Il Borgo – Capitolo 46

Era ormai quasi mezzogiorno, quando Laura e Mattia guidarono il gruppo che in fila indiana salì verso il borgo. Solo poche parole, appena sussurrate, si udivano provenire dai ragazzi. L’atmosfera non era più gioiosa come poche ore prima. Battibecchi, scene di gelosia avevano finito per raffreddare gli animi, mentre avevano scaldato la testa, come il sole di aprile con l’aria.

Li seguivano Alba e Teresa, che confabulavano tra loro, bisbigliando poche parole rotte dalla fatica della ripida salita.

Dimmi” spettegolò con un filo di voce Alba. “Perché ti ha abbracciato Mattia?”

Per provare” rispose Teresa, sghignazzando.

Provare cosa?” domandò basita l’amica.

Sciocca non hai compreso?”

No, non ci arrivo”.

Volevo sentire il corpo di Mattia appiccicato al mio”.

Alba sgranò gli occhi per la sorpresa: non capiva quale molla avesse spinto Teresa a quel gesto.

Dunque non comprendi i motivi?”

No” rispose contrita.

Volevo provare le sensazioni che Mattia mi dava. Volevo assaporare il suo profumo” rispose rapita, sospirando.

E il risultato?”

Incredibile! Mi sono bagnata in un istante!”

Le due amiche risero di gusto, mentre arrancavano in salita con fiato corto.

Mi piacerebbe uscire con Mattia” concluse Teresa con un sospiro.

Provaci”

Una parola! Quel giannizzero di Laura gli monta una guardia spietata. Guai chi lo tocca! Dovevi vedere, quando se ne è accorta. Se non fosse stato per Giacomo, …”.

Non ho notato nulla” disse Alba delusa.

Uno spettacolo. Peccato che l’hai perso”.

Lascia fare a me. Matteo mi ha invitata a visitare la sua azienda, posso convincerlo a passare tutti e quattro un fine settimana in Riviera” le disse, stringendole un braccio.

Mentre le due ragazze parlottavano sottovoce, dietro di loro Matteo e Lorenzo chiacchieravano sulla mattinata appena trascorsa.

Bel puledrino da domare è Laura” disse Lorenzo.

Chissà se Mattia ci riuscirà?” rispose Matteo, sollevando un sopracciglio per la perplessità sull’esito positivo dell’impresa.

Ha un bel caratterino, senza dubbio, ma è una bella ragazza”.

Ci fai un pensierino?”

Anche due”.

Matteo rise alla precisazione e pensò che ci sarebbero state delle scintille giganti visto le personalità di entrambi.

Perché ridi?” gli chiese Lorenzo sorpreso.

Perché ci vuole la pazienza di Mattia per resistere a Laura senza mandarla subito a quel paese” replicò serio Matteo.

Ora non ci penso. La coppia al momento funziona ma se capitasse l’occasione, ci proverei” affermò deciso.

Auguri” e gli diede una pacca sulle spalle.

Che ne dici di Betta e Giacomo?” domandò Lorenzo al compagno, cambiando il tema della chiacchierata.

Mi sembra una bella coppia ben assortita. Sono rimasto allibito alla scenata di gelosia, quando Giacomo ha bloccato Laura, che voleva precipitarsi come una Erinni su Mattia e Teresa. Francamente sono rimasto basito” gli rispose Matteo.

Anche a me sembra che funzioni. Scena di gelosia?” disse sorpreso.

Sì. E’ scoppiata in lacrime, quando li ha visti abbracciati. Poi non è stata tenera col ragazzo, quando l’ha lasciata”.

Quella Laura riesce sempre a creare problemi ma mi piace decisamente”.

Beh! Preferisco un altro genere di donna” concluse Matteo.

Giacomo qualche metro dietro i due ragazzi, teneva abbracciata Betta, che visibilmente mostrava negli occhi di aver pianto.

Non capisco la tua gelosia. Tra me e Laura non c’è nulla, Ma proprio nulla!” disse accalorandosi il ragazzo.

Non ci credo” replicò convinta delle sue parole.

Allora non hai fiducia in me” replicò amareggiato.

E’ stata la tua ragazza” continuò, scuotendo la testa.

Che parola grossa! Non sono mai uscito da solo con lei”.

Bugiardo. Almeno due volte”.

No. C’erano Eva e Marco” mentì il ragazzo. “Puoi chiederlo a loro”.

Betta strinse le labbra sottili, mentre una lacrime scese sulla guancia.

Capisco che sei nervosa e irritabile, quando ti devono venire. Ma non mi sembra il caso di litigare per un abbraccio, fatto per evitare situazioni di pericolo” disse Giacomo deluso e avvilito.

Visto che lo sai, dovevi evitare di comportarti così”.

L’ho fatto d’istinto e l’avrei fatto, anche se invece di Laura ci fosse stata un’altra ragazza” replicò cercando di addolcire il tono della voce.

Beh! Non mi va che tu stia troppo vicino a Laura”.

D’accordo. Eviterò ogni contatto. Ma mi sorprende che tu sia gelosa”.

Non solo di Laura ma anche delle altre ragazze! Ti amo, Giacomo e non voglio perderti”.

Anch’io, Betta” rispose convinto il ragazzo, baciandola sulle labbra.

A chiudere la fila c’erano Eva e Marco, che apparentemente erano fuori dal qualsiasi screzio. Si tenevano per mano e parlavano sottovoce, come tutti gli altri.

Questa visita al Borgo produce molta tensione” esordì Marco.

Direi di sì. C’è troppo nervosismo nell’aria. Laura ha sempre i nervi a fior di pelle, aggressiva e gelosa”.

Concordo in pieno con te. Non era il caso di scattare in quella maniera alla vista di Mattia e Teresa abbracciati in mezzo al fiume” convenne Marco.

A Mattia non ne frega nulla di Teresa. E’ innamorato di Laura…”.

Come fai a saperlo?” le domandò il ragazzo.

Secondo te, se non lo fosse, avrebbe resistito tutti questi mesi? Ha un caratterino tutt’altro che dolce, la ragazza!”

In effetti Giacomo l’ha piantata senza pentirsi quasi subito e si trova a meraviglia con Betta”.

Non ho capito l’atteggiamento di Betta. Prima a litigarsi con Matteo per una battuta innocua, poi la scenata a Giacomo perché ha fermato Laura. Di solito l’ho vista tranquilla e serena, pronta a ribattere con garbo alle frecciate”.

Forse è nei suoi giorni critici” ribatté Marco.

Può darsi benissimo. Ci sono donne che sono intrattabili durante il ciclo, anche se non mi è sembrato che abbia le mestruazioni” replicò Eva.

Di Lorenzo e Matteo cosa ne pensi? Matteo è la prima volta che lo vedo e mi ha dato l’impressione del bravo ragazzo senza troppi grilli per la testa. Sai cosa fa?” le domandò.

Mi pare, non ne sono molta sicura, che abbia un’azienda agricola a Cesena. Sì, mi ha destato una buona sensazione sia come maturità sia come carattere. A parte la battuta che ha fatto arrabbiare Betta, parla a proposito, senza ironia ed evita di ferire l’interlocutore. Non mi pare poco”.

E di Lorenzo, che dici? Si nota subito che è abituato a dirigere con mano ferma senza mai dare l’impressione di prevaricare. Decide con rapidità e senza esitazioni. Credo che sia un buon acquisto per il gruppo”.

Concordo con te nell’analisi. L’unico dubbio è che forse ci saranno scontri con Laura, perché entrambi vorranno comandare. Ma credo che alla fine prevarrà Lorenzo”.

Sì, ne sono convito anch’io” disse Marco, ridendo.

Laura e Mattia erano ormai prossimi all’ingresso del Borgo, quando la ragazza si fermò.

Dopo un attimo di silenzio esclamò: “Non senti dei passi?”

Mattia udiva solo lo scalpiccio dei compagni dietro di sé ma prima di affermare che udiva dei passi che erano del resto del gruppo, le pose una domanda: “I passi di chi?”

Come di chi?” gli disse irritata. “Del Borgo!”

Mentalmente tirò un sospiro di sollievo per non avere fatto la battuta che aveva in mente.

Sì, ora che lo dici mi pare di udire dei passi pesanti, che non possono appartenere agli altri” le rispose diplomaticamente, perché in realtà aveva sentito solo quelli di chi saliva verso il Borgo.

Sei un bugiardo. Si vede…”.

Non mi credi? Ancora pochi passi poi si fermerà davanti da noi” ribatté con aria angelica.

Si voltò verso gli altri che si erano fermati qualche metro più indietro e disse: “Il Borgo sta arrivando”.

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Ringrazio Nichierenelena

Ringrazio Nichererelena per avermi nominato per il Liebster Award.
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UNDICI DOMANDE PER ME.
1) Che bambino sei stato? Impertinente e un bastian contrario
2) Qual è il tuo libro del cuore? Il libro del cuore? La lista è lunga, troppo. Qualcuno (dei libri) potrebbe offendersi
3) Quali sono le tue scarpe preferite? Mocassino di pelle morbida da costituire da fasciare il piede in modo delicato.
4) Puoi descrivere la persona che odi più al mondo? Fondamentalmente non provo odio nei confronti di nessuno. Non fa parte di me.
5) Qual è la città che ami di più? Perché? Sono molte, quelle nelle quali ho vissuto ma la preferita è la città natale, Ferrara.
6) Che musica ascolti? Classica. Mozart e Vivaldi su tutti.
7) Uomo/donna famoso con cui uscireste a cena? Bella domanda senza risposta. Direi nessuna. Preferisco una donna anonima.
8) Qual è il tuo incubo ricorrente? Mai avuti incubi. Sembra strano ma è così.
9) Hobby preferito? Leggere. Però non è l’unico.
10) Ascolti le conversazioni degli estranei? Se si, perché? No, non me frega nulla di quello che altri dicono.
11) Potrai mai perdonarmi per queste domande idiote? Come no! Sei già perdonata, perché sono stato al gioco.
Dire undici cose su di me? É alquanto difficile e complicato. Non ci sono mai riuscito. Non ci proverò adesso.
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L'incontro – Capitolo 21

Eccomi, eccomi. Non potevo mancare all’appuntamento settimanale con questo racconto. La ventunesima puntata è in linea sul mio blog secondario. Corrette, senza spingere, perché c’è postro per tutti i vostri commenti.
Buona lettura.

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Il mazzo di fiori – seconda parte

Eccoci con la seconda parte, la prima la trovate qui. Per il momento mi fermo ma non è improbabile che la possa continuare seguendo un’idea pellegrina che mi ha sfiorato. Dunque non ci saranno altre prosecuzioni e ritenetela conclusa.
 

La segue con l’occhio vigile e lucido, poi con le gambe. La può lasciare correre avanti in tutta tranquillità, perché sa perfettamente dove sta andando. Ludmilla è un libro aperto, come quelli che compra in libreria.

Quando la vede scomparire nell’ingresso dell’azienda dove lavora, accelera il passo, perché deve tornare in ufficio.

La ragazza non si è accorta di nulla, assorta nei suoi pensieri, ma non le era possibile perché ignora l’identità di quella misteriosa persona. Passata la portineria, sale le scale e entra nell’ufficio ancora vuoto. Si siede e osserva il mazzo con cura come se una folgorante ispirazione la guidasse a capire da dove arriva. La carta è anonima, la confezione potrebbe essere di un fiorista qualsiasi.

“Di sicuro non viene da un posto remoto tramite un servizio tipo Interflora. Di negozi di fiori non ce ne sono molti in città. Sono rimasti in pochi. Ma quale sarà?” si domanda, riafferrando il biglietto che era scivolato fuori dalla tasca.

Torna a guardare le rose, che non paiono soffrire la mancanza di acqua. Le sembrano vive, pronte a sorriderle, forse in modo enigmatico.

“Stasera come le porto a casa?” riflette, ricordando che non ha vasi adeguati. Non ci pensa per nulla di lasciarli in ufficio ad appassire.

«Rimane il problema dove collocarli. Comprare un vaso non ci penso proprio. Ma come faccio?» riflette, mentre un brivido le corre lungo la schiena.

“Ciao”.

Ludmilla sobbalza per lo spavento.

“Ti ho fatto paura?” domanda Teresa visibilmente dispiaciuta.

“Ero soprappensiero” risponde sollevando gli occhi.

“Non sei andata a casa?”

“No, non ne avevo voglia. Sono rimasta in città a gironzolare un po’…”.

“E a fare lo Sherlock Holmes!” soggiunse la collega.

Ludmilla arrossisce e non replica.

“Trovato qualcosa?” le chiede Teresa.

“No”.

“Eppure in qualche modo sono arrivati fin qui. Di certo non in volo”.

“Sì ma non capisco il gesto”.

“Un tuo ammiratore segreto!”

“Tanto segreto che non so come ringraziarlo” conclude Ludmilla con una punta di inquietudine.

Le viene un dubbio perché a presidiare la portineria si alternano due gruppi. Quello del mattino stacca alle 14 e quello del pomeriggio stacca alle 22.

“Forse sono arrivati ieri sera” dice in un sussurro, abbandonandosi sullo schienale della poltrona.

“Cosa?” domanda Teresa che non ha ben compreso quello che la collega stava borbottando.

“I fiori”.

“Come sono arrivati?”

“Non lo so ma vado a sentire il secondo turno, quello pomeridiano” dice alzandosi di scatto per precipitarsi fuori.

Arrivata in portineria trova due guardiani differenti rispetto alla mattina.

“C’eravate voi ieri pomeriggio?”

“Certamente. Come tutti i giorni di questa settimana” risponde uno dei due.

“Per caso hanno consegnato dei fiori per Ludmilla Cherchi?” domanda speranzosa.

“Sì. Perché?”

“Ah!” esclama felice. “Chi li ha consegnati?”

“Non saprei dirlo con certezza. Era un ragazzo coi capelli lunghi”.

“Ma no! Hai visto dei film!” esclama il collega. “Era una ragazza talmente magra che avrebbe potuto essere scambiata per un ragazzo”.

“Ma non ha detto nulla?” richiede con la speranza di scoprire qualcosa.

“Solo questo ‘Devo consegnare questo mazzo di rose alla signorina Ludmilla Cherchi’ e io l’ho accompagnata nel suo ufficio, perché pensavo che fosse ancora dentro”.

“Accidenti. Ieri pomeriggio ero in permesso” borbotta delusa.

Ringrazia i due guardiani e ritorna a capo chino in ufficio.

“Allora Sherlock?” le domanda ironica Teresa.

“Ne so quanto prima. E’ venuta una ragazza ieri pomeriggio alle diciotto. Chi sia e da quale fiorista sia stata incaricata non lo sa nessuno” replica affranta e delusa.

“Ha scelto un orario curioso per una consegna” nota con un pizzico di ironia la collega.

“Sì. Insolito e ben scelto per rimanere anonimo. I guardiani, non avendomi visto uscire, hanno pensato che fossi in straordinario e l’hanno accompagnata fino al nostro ufficio, trovandolo vuoto”.

“Per forza! Ero uscita un quarto d’ora prima. Però non sono convinta della casualità della consegna”.

Ludmilla rimane in silenzio e riprende a lavorare, anche se distratta dal pensiero di scoprire l’anonimo ammiratore.

Mentre la ragazza è immersa in mille congetture, un’altra persona sorride beffardamente.

“Immagino che sia in preda di mille dubbi nel tentativo vano di scoprire chi le ha mandato quel mazzo di fiori”.

Una telefonata interrompe le sue riflessioni che riprendono al termine della lunga conversazione.

“Ti conosco troppo bene per fare passi falsi. So quali sono i tuoi orari, quando sei in ferie. Non c’è angolo della tua vita che mi sia ignoto. Ti ho studiata, analizzata. Voglio rendere la tua vita…”.

Un nuovo squillo mette fine a questi pensieri.

Ludmilla alle cinque esce come al solito con un grande mazzo di rose. Prende la Bianchi e posa nel cestino davanti i fiori. Pedala con calma per evitare che cadano per strada.

Una macchina si stacca dal marciapiede e la segue a distanza.

Si muove lenta nel traffico cittadino, quando all’improvviso si ferma di schianto contro il muro del giardino Pareschi.

“É morta!”

“No, respira ancora!”

“Ti dico che è morta!” ribadisce una donna. “Guarda quando sangue esce dalla testa e scivola di lato dalla bocca”.

Sirene e lampeggianti blu appaiono sulla scena. Si fermano e prestano soccorso.

“Servono i pompieri!” dice concitato uno del 118.

Ludmilla pedala tranquilla, ignorando che una macchina la seguiva e adesso è immobile sul marciapiede contro un muro.

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Il Borgo – Capitolo 45

Ottime queste brioche” disse Lorenzo con la bocca piena.

Non male nemmeno il caffè. Peccato che fosse appena tiepido ma poteva essere peggio” esclamò Matteo.

Casa pretendevi? Che fumasse ancora?” lo rimbeccò leggermente indispettita Betta. “Di grazia che il barista ci abbia dato queste tazze thermos per tenere al caldo caffè e tè”.

Come sei suscettibile” disse Alba, che provava a uscire dal guscio.

Ma ci dobbiamo litigare per il nulla?” domandò Mattia per smorzare quell’accenno di polemica. “Siamo qui, rilassati al sole a goderci questa bella domenica e dobbiamo punzecchiarci?”

Scusa Betta. Non era mia intenzione accendere una discussione polemica. Matteo non intendeva muoverti un appunto…” cercò di dire Alba.

Matteo ha bisogno dell’avvocato difensore?” replicò acida la ragazza.

Calma, calma!” disse Giacomo, abbracciandola. “Stiamo creando una tempesta perfetta in un bicchiere d’acqua”.

Finita la colazione, io e Alba laviamo le tazze e poi passiamo il fiume. Andiamo a trovare il Borgo” esclamò Laura, insolitamente silenziosa e calma fino a quel momento. Quelle chiacchiere la stavano annoiando.

Matteo rimase taciturno. «Hanno già parlato a sufficienza le ragazze. E’ inutile mettere altra legna sul fuoco» rifletté, mentre finiva di sorseggiare il suo caffè.

Giacomo trascinò fuori dalla tenda Betta, che aveva gli occhi pieni di lacrime. Si sedettero su un masso nelle vicinanze del Santerno. La lasciò sfogare, tenendola dolcemente fra le sue braccia, prima di cominciare a parlare.

Sono nervosa, lo sai il perché” gli disse, avviando il discorso. “Dopo che…”.

Lo so. Ma non era il caso di rispondere a Matteo così piccata. Alla fine intendeva dire che poteva essere freddo e disgustoso e invece era tiepido e bevibile”.

Dopo che avevo fatto gli occhi languidi al barista per ottenere quelle tazze, mi sento dire che … ‘peccato che sia tiepido’! E’ stato più forte di me” replicò decisa.

Va bene. Hai ragione ma ormai la discussione si è ricomposta. Alba si è scusata. Tu ti sei sfogata. Torniamo e prepariamoci a passare il fiume. Te la senti?”

Certamente! Perché non dovrei?”

Lorenzo ha preavvertito che il passaggio non sarà una passeggiata. Se non ti senti sicura, ti faccio compagnia. Possiamo fare due passi verso la cascata dei Briganti che è ricca d’acqua. Deve essere spettacolare il salto”.

Nessun problema. Sono sicura di farcela! Grazie, Giacomo per le attenzioni” gli disse prima di baciarlo sulle labbra.

Si alzarono e abbracciati si ricongiunsero al resto del gruppo. Erano già pronti per la spedizione, aspettavano solamente il ritorno dei due ragazzi. Avevano preparato tre zaini con le cibarie e le bevande, nel quarto misero la cassetta del pronto soccorso, una stuoia e qualche altro indumento da usare in caso di necessità, il quinto conteneva qualche attrezzo.

Lorenzo assunse il comando delle operazioni.

Gli zaini li portiamo noi ragazzi, mentre le ragazze saranno leggere…”. Fece una piccola sosta sperando che l’ultima battuta strappasse qualche sorriso.

Io e Mattia accompagneremo le ragazze. Comincio con Alba. Poi Mattia porterà Teresa. Poi sarà il turno di Eva, Betta e per ultima Laura. Quando le ragazze saranno al sicuro al di là del fiume sarà il turno di Marco, Giacomo e Matteo”.

Il ragazzo li guardò per cogliere nei loro visi dubbi e incertezze, prima di proseguire.

Una sola raccomandazione. Non sarà difficile ma nemmeno facile. Fatte attenzione dove posate i piedi. Basta che seguiate i nostri passi. Vi indicheranno il passaggio sicuro. Ci sono diverse tavole che si muovono e ondeggiano ma non c’è nessun pericolo. Quindi non fattevi prendere dal panico. Metterete questa cintura con moschettone e agganciatela alla corda. Serve per evitare di finire a mollo in caso di passi falsi”.

Lorenzo dopo gli ultimi consigli cominciò a traghettare Alba. Si fermarono più volte ma con gli incitamenti di Lorenzo raggiunsero l’altra sponda.

Non appena i due ragazzi furono di nuovo sul solido della terra, Mattia iniziò l’attraversamento con Teresa.

Laura fremeva nel vedere il suo ragazzo che guidava quella che secondo lei avrebbe potuto costituire un pericolo. Li osservò e cercò di captare cosa si dicevano. I due ragazzi, arrivati a metà del ponte, si fermarono. Le parve di udire qualche brandello di parola ‘Forza… Niente paura…’. Erano fermi da un’eternità, così le pareva, e Teresa era irremovibile a non proseguire.

Forza, Teresa” le diceva dolcemente Mattia. “Non possiamo stare qui in eterno”.

Ho paura. Abbracciami” gli rispose la ragazza, decisa a non procedere senza l’abbraccio del ragazzo. «Se non lo faccio ora, non ci sarà altra occasione» rifletteva furbescamente. «Laura starà schiattando dalla rabbia!»

E’ pericoloso. Le tavole sconnesse reggono il peso di una persona sicuramente ma di due non lo sappiamo” le replicò un po’ innervosito. “Lorenzo ci sta dicendo di sbrigarci”.

Un abbraccio o non mi muovo”

A malincuore Mattia la abbracciò e immaginò la faccia di Laura, vedendo la scena.

«Sì, sì! E’ proprio il mio uomo! Farei all’amore qui, anche se si rischia di finire in acqua» diceva fra sé, mentre provava brividi di piacere.

Ora sono confortata dal tuo calore” gli disse, avviandosi verso l’altra sponda.

Laura, osservando Mattia che teneva Teresa fra le braccia, si lanciò verso il ponte per raggiungere i due amanti inferocita e gelosa.

Fermati!” le ingiunse Giacomo, bloccandola.

Betta sbiancò, vedendo il suo ragazzo che stringeva Laura. «No, non è possibile! Non posso crederci!» Le lacrime spuntarono per incanto. «Sono emotivamente instabile, irritabile e nervosa quando sono in prossimità del mio ciclo. Oggi ne stanno capitando troppe».

Marco e Eva si guardarono in faccia senza dire nulla. La scena era eloquente.

Il gruppo è troppo numeroso” sussurrò il ragazzo, mentre la compagna annuiva convinta. “Se era complicata la gestione in pochi, ora è veramente problematica”.

Matteo guardava sorpreso la scena: Betta in lacrime, Laura agitata come un’ossessa, Giacomo che tentava di calmarla.

«Un litigio banale mezz’ora fa. Ora una scenata di gelosia. Cos’altro succederà prima di sera?» si diceva, mentre attendeva con pazienza il suo turno.

Eva si avvicinò alla ragazza piangente, che apprezzò il gesto con un mesto sorriso. Le bisbigliò qualche parola di conforto, mentre si abbracciavano. Era riuscita a calmarla.

Lorenzo nel frattempo era arrivato per traghettare Laura, che si era tranquillizzata tra le braccia di Giacomo. In realtà doveva essere il turno di Eva, che con un cenno gli indicò che era opportuno un cambio nella sequenza programmata.

Presto” gli disse Laura impaziente. “Non mi va che Mattia resti solo con Teresa!”

Lorenzo la guardò stupito, perché non aveva ravvisato nulla di strano nella fermata in mezzo al ponte. Secondo lui era stata semplicemente preda di un attacco di panico.

Mi spiace” sussurrò Giacomo, cingendo le spalle di Betta. “Non potevo fare altrimenti”.

Ci hai messo troppo trasporto!” gli rispose, singhiozzando. “Lo sai che sono giorni particolari questi”.

Lo so ma la lasciavo attraversare il ponte? Sarebbe stato un azzardo pericoloso” replicò con calma e dolcemente.

Mi hai ferito”.

Ora calmati” le disse accarezzandole con dolcezza i capelli. “Non era mia intenzione, te lo giuro. Amo solo te”.

Non ci riesco” gli rispose come se non avesse ascoltato tutto il discorso.

Vuoi che rimaniamo di qua, noi due soli?”

No. Andiamo con loro. Mi passerà”.

Mentre Giacomo teneva fra le braccia Betta, Mattia arrivò per portare al di là del fiume Eva, che aspettava tranquilla il suo turno.

Pronta?”

Sì!”

Si avviarono sicuri verso il ponte.

Betta si sentiva sicura nel caldo abbraccio di Giacomo e lentamente riacquistò la calma per essere pronta ad attraversare il ponte con Lorenzo.

Senza dire una parola si incamminò dietro il ragazzo, che la guidò senza tentennamenti sull’altra sponda.

Marco restò defilato, osservando con attenzione i volti dei due compagni rimasti con lui: uno era teso, l’altro rilassato.

Matteo si avvicinò a Giacomo, assorto e preoccupato.

Ti stanno facendo dannare queste ragazze!” disse dandole una pacca amichevole sulla spalle.

Un poco”.

Una risata accompagnò la risposta. “Solo un poco?”

Diciamo così”.

Vedo che sono già arrivati di là. Vai tu. Così puoi tranquillizzare la tua ragazza” gli disse Matteo, incitandolo ad avviarsi.

Marco non disse nulla. Non aveva fretta né fanciulle da confortare, quindi poteva attendere.

Rapidamente e con sicurezza Giacomo attraversò il ponte e prese fra le braccia Betta, visibilmente scossa e nervosa.

Vai prima tu” disse a Matteo, quando dall’altra parte del fiume gridarono «Avanti il prossimo»..

Ma veramente avresti essere già col resto del gruppo” borbottò, guardandolo in viso. Solo in questo momento si accorse che era rimasto nell’ombra senza dire una parola o accennare a un moto di nervosismo. Aveva scattato qualche fotografia per ingannare il tempo.

Che importa? Ormai tutte le scalette sono saltate. Posso aspettare qui tranquillamente” replicò sorridente, dandogli una spinta a muoversi.

Con calma e senza mettersi fretta anche l’ultimo componente del gruppo giunse all’inizio della salita verso il Borgo.

Abbiamo perso molto tempo, molto di più del previsto” affermò Mattia, cingendo per le spalle Laura. “Stasera dobbiamo scendere per tempo, prima che il sole tramonti per evitare di attraversare il ponte col buio”.

Il gruppo si avviò verso l’appuntamento col Borgo.

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Ludmilla e Un mazzo di fiori – parte prima

Ludmilla scrive in data 24 settembre 2013 un bel post grazie dei fior e al termine chiedeva lumi ai suoi lettori. Un po’ tutti hanno detto la loro ma tra Ludmilla e Swann il botta e risposta è sfociato in una specie di sfida ovvero nella scrittura di un racconto che Swann ha postato sul suo blog. Molto interessante e bello. Letto e commentato, finché Swann mi ha chiesto di produrre una mia versione del post oginario di Ludmilla. Detto e fatto. Di seguito quello che la mia immaginazione ha creato.
O.T. Naturalmente ci sarà un sequel, che pubblicherò più avanti.
Buona lettura.
“Un mazzo di fiori?” esclama Ludmilla, quando dopo la corsa mattutina in bicicletta entra nell’ufficio.
Si avvicina curiosa e trepidante, perché ha visto anche il classico biglietto appuntato con la spillatrice al cellophan della confezione.
«Può un gesto bastare più di mille parole?»
Rimane interdetta e piacevolmente sorpresa. Fiori e parole per lei vanno a braccetto.
Ludmilla è una bella ragazza solare e allegra ma poco disponibile a dare troppa confidenza a chiunque. Nutre una certa diffidenza verso chi le da del tu al primo incontro, che le rifila pacche sulle spalle e le parla come se si conoscessero da quando si sono trovati una accanto all’altro nella nursery dell’ospedale.
“E no! Lasciami almeno il tempo di capire chi sei! Poi sono pronta a concederti tutta la fiducia che vuoi ma al buio no!” Era questa la classica riflessione che faceva quando incontrava per la prima volta una persona che si comportava così.
Tutte le mattine, inforcata la Bianchi da gran Turismo, fa i due chilometri che la dividono dall’ufficio. Immancabilmente sia col sole, sia con la nebbia. Con la pioggia e la neve ricorre al bus, che lei aspetta pazientemente alla fermata vicino a casa.
Alle sette la sveglia la tira giù dal letto e con gli occhi assonnati e semichiusi si dirige in cucina per mettere sul fuoco la moka per il primo caffè della giornata.
“Se avessi un compagno…” riflette appoggiando il capo sul bancone, pronta a schiacciare un nuovo pisolino nell’attesa di sentire il gorgogliare che profuma di caffè. “Se avessi un compagno, me lo porterebbe a letto. Invece…”. Un nuovo lungo sospiro accompagna l’aroma inconfondibile che risveglierebbe anche una morta di sonno come lei.
Dopo la solita trafila del bagno per i trucchi e del rovistare nell’armadio alla ricerca di qualcosa da indossare scende nel box per recuperare la Bianchi dalla tipica livrea azzurra e farsi i due chilometri che la separano dall’ufficio.
Tutte le mattine di ogni mese, estate e inverno, è la consueta pedalata che la sveglia totalmente, sentendo il frusciare del vento sulla pelle del viso.
“Oggi è il 20 settembre ed è venerdì. La settimana si chiude qui e domani è il primo giorno d’autunno” dice Ludmilla che sta entrando nell’ufficio, scoprendo che un ignoto ammiratore le ha fatto un omaggio floreale. Rosse rosse e bianche con qualche rametto di verde a far da cornice.
Si volge verso Teresa, la compagna con la quale condivide quello spazio, per interrogarla sull’ipotetico spasimante, perché nel suo immaginario pensa immediatamente al più classico dei principi azzurri, che arriva sul destriero bianco. Istantaneamente scaccia questa fantasia improbabile, perché finora del mitico principe azzurro non ne ha scovato le tracce. In realtà finora non ha incontrato nessuno di suo gradimento.
“Chi ha portato il mazzo?” le chiede con un filo di voce appena tremolante.
“Non lo so” risponde candida. “Era già qui, quando sono arrivata”.
“Eppure non può esserci arrivato da solo” replica Ludmilla con tono più rinfrancato.
“Chiedi in portineria. Forse loro lo sanno. Di certo è passato di lì”.
Detto e fatto: fa un salto all’ingresso ma la curiosità rimane intatta. Nessuno sa nulla. Nessuno ha visto entrare un mazzo di fiore. Nessun fattorino ha consegnato fiori.
“Forse” azzarda uno degli addetti. “Forse era nascosto sotto un impermeabile…”.
“Ma non è presto?” domanda stupita.
“Qualcuno lo porta già” risponde pronto.
“Chi sono i freddolosi?” chiede con tono incalzante Ludmilla.
“Non lo so” replica infastidito, alzando le spalle.
Delusa ritorna sui suoi passi. Il mistero continua. Anzi diventa più fitto.
“Non è possibile che si sia materializzato da solo” ragiona, rileggendo quel cartoncino color crema, dove una mano ignota ha vergato «Può un gesto bastare più di mille parole?» con una penna stilografica e inchiostro color seppia, perfettamente intonato al biglietto.
“Chi può essere?” si domanda nuovamente rigirando tra le mani quel rettangolo di carta di Pineider, raffinato e importante.
Si siede e tenta di concentrarsi sul lavoro. Niente da fare, il pensiero è fisso come un chiodo nel muro. Osserva colleghi e colleghe, quando entrano per conferire con lei nella speranza di cogliere un segno, un impercettibile indizio della mano misteriosa che ha vergato quella frase, che continua a frullare nella testa.
Qualcuno entra, lanciando un’occhiata distratta al mazzo che sta in modo appariscente sulla scrivania. Altri non lo notano per nulla come se fosse trasparente. Alcuni sorridono e azzardano un commento sul tipo «Compi gli anni?».
Nemmeno le telefonate sono d’aiuto. Tutte impersonali, distaccate, nessuna battuta o commento. Nulla di nulla. L’ansia di sapere cresce senza che uno spiraglio la illumini.
La mattina scorre lenta come se il fiume impetuoso, che scandisce il tempo, sia diventato un rigagnolo appena accennato, dove l’acqua ristagna tra i sassi.
Finalmente scocca l’ora della pausa pranzo. Ludmilla di solito inforca la sua Bianchi e con pedalate eleganti e decise torna nell’appartamento da single dove abita. Oggi però non ne ha voglia, preferisce fermarsi nel bar sotto l’ufficio a farsi un tramezzino e un bicchiere di vino bianco. Vuole camminare, riflettere, smaltire la curiosità. E pensa, mentre oziosa percorre i portici del Duomo. Le vetrine non la catturano, le persone sono fantasmi, mentre cerca di dare un senso a quel biglietto.
“Chi conosce la mia morbosa passione per la lettura?” si domanda, rigirando per l’ennesima volta quel biglietto.
Nessuna risposta fa capolino. Nell’ambito lavorativo nessuno è a conoscenza questo suo smodato amore per i libri. Mai una volta ha portato con sé al lavoro un volume, nemmeno tenendolo nascosto nella capace borsa che porta a tracolla. Nessuno di sua conoscenza l’ha sorpresa a leggere né di nascosto né apertamente.
Alla ricerca del biglietto fruga di nuovo nelle tasche, dove l’ha riposto. Si siede su una panchina all’ombra di una maestosa quercia e lo esamina con attenzione.
“Questa grafia è maschile o femminile?”
Nota le lettere arrotondate senza svolazzi, ordinate e precise. Consonanti e vocali sono unite tra loro, esattamente allineate come se posassero su un ipotetico filo perfettamente diritto.
“Potrebbe essere un uomo come una donna. Nessun indizio dichiara il sesso dello scrivente”.
Continua a pensare al maschile, non disdegnando una mano femminile.
“Chi usa ancora la stilografica?” si domanda incredula. “Ma sì! Solo un uomo potrebbe farlo! Solo un uomo sui quarant’anni potrebbe avere il vezzo di utilizzarla come indice di originalità e distinzione”
Di nuovo ripone con cura nella tasca interna della borsa il prezioso cartoncino e riprende la via dell’ufficio.
Mentre cammina assorta e dubbiosa, un viso la osserva e sorride.
“Quante volte ti ho vista entrare da Feltrinelli e sederti nel salottino a leggere qualche pagina di un libro. Quante volte sei uscita dalla libreria con un romanzo sotto il braccio” riflette sorridente. “Un mazzo di fiori ti ha spiazzata”
 
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L'incontro – Capitolo 20

Non può mancare, nonostante alcuni problemi che mi tengono impegnato, la pubblicazione del nuovo capitolo, arrivato al ventesimo, de L’incontro.
Buona lettura amici e naviganti.

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Il Borgo – Capitolo 44

Matteo e Alba fecero un lungo giro intorno alla ricerca di legna da usare per il fuoco senza trovare nulla a parte qualche ramo secco trasportato dalla piena del fiume sul prato.

Penso che non troveremo nulla” disse Alba affranta e scoraggiata. “Non vedo né alberi né cespugli. Inoltre non abbiamo nessun attrezzo per tagliare i rami”.

Proviamo ad arrivare in paese. Può darsi che ci sia qualche anima pia che ci venda qualche ciocco restato dall’inverno” replicò il ragazzo, prendendole la mano e incamminandosi verso Moraduccio.

Cosa fai? Studi?” gli chiese la ragazza, che sentiva il calore trasmesso dal contatto.

Lavoro con mio padre” rispose col fiatone per via della salita. “Finito il liceo, non avevo nessuna voglia di andare all’università e quindi …”

La ragazza l’osservò con attenzione. Era molto più alto di lei coi capelli biondi e aveva un fisico robusto. Non grasso ma aitante e muscoloso.

Sei altissimo” gli disse, notando la differenza di statura.

Non c’è male. Il mio metro e ottanta si vede” rispose ridendo. “Ma tu che fai di bello?”

Studio. Sono all’università di Bologna. Economia aziendale. Corso triennale. Sono al secondo anno”.

Ti ammiro. Non ce la facevo proprio a passare i miei giorni sui libri. Ho preferito dedicarmi all’azienda agricola paterna. Alzarmi presto, stare all’aria aperta, gestire il mio tempo per me è più stimolante che studiare”.

Matteo la guardava mentre Alba arrancava dietro di lui, quasi trascinata a forza. La trovava di suo gradimento. Rotondetta ma non grassa, una bella massa di capelli bruni che incorniciavano il viso di un bel colorito sano. Era un po’ troppo bassa per i suoi gusti ma il resto delle curve andava bene.

Cammino troppo in fretta?” le chiese, vedendola avanzare a fatica affannata.

Veramente … questa salita non finisce mai! Sono tutta sudata!” rispose con fiato corto.

Ci fermiamo. Così riposi un po’ e ti riprendi”.

Sì. Una sosta è quello che ci vuole” disse rinfrancata.

Sediamoci su quel masso”.

Dunque lavori nei campi. E’ faticoso?”

No. Ora è tutto meccanizzato. E poi io controllo chi lavora per noi, anche se mi piace guidare il trattore”.

Ma non è pericoloso? Ogni tanto leggo di qualcuno che ci rimane sotto” gli domandò sgranando gli occhi.

Quando si usa in collina, si corre questo rischio, se non si fa attenzione. Sui campi in pendenza usiamo mezzi dotati di sicurezze in caso di ribaltamento” le rispose sorridente.

Cosa coltivate?” gli domandò curiosa, seduta ai margini della strada.

Alberi da frutta. Pesche nettarine per lo più ma anche kiwi e ciliegie. Poi due campi di erba medica per le mucche”.

Urca! Sei un possidente terriero!”

Magari!” disse riprendendo a salire. “Qualche centinaia di pezze. Ne servirebbero circa altrettanti per essere ottimali. Però il lavoro non manca comunque”.

Pezze?”

Sì, pezze. All’incirca trenta ettari” rispose ridendo, mentre osservava la faccia stupita di Alba.

Ne so come prima” replicò mostrando meraviglia e curiosità. “Mi piacerebbe visitare la tua azienda”.

Quando vuoi, mi telefoni e ci mettiamo d’accordo”.

Mentre chiacchieravano, arrivarono in paese. Quattro case allineate lungo la strada con un negozio di alimentari.

Non vedo nulla” disse delusa la ragazza.

Chiediamo a quel vecchio” le rispose, avviandosi verso un anziano che fumava la pipa seduto fuori dalla porta.

Mi scusi” gli chiese Matteo, mettendosi davanti. “Sa se qualcuno può venderci un po’ di legna?”

Per farne cosa?” gli domandò con tono piatto.

Ci serve per il fuoco” replicò il ragazzo, riflettendo sulla domanda sciocca che aveva avuto una risposta ovvia.

No. Nessuno vende della legna. Se vuole gliene posso dare una cassetta della mia. Di più non posso”.

Ehi! Ma quello è Giacomo!” esclamò contenta Alba, sbracciandosi per farli fermare.

Va benissimo” gli disse Matteo. “Quanto le devo?”

Quanto? Un po’ di tabacco” rispose mostrando una bocca sdentata.

Ma non vedo una tabaccheria …”.

La prossima volta che capiti qui, se ti ricordi”.

Allora grazie! Sicuramente me ne ricorderò”.

Trinciato Italia e una busta aromatica” precisò l’anziano.

Il ragazzo sorrise per la precisione dell’ordine, allontanandosi con la cassa verso la macchina, ferma ad aspettarlo.

Grande, Giacomo!” disse Matteo sollevato. “Carichiamo questa cassa di legna nel baule!”

Il pensiero di tornare giù con quel peso non gli andava molto a genio.

Mentre tutti erano indaffarati nelle varie mansioni, Laura cercava di rimettere ordine dentro la tenda.

Aiutami a portare fuori i sacchi a pelo” ordinò secca a Teresa. “Li distendiamo bene al sole a prendere aria”.

La ragazza non disse nulla e cominciò a raccoglierli per portarli all’aperto.

«E’ veramente indisponente» rifletteva mentre li disponeva con cura al sole. «Acida come una vecchia zitella. Non accetta di essere messa in secondo piano. Lei vuol essere sempre la prima donna. Povero Mattia, se è il suo ragazzo!»

Laura spazzava con furia l’interno della tenda come se avesse un diavolo per capello.

«Questa sciacquetta sembra una mummia. Ma sono queste gatte morte le più pericolose. Ti distrai, le sottovaluti e loro quiete quiete, lavorando sott’acqua, ti fottono il ragazzo» diceva a se stessa, sbirciandola di nascosto.

«Giacomo è perso dietro a Betta» ragionava mentre aiutava Laura e sistemare l’interno della tenda. «Mattia pende dalle labbra dell’arpia. Matteo è un bel ragazzo. Alto, biondo. Di poche parole. Non male ma non so ancora se sia il mio tipo. Non è scoccato nulla, vedendolo. Lorenzo è il vecchio del gruppo. Sarà vero? Posato, maturo e con le idee chiare. Dubito che mi abbia notata. Quello che preferisco è Mattia ma se ci provo quella è capace di cavarmi gli occhi!»

Cosa fai all’università?” le domandò brusca Laura, interrompendole le meditazioni.

Il terzo anno di Chimica” rispose asciutta.

Una laureanda!” esclamò ridendo.

Più o meno”.

Come più o meno?” le domandò stupita.

In effetti la laurea sarebbe il febbraio del prossimo anno, se tutto procede per il meglio. Quindi non è dietro l’angolo”.

Mi domandavo il perché ti sei unita al nostro gruppo” le chiese cambiando radicalmente argomento.

Inizialmente per curiosità. Poi per mettermi in gioco. Non ho mai fatto parte di nessun gruppo. Questa è la prima esperienza. Ho notato che siete tutti molto simpatici e determinati con le idee chiare. Penso che mi piacerà sicuramente”.

«Anche fin troppo» rifletté Alba. «Specialmente questa strega, che non si ferma mai, nemmeno davanti a un cancello sbarrato».

Laura rimase un po’ perplessa dalla motivazione. Pensò di essere stata un po’ precipitosa nel accettare la sua candidatura senza approfondire più di tanto. Se mai ci fosse stata un’altra occasione sarebbe stata più prudente prima di dire sì.

Cosa ti aspetti?” proseguì, mentre, sedute per terra al sole, osservavano Lorenzo e Mattia impegnati nel difficile attraversamento del fiume.

Cosa mi aspetto? Un’esperienza piacevole e stimolante che mi faccia crescere e maturare. Uscendo dal mio mondo casa, studio e amori, credo che stare con voi mi farà acquisire consapevolezza dei miei limiti e superare le mie paure” replicò con un tono decisamente serio. “Ma tu perché ti sei lanciata in questa avventura?”

Mi piacciono le sfide e questa era veramente grossa. E poi …” si interruppe nelle spiegazioni, domandandosi perché doveva spiegarle gli stimoli che aveva e la grande curiosità che l’animava.

Non aggiunse nulla, lasciando il discorso in sospeso, quando con la coda dell’occhio intravvide la Punto di Giacomo che scendeva verso di loro. Tirò un sospiro di sollievo, perché la conversazione non le andava a genio e aveva preso una piega non desiderata. Non aveva la minima intenzione di rivelarle le motivazioni della sfida.

Sta tornando Giacomo!” disse indicando con la mano la macchina che scendeva prudente. “Speriamo che porti caffè e brioche per fare colazione”.

Sento anch’io un certo languorino” disse Teresa, preparandosi a riceverli.

La giornata sembrava procedere nel migliore dei modi.

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Il Borgo – Capitolo 43

Un bel sole risvegliò, si fa per dire, il gruppo che in realtà aveva trascorso la notte in grande allegria gli uni stretti agli altri per combattere il freddo. L’aria era pungente, il cielo era sereno di un bell’azzurro intenso senza nemmeno un fiocco bianco di nuvole.

Stanchi, assonnati e con gli occhi arrossati per la lunga veglia i ragazzi uscirono alla spicciolata dalla tenda per assaporare sul viso quella bava di vento frizzante che li risvegliò quasi di colpo.

Come ci laviamo?” chiese Alba. “L’acqua è fredda”.

Lasciala al sole. Si riscalderà” rispose una voce dal tono spiritoso, suscitando risate e lazzi sarcastici. La ragazza mise il broncio senza replicare. Matteo si avvicinò e l’abbraccio, sussurrandole di non prendersela troppo: “Ci piace scherzare”.

«Se vuol lavarsi, l’acqua del fiume va benissimo» pensò la ragazza, scuotendo il capo.

Come ci organizziamo per la giornata?” esordì Laura per cambiare argomento.

Qualcuno va in cerca di cibo. Dobbiamo pur mangiare” rispose Giacomo, stringendo Betta. “Altri andranno a far legna per il fuoco per scaldarci”.

Non abbiamo fatto provvista ieri sera?” domandò Teresa.

Sì. Ma abbiamo spazzato via tutto. Ci sono rimaste le briciole. Per un passerotto possono anche andare bene” replicò ironico il ragazzo, suscitando nuove risate. “Quindi oggi ci si deve procurare altro mangiare o patire la fame. Io preferisco riempirmi la pancia”.

Anch’io” disse Mattia.

Penso di fare una ricognizione del ponticello semidiroccato per valutarne la pericolosità, se lo dobbiamo usare per passare di là. Se non c’è troppo pericolo, stenderemo qualche corda per attraversarlo in relativa sicurezza” aggiunse Lorenzo. “Poi qualcuno dovrà sistemare un po’ la tenda. Sembra un campo di battaglia”.

Io e Betta” disse Giacomo. “Ci occupiamo delle cibarie e della colazione”.

Qualcuno mi fa compagnia nell’ispezione?” domandò Lorenzo, guardandosi attorno.

Io” rispose prontissimo Mattia.

Matteo e Alba cercheranno un po’ di legna” esclamò delusa Laura che avrebbe voluto far coppia con Mattia e restare soli un paio d’ore, liberandosi di quella ragazza petulante. “Io e Teresa ci occupiamo del campo base”.

E noi che facciamo?” domandò Eva.

Siete liberi di fare i turisti” rispose Laura.

Perfetto” disse Marco. “Ottima occasione per scattare qualche foto della cascata dei Briganti”.

I due ragazzi, salutato il resto del gruppo si avviarono verso la cascata, tenendosi per mano.

Restate a portata di voce”.

Perché?” chiese Marco, fermandosi.

Tra un po’ arriva la colazione”.

Giacomo prese l’auto per raggiungere Castel del Rio alla ricerca di un bar aperto per caffè, thè, brioche e quanto avrebbe potuto servire per la giornata. Percorso lo stradello che conduceva a Moraduccio, videro un locale aperto con una vecchia insegna arrugginita «ALIMENTARI».

Fermiamoci” disse il ragazzo.

Ma sarà chiuso!” rispose Betta, rimasta fino a quel momento in silenzio.

Non costa nulla chiedere”.

D’accordo”.

Accostata la macchina vicino al negozio, i due ragazzi misero la testa dentro, vedendo una signora che stava pulendo il pavimento.

Ci scusi. Siamo un gruppo di ragazzi che hanno trascorso la notte vicino al greto del fiume dopo aver ripulito il parcheggio …” cominciò Giacomo avvicinandosi alla donna.

Siete voi che armati di ramazza avete fatto quello che il comune non ha fatto?” gli rispose sfoderando un sorriso e guardandoli in faccia stupita e contenta.

Sì” replicò laconico per riprendere il discorso. “Le chiedevamo se poteva venderci qualcosa da mangiare. Lo so che è chiuso ma se facesse uno strappo … tutti noi le saremo grati”.

La donna arricciò il naso prima di rispondere. Rifletté se era opportuno sfidare una multa nel caso che passasse una pattuglia di vigili oppure fregarsene e vendere loro qualcosa. Poi si avviò decisa verso il banco. «Mi sembrano dei bravi ragazzi che hanno lavorato per sistemare un’area per i turisti. Quindi ..» ragionò, infilandosi il grembiule bianco.

Cosa volete?” gli domandò con cortesia.

Formaggi e salumi. Se ci fosse del pane …”.

E’ di ieri … Sarà raffermo”.

Va bene lo stesso. Poi qualcosa da bere”.

Betta rimasta in silenzio aggiunse: “Vedo che avete delle salcicce e delle piadine già pronte. Anche quelle vanno bene”.

Mezz’ora dopo i due ragazzi soddisfatti caricarono nel baule della Punto due shopper di plastica piene di pacchetti, due cartoni di birra, due confezioni di acqua Levissima, un paio di bottiglie di vino che non sapevano come aprire.

Siamo stati ingenui per il vino” disse Betta salendo. “Se non si rompe il collo, come si leva il sughero?”

Vedrai che troveranno il modo di togliere il tappo, se lo vogliono bere. Non ti preoccupare” rispose il ragazzo, ridendo. “Ora a Castel del Rio alla ricerca di un caffè”.

Arrivati in paese si fermarono nell’unico bar aperto.

Buongiorno” disse Betta avanzando con un bel sorriso. “Vorremmo una dozzina di caffè da portare via, quattro thè e una montagna di brioche …”.

Avete qualcosa dove mettere le bevande?” le chiese il barista, vedendola a mani vuote.

Veramente no … Lei non avrebbe qualcosa da prestarci o da venderci?”

Veramente no … servirebbero dei thermos per tenerli un po’ caldi”.

Ecco proprio quelli …” insistette Betta con un sorriso smagliante. “Ve li paghiamo …”.

Se vi do’ queste tazze termiche, me le riportate?” domandò incerto l’uomo, che continuava a guardare la ragazza con curiosità stupito, perché il ragazzo, che era con lei, taceva.

Certamente! Le lasciamo 50€ di cauzione. Così sta più tranquillo …” continuò sempre sorridente.

Il barista la guardò e poi scoppiò a ridere.

Ha una faccia pulita che ispira fiducia! Sono convinto che riporterete indietro tutto! Non ho dubbi”.

La ringrazio tanto! Siete aperti nel pomeriggio?”

Si, fino a mezzanotte”.

Bene. Ci vedrà sicuramente prima di quell’ora”.

Erano le nove e mezza quando Giacomo e Betta rientrarono al campo base, urlando dal finestrino «Caffè, thè, brioches calde! Gratis per tutti. Venghino, venghino! Il bar è aperto! »

Lorenzo, in attesa del ritorno dei due ragazzi, si incamminò con Mattia verso la passerella semidistrutta, portando con sé una corda e qualche attrezzo che aveva nel baule della macchina.

Fa attenzione” gli disse prima di avviarsi sulle asse sconnesse e pericolanti. “Seguimi. Posa i piedi dove li metto io”.

Il ragazzo annuì, stando attento a come si muoveva.

Lorenzo si fermò per sistemare qualche legno che minacciava di sprofondare nel fiume, tastò con cura la tenuta di altre tavole, avanzò con prudenza.

Tieni” gli disse, allungandogli la corda prima di estrarre un piccolo attrezzo che usò per sistemare al meglio un’asse.

Con molte precauzioni arrivarono sull’altro lato del Santerno, che adesso scorreva tranquillo dopo le piene di marzo.

Con un po’ di prudenza si può usare. Certo in alcuni punti fa veramente paura. Però piuttosto che trovare un punto dove l’acqua è bassa, è meglio questo ponte. Mi sembra piuttosto gelida e camminare a piedi nudi dentro non dev’essere un’esperienza piacevole”.

Il ragazzo sembrava soddisfatto della ricognizione. Tutto sommato era meglio del previsto e le corde tese avrebbero assicurato una relativa sicurezza.

Mattia annuì, perché trovava il ragionamento di Lorenzo molto calzante. Ne aveva ammirato la padronanza di come si muoveva sulle assi che parevano sprofondare a ogni passo.

Pensi che le ragazze ce la facciano senza farsi prendere dal panico?” gli domandò. “Forse Betta e Laura sì ma le altre due mi sembrano molto impaurite come se avessero terrore della propria ombra”.

Giusto. Ci stavo pensando proprio anch’io. Alba e Teresa mi appaiono molto incerte. Ma speriamo bene” rispose.

Lorenzo verificò che la spalletta del ponte fosse sufficientemente solida e ancorata al terreno prima di annodare con cura un capo della corda.

Ora rifacciamo il percorso inverso, tirando questa seconda corda corda che può aiutare nel passaggio” disse avviandosi sicuro verso l’altra sponda, dove si trovava la tenda.

Erano a metà percorso, quando udirono le grida gioiose di Giacomo e Betta.

Arriviamo, arriviamo!” gridarono insieme i due ragazzi, mentre procedevano attenti e sicuri.

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