No, non la vedo. Credo di andare a nanna tra non molto.
      Notte e sogni d’ori
      Un abbraccio
      Gian Paolo

  5. buongiorno Gianpaolo. bravissimoooo! non sarei mai riuscita a capire senza arrivare a questo capitolo conclusivo, rimanendo in sospeso ad ogni ‘puntata’. complimenti e buona domenica 🙂
    Lud

  6. wow! what a story
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  7. Gran bel finale..che sinceramente non mi aspettavo.. mi riferisco a tre ragazze. Mi è piaciuto moltissimo questo romanzo a puntate, anche se, purtroppo, non sono riuscita a seguirlo in tempo reale. Mi sono affezionata a Paolo Ricardo e a Ludmilla Presente che vorrei ritrovarli..chissà.. lo scrittore sei tu. 🙂 Un abbraccio

    1. L’idea di costruire una nuova avventura con Paolo Ricardo e Ludmilla Presente c’è. Anche la storia in bozza c’è. Quello che mi è mancato è stato il tempo. Spero, una volta concluso il racconto attuale, di riprendere l’idea.
      Un abbraccio
      PS. Un altro freno è che non amo scrivere due racconti sulla medesima falsariga. Comunque vediamo

      1. Lo so, ti capisco. Non piace neanche a me “ripetermi”, però quei due mi sono piaciuti così tanto che spero comunque nella loro risurrezione. Non mi sono ancora addentrata nel racconto attuale, ma lo farò. Ti abbraccio!

          1. anch’io mi sono arenata con il libro.. ho deciso di cominciare da capo, raccontando la storia di Sara dalla nascita… quanto alle turbolenze della vita, ti capisco..eccome.

              1. Diciamo che ho pensato che la storia di Sara meritava essere raccontata meglio, arrivando, poi, ai capitoli già scritti e pubblicati. Ne parlerò sul blog presto e vedrai.

                1. Mi sembra buona l’idea, perché la storia l’hai pensata tu.
                  Certo si può inserire nella narrazione dei flashback più o meno lunghi (ad esempio Isabel Allende ne fa un gran uso nei suoi romanzi).

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