Capitolo 23

La carrozza dalle tendine rosse attraversò la Porta degli Angeli, salutata dal corpo di guardia, e proseguì in un nugolo di polvere sul ponte di legno che scavalcava il canale Gramicia. Un fitto bosco l’accolse e l’inghiottì velocemente fino all’ingresso della delizia, dove trovò un piccolo esercito di paggi e servitori pronti ad accoglierla.

Laura avvertì che si era fermata ma non osava scostare la tendina per osservare fuori. Sapeva rispettare le consegne.

“Sono arrivata oppure è solo una sosta provvisoria?” si domandò curiosa ma timorosa per quello che le aveva intimato l’uomo che le aveva fatto compagnia per un breve tratto di strada. Però la curiosità prevalse per un attimo sul rispetto degli ordini e scostò un lembo della tendina rossa sbirciando fuori. Poi la lasciò ricadere al suo posto, restando immobile. Aveva intravvisto un gran movimento intorno alla carrozza con paggi e servitori in frenetico movimento. Le era stato sufficiente un rapido sguardo per dedurre che il posto le era completamente sconosciuto ma sembrava l’eden terrestre tanto era ricco di fiori e di alberi rigogliosi.

Col cuore che galoppava per le emozioni rimase ferma, aspettando gli eventi, mentre udiva uno scalpiccio di passi e un gran strepitare di voci sovrapposte provenienti dall’esterno. Vide la maniglia girare lentamente mentre uno spiraglio di luce si insinuava, illuminando l’interno.

“Madonna”. Una voce aggraziata l’accolse prima che potesse scorgerne il viso e la mano che la invitava a scendere.

Per un attimo gli occhi non esaminarono nulla, abbagliati dall’improvvisa luce dopo il tragitto nella penombra. Scese con cautela dalla carrozza sorretta da mille mani. Un senso di sgomento e di piacere la pervase: le pareva di vivere un sogno. Il posto era da favola, molto di più di quello che aveva fantasticato con le amiche, che non avrebbero mai condiviso con lei questo spettacolo.

Un paggio tenendola per mano l’accompagnò verso un grande padiglione posto in mezzo a un prato colorato di rose e altri fiori primaverili. Scostò un lembo e la fece accomodare.

“Madonna, gradite qualcosa?” chiese premuroso, mentre Laura si sistemava su un bancale con schienale ricoperto di morbidi cuscini.

“No, grazie”.

Il ragazzo sparì velocemente in silenzio, mentre si udì il suono di un liuto che inondava di musica l’interno. Si osservò intorno ma non notò nessun musicante. Nella luce incerta nella quale era immersa dedusse che fosse appostato all’esterno alle sue spalle e che quindi suonasse per lei.

Laura si sentiva inquieta nell’attesa di vederlo, perché sapeva che sarebbe apparso quanto prima, mentre si domandava come avrebbe reagito alla vista di lui. Era nel contempo anche eccitata, perché le emozioni e le sensazioni erano troppo intense per essere tenute a freno.

Fuori si ascoltavano voci concitate e grande movimento di persone senza che lei potesse vederle. Poteva solo intuire che stava arrivando, perché all’improvviso tutto quel frastuono cessò di colpo.

L’apertura del padiglione fece comparire un uomo non molto alto e con una folta barba nera ma decisamente affascinante, molto di più di qualche mese prima, quando lo aveva visto per la prima volta.

Si alzò di scatto per andargli incontro ma una voce potente, profonda e decisa la fermò: “Restate dove siete”.

Quello fu il primo impatto e le tremarono le gambe.

Giacomo e Giulia erano all’incirca a metà di Via dei Piopponi, quando videro arrivare di gran carriera un cavaliere.

“Messer Giacomo! Che fortuna vedervi” urlava approssimandosi sempre di più, finché non si fermò dinnanzi a loro, che erano stupiti da questo incontro.

“Messer Giacomo, vi stiamo cercando in tutta Ferrara, perché dovete recarvi immediatamente al baluardo della Montagna. E’ richiesta con urgenza la vostra presenza. Nella vostra casa la camariera personale ci ha detto che eravate al Castello dal nostro eccellentissimo Duca. Ma lì nessuno sapeva dove eravate diretto dopo la vostra uscita” disse senza fermarsi un attimo con la voce in affanno per la veloce galoppata.

“Il baluardo della Montagna? E dove sarebbe? Conosco solo il Montagnone, che è tutto fuorché una montagna” rifletteva Giacomo senza lasciar trapelare le sue perplessità su questa richiesta.

“Veramente ..” cominciò ma fu interrotto subito dal cavaliere.

“Al posto di guardia è pronta una cavalla docile e veloce che vi porterà in un baleno al baluardo ..”.

L’uomo quasi sbiancò dalla paura, perché non aveva mai cavalcato. Stava per aprire bocca, quando la guardia ducale proseguì.

“Non dovete aver timore: la morella nera, che vi sta aspettando impaziente, vi condurrà senza quasi la necessità di usare le redini. E’ la cavalla prediletta della nostra amata principessa Laura”.

“Non abbiate paura, Messer Giacomo” disse Giulia rimasta in silenzio fino a quel momento. “La cavalla è veramente docile. Si lascia guidare senza la necessità degli speroni. Madonna Laura la cavalca senza preoccupazioni. Lei è una cavallerizza assai scarsa, perché preferisce guidare la carretta” soggiunse con un leggero sorriso beffardo.

“E va bene” replicò rassegnato al peggio. “Ma voi, dama Giulia cosa farete durante la mia assenza? Vi avevo promesso un pranzo ma vi sto abbandonando senza nessuna certezza che possa onorarvi”.

La guardia affermò che Madonna avrebbe alloggiato al fresco nel padiglione, riservato per gli ospiti di riguardo, accanto alla porta, prima di avviarsi velocemente verso il posto di guardia.

“Sono mortificato” disse con tono contrito per dissimulare l’ansia che stava crescendo dentro di lui.

“No, Messer Giacomo. Aspetterò il vostro ritorno e poi ci recheremo in trattoria. Mi sono sentita importante al vostro fianco. La guardia ha creduto che fossi la vostra sposa. Se fosse vero..” e sospirando, si strinse maggiormente a lui, mentre riprendevano il cammino verso la Porta degli Angeli.

“Dunque tra i miei compiti c’è anche quello di badare alle fortificazioni. Scopro sempre nuovi tasselli della mia vita. Però spero che il baluardo della Montagna sia quello che ricordo” rifletté velocemente.

“Avere una così bella e giovane Dama al mio fianco mi riempie d’orgoglio come sapere che voi sospirate per non essere la mia consorte”aggiunse galante ad alta voce.

Adesso doveva capire come si sta a cavallo senza cadere rovinosamente, mentre osservò un palafreniere che si avvicinava con una bella morella nera di piccola taglia.

“Almeno non è imponente come pensavo. Ma questo non mi aiuta di certo”.

19 risposte a “Capitolo 23”

  1. Ciao Gian Paolo, finalmente dopo tanto aspettare, l’ora x è arrivata.
    Laura può finalmente “conoscere il “suo” duca.
    Giacomo continua la sua avventura in una epoca a lui sconosciuta e … aspetto con impazienza la “svolta”
    Ti seguo e ammiro il tuo bel lavoro
    Un abbraccio
    Mistral

  2. Certo é che Giacomo si ritrova sempre di più in un gorgo, che parrebbe soffocarlo, anche perché parebbe che i nodi giungano al pettine. Non é ingegnere, ma deve esserlo. Non é cavallerizzo, ma gli tocca cavqalcare e anche se la cavalcatura viene descritta docile e mansueta é sempre un qualcosa che non ha mai provato. La sorte sembra metterli nei piedi ogni sorta d’intralcio … eppure sono convinto che riusciraà a cavarsi dagli impacci. Non sarà brillante, ma riuscirà in ogni caso a giustificare la sua evidente goffagine.
    DIverso é il percorso della giovane cappellaia. Ora sì la strada é erta e piena di pericoli. Lasciarsi andare o provare a ritrarsi. Nell’uno e nell’altro caso quale potrà essere l’impressione che di lei avrà il Duca? Quale soprattutto vorrà lasciare Laura stessa come impressione?
    Cavalcare anche un ciuco, sarebbe più semplice.

    1. Trovarsi a fare l’ingegnere in un mondo diverso dal suo non pare semplice. Giacomo vive in un mondo popolato da manuali, regoli, ormai desueti e incogniti ai più, PC e Internet. Al tempo del Duca l’ingegnere era un capomastro più abile degli altri e la differenza è abissale.
      Cavalcare un ciuco? Non è roba da principianti.
      Laura è al bivio prendere o lasciare. Vediamo cosa farà.
      Grazie ancora per l’attenzione e le acute osservazioni.

        1. Concordo, anche se il CAD proprio non lo digerisco. Sono nato a pane e Colombo (manuale), regolo e manuale di Zanaboni, ma non riuscirei a tirare su un muro nemmeno se ci provo cent’anni! 🙂

          1. Se é solo per quello, personalmente sono lontano mille miglia d atuto ciò che comporta tenere in mano una matita e tracciare un qualunque segno su una qualunque superfice. Se dovessi campare d’arte pittorica sarei morto da molto tempo e sicurmante dimenticato da tutti.
            🙂

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