La visita

“Miss Ellie! Miss Ellie!”
Sente una voce in lontananza senza capire se è il sogno che continua oppure qualcuno che la sta svegliando.
Apre gli occhi impastati dal sonno e vede un panorama diverso: abitazioni, persone, macchine, del mare se ne è persa la traccia.
“Siamo in rada. Siamo arrivati”.
Ancora quella voce che è familiare, ma non riesce a metterla a fuoco.
Alza il viso verso il boccaporto e vede il capitano che si sporge nel chiamarla.
“Dunque abbiamo già attraccato? Non me ne sono accorta. Ho dormito durante il viaggio di ritorno”.
Si stiracchia, sbadiglia  e poi sale le scale per raggiungere la tolda e respirare l’aria libera.
“Grazie, Capitano. Alla prossima volta”.
E Ellie s’incammina verso il parcheggio dove troverà la grossa Buick, che la riporterà a casa.
Prende dallo scaffale del salotto il diario della bisnonna perché tutti quei ricordi hanno stimolato la curiosità di leggere altre pagine.
La scrittura di Angie è minuta, piena di svolazzi, ma molto fluida anche se qualche termine le riesce ostico.
Durante il viaggio aveva rivissuto una parte della vita di quell’ava che aveva dimorato nella casa vittoriana che adesso è solo un rudere divorato dal vento e dalle onde.
Aveva letto come Angie aveva conosciuto Dan, ma poi si era fermata. Non sa nemmeno lei il perché, ma poi aveva interrotto la lettura.
Si sistema sulla veranda al riparo della vetrata. Il sole sta calando su Princess Anne e il cielo diventa rosso, come i suoi capelli.
Il nonno le aveva sempre detto che assomigliava a lei come lineamenti e come capelli. Entrambe avevano i capelli rossi che sembrava una caratteristica delle donne Fairbanks.
“Ma io sono una Stevens” aveva detto protestando Ellie.
“Però c’è il sangue irlandese dei Fairbanks nelle tue vene!” aveva replicato il nonno chiudendo l’argomento.
Dunque lei e la bisnonna avevano conservato il DNA della bisavola Caitlin. E’ questo il pensiero che attraversa la mente di Ellie, mentre si sistema sulla poltrona in vimini col diario in mano pronta alla lettura.
“Ho ormai trent’anni e sono ancora single, come Angie, che mi ronza nella testa da stamattina. Non ho ancora trovato un uomo che faccia al caso mio. O forse ne cerco uno che sia speciale? Speciale quanto? Saperlo, forse l’avrei già trovato! Però forse non lo voglio nemmeno cercare. Sto bene da sola. Quando mi alzo, ho la mente sgombra da ogni pensiero. Non preparo la colazione se una mattina non mi va. Esco e rientro senza dover dare spiegazioni a nessuno. Mio padre, Dash, e mia madre, Rose, hanno lasciato Princess Anne da molti anni, stabilendosi a Baltimora nella vecchia casa di famiglia. Io invece, la solita ribelle, ho preferito rimanere qui tra queste quattro mura dove il nonno Pat si era stabilito quando aveva lasciato Holland Island. La casa è grande, forse anche troppo per le mie necessità, ma non saprei staccarmene”.
Apre le pagine del diario e legge una data: 25 ottobre 1910.
 
Angie era ritornata a Holland Island da un mese dopo la festa di Mabon.
Durante il tragitto di ritorno si era addormentata appoggiata all’albero maestro e aveva sognato Dan che le chiedeva di sposarla. Però uno scossone l’aveva svegliata nel momento nel quale stava dando la risposta. Così non poteva conoscere quale era stata la sua opinione. Era un sì convinto oppure un no deciso? Oppure una gradazione dalle sfumature più possibiliste? Adesso non era più in grado di stabilirlo.
Era quasi certa che era stata una delle due compagne di viaggio, ma non sapeva chi e quindi borbottando qualcosa si era issata a prua, sperando di non essere più disturbata fino all’arrivo.
“Non capisco perché oggi, 25 ottobre, ricordo quella giornata di fine settembre, quando ho lasciato Dan a Deal Island”.
Un filo di malinconia prese il sopravvento perché da quel giorno Dan non si era più fatto vivo. Nemmeno una missiva brevissima di saluto. Dunque ormai l’aveva dimenticata. Era stata una folata di vento passeggero che velocemente aveva attraversato la sua vita.
Dopo quei giorni aveva ripreso il solito tran, tran quotidiano costituito dall’alzarsi presto alla mattina, una breve passeggiata, un pranzo frugale e poi la lunga agonia del pomeriggio per arrivare alla sera annoiata e stanca di non fare nulla.
Lei non aveva mai lavorato, neppure un giorno né in casa né fuori. Suo padre le aveva lasciato questa grande casa circondata da un bel giardino e un discreto gruzzolo di soldi, parte investiti proficuamente e parte sotto forma di liquidità. La rendita le permetteva di vivere più che dignitosamente a Holland Island senza la necessità di svolgere un lavoro.
Pertanto quel 25 ottobre l’aveva colta come al solito impegnata in nessuna attività salvo quella di controllare che la domestica a ore non battesse la fiacca e che ogni cosa venisse pulita e sistemata come voleva lei.
Era quasi mezzogiorno, quando sentì il suono della campanella posta all’ingresso squillare con vigore.
Fece mente locale se aspettava l’arrivo di qualcuno oppure potesse essere una persona che aveva bisogno di aiuto.
Un nuovo scampanellare, quasi iroso perché non si era fatto vivo nessuno, riprese con vigore, mentre si recava alla porta per vedere in faccia quel maleducato che veniva a importunarla.
Quando aprì la porta trovò solo una missiva che stava infilata nel battente dell’ingresso.
Cercò di leggere il timbro o chi era il mittente senza ricavarci molto.
Con le mani che tremavano leggermente, l’aprì e cominciò a leggere.
 
Deal Island, 22 ottobre 1910
Mia carissima Angie!
Dopo molto tempo mi faccio vivo. Non mi ero dimenticato di te, ma a parziale scusante ho dovuto, come tutti gli anni, occuparmi della raccolta delle mele nei miei campi. E quest’anno sembra avere congiurato contro di me, perché mi ha impegnato molto di più rispetto a quelli precedenti.
Finito questo dovere annuale, posso pensare finalmente a te e alla promessa che ti ho fatto al momento del nostro commiato.
Se non sei impegnata e mi procuri un alloggio per un paio di giorni, avrei deciso di venire a trovarti per Halloween e trattenermi qualche giorno a Holland Island.
Sarebbe una magnifica occasione per poter chiacchierare con te e trascorrere una piacevole vacanza rilassante dopo tanta tensione.
Aspetto tue notizie.
Il tuo devotissimo
Dan
 
Angie rilesse più volte quella lettera che era giunta del tutto inaspettata, quando ormai il ricordo di Dan stava sfumando tra le reminiscenze dei sogni annullati, perché non era stati realizzati.
Corse nello studio tutta tremante per l’emozione a comporre la lettera di risposta e poterla inviare in terraferma con l’ultimo viaggio del postale della giornata.
 
Holland Island, 25 ottobre 1910
Dan, mio graditissimo amico!
Ho letto la tua lettera e il tuo desiderio di passare qualche giorno di vacanza a Holland Island.
Credo che possa realizzarsi senza soverchie difficoltà! Io non ho impegni che non possa disdire senza penalità alcuna e quindi sono libera per te durante il tuo soggiorno a Holland Island. La locanda, Rebecca, l’unica dell’isola, non ha problemi per ospitarti per qualche giorno  e anche di più, se lo desideri. Ho sentito Rose, la proprietaria, che è una carissima amica, e mi ha assicurato che ti riserverà la stanza più confortevole.
Mi auguro che questa breve vacanza possa risollevarti fisicamente dopo le fatiche di seguire la raccolta delle mele. Io conto di farlo spiritualmente con le mie chiacchiere.
La festa da noi non è molto sentita perché i bambini sono pochi e a loro non è permesso di girare di notte. Solo qualche famiglia organizza un party in privato. Io non li conosco, ma se ti fa piacere, posso interessarmi per un invito.
Comunque se arrivi in mattinata o anche il giorno prima, per la sera di Halloween questo è
il menù che troverai da me per cena.
 
Sfogliata di porri e zucca con frittelle
Crema di zucca
Sformato di zucca
Torta di Jack’o’Lantern con ossa dei morti.
 
Dunque ti aspetto. Dimmi solo il giorno preciso del tuo arrivo per avvertire Rose.
Tua devota
Angie
 
Che alla pensione Rebecca ci fosse posto lo dava per scontato visto anche il periodo. Il tutto esaurito non esisteva nemmeno in piena estate e quindi riteneva superfluo prenotare una stanza, anche perché aveva in mente ben altri progetti.
Si affrettò a consegnare la sua lettera al Post Office, che distava poche centinaia di yarde, affinché non subisse ritardi nello smistamento e partisse immediatamente per Deal Island.
Nei prossimi sei giorni non avrebbe avuto il tempo né di lamentarsi né di annoiarsi.
Doveva preparare la festa.

23 risposte a “La visita”

  1. Questa volta vorrei soffermarmi sul linguaggio. Non ricordo bene chi – e mi scuso per l'invadente autocitazione – un giorno scrisse nel mio blog che trovava il mio linguaggio consono alle vicende narrate, e che stava attenta a questo importante dettaglio dopo aver letto la recensione di un libro – non ricordo quale – dove i protagonisti, sebbene appartenenti a epoche lontane – parlavano come dei "coatti" dei giorni nostri.
    Ammiro molto la precisione, l'amore per le sfumature, l'indubbio impegno e naturalmente il talento, che emergono dai tuoi scritti.
    Ora aspetto con impazienza di sapere cosa succederà, quando il devotissimo Dan finalmente arriverà.
    Un caro abbraccio!

  2. Anneheche, spero di produrre il seguito prima di Natale.
    Grazie per questo commento davvero lusinghiero che apprezzo moltissimo perché fatto da una persona che stimo molto in tutti i sensi.
    Un abbraccio

  3. come sempre sono d'accordo con Ale…
    questo è un capitolo che definirei di raccordo, in cui si prepara il terreno per il prossimo sviluppo degli eventi…
    sempre accurato, il nostro bear…
    a presto
    un abbraccio

  4. Bene bene.. son qui a sfregarmi le mani.. stiamo un po' a vedere che succede di nuovo nella vita di questa indipendete zitella!.. Sempre più colpita dalla tua bravura con le parole anche se arrivano da un lontano passato!.. Diciamo proprio che ti invidio questo pregio!.. Non farci attendere troppo, siam troppo curiosi! Baci Baci

  5. Tu, Bear, hai un talento naturale per entrare nei personaggi in tutti i sensi.
    E', quindi, per me, ovvio che tu li faccia parlare con il linguaggio che è il loro vero linguaggio….quello dell'epoca in cui vivono.
    Do per  "scontato" tutto questo senza alcuna meraviglia perchè ho una reale ammirazione per le tue varie capacità, Bear, che ritengo inutile enumerare.
    Tu sai raccontare!
     "Era stata una folata di vento passeggero che velocemente aveva attraversato la sua vita."
    Con poche parole, riesci a far sentire in modo completo lo stato d'animo di un tuo personaggio…
    …e potrei continuare con altri esempi.
    Un abbraccio, amico mio
    Aura

  6. Aura, ti ringrazio per quello che scrivi su di me. Sono parole lusinghiere che mi stimolano a migliorare ancora.
    Sei veramente una preziosa lettrice attenta  e fedele.
    Un abbraccio

  7. Se non fosse per l'anticipazione del menu, direi che la risposta di Angie è davvero molto formale, sì mi sa che è come dici tu: Angie deve avere ben altri progetti…
    Complimenti!
    Un bacione,
    Rosalba

  8. E' una bella puntata che non solo si legge scorrevolmente e piacevolmente ma lascia viva la curiosità di sapere come proseguirà, come si svolgerà l'incontro tra Angie e Dan, e quale sia la correlazione con la vita dell pronipote Ellie. Complimenti per la tua bravura compositiva!

  9. Ti ringrazio di cuore, Buon Natale e buone feste!!
    appena ho un minuto libero mi metto a leggere il tuo blog, voglio sfogliarlo con tutta calma. Mi sembra davvero interessante.

  10. Manifesti e confermi il tuo stile letterario preciso e sobrio. Senza troppe chiacchiere inutili.
    Immancabili arrivano i miei migliori auguri di buone feste. 

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