Riflessioni agostane

Aveva appena premuto invio che immediatamente era pentita come la prima volta quando gli aveva dato il numero.
“Se fosse in un qualche atollo sperduto del Pacifico sollazzato da una bella polinesiana,” diceva poco convinta Micaela “non leggerebbe il mio messaggio”, ma tra poco avrebbe dovuto ricredersi, perché non era in un atollo della Micronesia.
Si interrogava sulla molla che la spingeva a cercare Matteo e perché sentiva dentro di sé un’attrazione quasi incontrollabile verso di lui.
Era riuscita a resistere quasi un mese a non rispondergli, a non pensare a lui, a dimenticarlo fisicamente, poi nello spazio di un minuto aveva composto il messaggio senza rileggerlo spedendolo immediatamente prima di avere il minimo ripensamento.
Era nel letto con una leggerissima camicia da notte che frusciava sul corpo accaldato con carezze morbide e sensuali. Rifletteva e assaporava il piacere del tessuto sulla pelle, era stato forse questo contatto a risvegliare in lei il desiderio di Matteo o forse la tensione di quel mese intenso che era evaporata durante la notte come il sudore dal corpo.
Rifletteva. Era stata la cocciuta determinazione a non concedersi distrazioni, la chiave del successo, l’avere centrato l’obiettivo di quella estate calda ed asfissiante: avere in tasca il titolo della tesi.
C’erano ancora molti dubbi, molti punti interrogativi sul come avrebbe svolto il tema, con quali contenuti avrebbe riempito i fogli, ma conosceva l’argomento e questo le era sufficiente.
Rifletteva. Come avrebbe incastrato Matteo nel mosaico che stava componendo per il futuro, non le era ancora noto. Si domandava se la presenza di lui non fosse stata troppo ingombrante e dispersiva per il ruolino di marcia che si era imposta fino al febbraio del prossimo anno.
Questo era un punto importante, uno snodo cruciale, che doveva affrontare con la mente sgombra dal altri pensieri o non offuscata da emozioni e sentimenti. Ci sarebbe riuscita oppure sarebbe stato un flop colossale, ma non lo sapeva o almeno credeva di ignorarlo.
Rifletteva. Non le erano ancora chiari, quali sentimenti provava per quel uomo. Era innamoramento o era amore? Come poteva distinguere l’innamoramento dall’amore? E l’innamoramento cos’era?
Domande su domande senza risposte certe, mentre una sottile lingua d’angoscia si insinuava subdola nella mente di Micaela. Quel senso di euforica contentezza con la quale si era svegliata lasciava il posto all’ansia della solitudine e del dubbio.
I genitori erano lontani, Silvia era partita da qualche giorno con Gianni, la compagnia dei compagni di lavoro si era disciolta da qualche ora, Matteo non sapeva dov’era, lei si sentiva accerchiata dal silenzio e dalla solitudine.
Rifletteva. Lo scoramento stava prendendo il sopravvento sulla determinazione feroce che l’aveva sostenuta finora, quando un trillo le annunciò l’arrivo di un messaggio.
Si stava domandando perché aveva scritto “Mi sento sola e vorrei la tua compagnia”, testo ambiguo e sicuramente non veritiero, ma ormai la frittata era fatta senza possibilità di rimedio.
Quel trillo era come la fucilata per il condannato a morte. Aspettò, controllò il respiro che si era fatto affannoso, calmò i battiti del cuore che aveva accelerato il ritmo. La mente era in subbuglio con tanti pensieri contrastanti tanto che pareva un formicaio assalito da un nemico invisibile.
“Lo leggo o lo cancello?” si poneva come domanda insistente mentre la parte irrazionale si esercitava a braccio di ferro con la volontà decisa a resistere alla tentazione.
“Se lo leggo, saprò conservare la lucidità?” era la seconda domanda che esigeva una risposta.
“Perché mi pongo tutte queste domande?” farfugliò mentre guardava il display “Ricevuto messaggio – Leggi”
Sapeva perfettamente chi l’aveva inviato, perché era stata lei a sollecitarlo.
Però era terrorizzata dal leggerlo, perché temeva che la risposta fosse “Dovevi pensarci prima”. E se invece c’era “Tra un’ora sono lì da te”, come avrebbe reagito: contentezza o disappunto.
La confusione nella testa era totale, le pareva che fosse il mercato di Prato della Valle vociante ed assordante, dove a stento si riusciva a camminare.
Micaela si agitò nel letto appoggiata allo schienale col telefono in mano, mentre sentiva la camicia accarezzarle la pelle accenderle il desiderio.
Pigiò il tasto “leggi” e il messaggio comparve.
(Capitolo 11)

5 risposte a “Riflessioni agostane”

  1. Hai saputo giocare benissimo l’intero capitolo sulla telefonata. Mi lasci con la voglia di leggere il seguito. Le sensazioni che passano per la mente di Micaela, sono del tutto femminili e questo è ad onor del vero un merito dell’autore, essendo quindi provvisto di rara sensibilità.

    Va proprio così Orso. Sono questi i dubbi, le incertezze di una donna.
    Quando sapremo cosa contine e il messaggio?=

  2. Resistere per un mese e poi inviare un messaggio in tutta fretta, senza neanche avere il tempo di ricontrollarlo…
    Pericolosissima quella camicia da notte! Pericolosissima… E’ tutta colpa di quel fruscio…
    Molto interessanti l’atmosfera d’attesa e l’ansia che nascono dall’invio di quel messaggio…
    Un caro saluto, Orso!
    Rosalba

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