Capitolo 9 – Lo scontro

I due amanti si fronteggiavano senza vedersi, ma sentivano la reciproca presenza attraverso la pesante porta, come se questa fosse trasparente.
Goethe era più che mai deciso nella pretesa che Angelica gli dovesse dare spiegazioni sul suo comportamento nella giornata, perché non riusciva a comprenderne le ragioni. Per lui era normale comportarsi come stava facendo, perché non avvertiva alcun obbligo nei confronti della pittrice.
Non le ho mai mancato di rispetto. L’ho trattata con dolcezza senza pretendere da lei nulla, che non fosse disposta a concedermi. Perché mi lascia fuori dall’uscio come se fossi un appestato?” rifletteva il poeta incapace di cogliere le sfumature del rifiuto della donna.
Era vero che si era comportato con correttezza senza mai eccedere o esigere la sua disponibilità, ma non aveva compreso che la pittrice l’amava e lo desiderava, che il non avere rapporti sessuali era un’offesa alla sua femminilità, perché si sentiva esclusa dal mondo del poeta e tradita nei sentimenti.
Goethe frequentava donne di strada e Faustina tutte le sere per soddisfare i suoi desideri sessuali, mentre durante il giorno sfiorava appena Angelica con qualche furtivo bacio e veloci tenerezze. Inoltre non aveva capito che, sparendo per giornate intere, senza dire nulla o giustificarne le assenze, era un affronto intollerabile per lei. Non poteva rivelarle che le sparizioni improvvise aevano come fine frequentare salotti e camere da letto di alcune nobili romane, che facevano carte false pur di averlo accanto loro. Il poeta amava troppo le donne per rimanere fedele solo a una.
Già a Weimar la relazione con Charlotte von Stein era stata burrascosa per i molti tradimenti con altre dame per la sua incapacità di restarle fedele tanto che per sfuggire alle continue scene di gelosia era partito di nascosto per l’Italia. Questa era una costanza della sua indole, che per lui si trasformava in ordinario quotidiano nelle relazioni con le donne per lo più sposate, tanto che avevano lasciato un segno profondo nel carattere e nelle opere giovanili del poeta.
Di Angelica ne apprezzava la bellezza, perché rispecchiava i suoi canoni estetici, il carattere dolce ma risoluto, l’intelligenza pronta e acuta. Goethe l’amava anche se in maniera bizzarra e fuori dagli schemi usuali, ma era restio a trasformare quel sentimento che provava in una relazione stabile, perché non faceva parte della sua indole. Adesso si ritrovava nella stessa situazione per la quale era fuggito da Weimar, anche se non se ne rendeva conto, incapace di associare i suoi comportamenti con le reazioni della pittrice.
Angelica, sinceramente innamorata di lui, in questo frangente non era indispettita per la condotta passata di Goethe, che non la interessava ma per i comportamenti che teneva sia quando era insieme a lei sia quando faceva baldoria con gli amici. Aveva accettato i tradimenti anche se la ferivano dolorosamente, le assenze ingiustificate, anche se avrebbe desiderato maggiori attenzioni. Soffriva la sua sensibilità femminile, perché dopo quell’unico rapporto avvenuto prima di Natale mai una volta il poeta l’aveva sfiorata, anche se lei aveva tentato di avere più intimità da lui. Pativa tantissimo il ruolo di amante segreta senza che tra loro ci fosse quella complicità che la situazione avrebbe richiesto. A furia di tirare la corda, questa si era rotta e per non rimanere travolta in modo irreparabile doveva riappropriarsi della propria vita professionale con la decisione amara e dolorosa di escluderlo per un po’ di tempo dallo studio, di non pensare più a lui, anche se questo le stava imponendo molte angosce d’amore.
Adesso era fermamente decisa a non aprire quella porta, finché non avesse licenziato il quadro, perché era un impegno che aveva preso con se stessa ed intendeva mantenerlo a tutti i costi.
Era arrivata a questa determinazione, perché, dovendo ascoltare pazientemente per ore quello che lui andava scrivendo dal Faust a Ifigenia in Tauride, da Egmont a Torquato Tasso, pretendeva la massima attenzione, impedendole di fatto di proseguire nella sua attività di pittrice.
«E’ vero che mi sento lusingata per essere al centro del suo interesse, perché apprezza la mia opinione, a quale attribuisce un gra valore. Ma in definitiva io non lavoro più. Ho decine di quadri iniziati o abbozzati ma nessuno terminato da diversi mesi».
In quegli istanti lei si trovava in un momento difficile per il fatto che Goethe fosse fuori dalla porta deciso a entrare, mentre lei era decisa a tenerlo lontano. La situazione di stallo la paralizzava e le impediva di trovare uno sbocco razionale alle circostanze nelle quali era precipitata. Non le piaceva avere una vivace discussione lungo le scale male illuminate e con diverse orecchie indiscrete ad ascoltare, né tanto meno in strada, come due rozzi popolani romani. Se fosse entrato, avrebbe infranto la promessa che aveva fatto qualche giorno prima di non vederlo nel luogo, dove si era consumato l’unico atto d’amore. Era un bel rebus che non sapeva sciogliere.
Angelica aveva al piano superiore un paio di stanze, dove si fermava a dormire, quando si attardava troppo nello studio.
Ecco dove condurrò Goethe” pensò. “Lì avremo il chiarimento”. Infilatosi il mantello e il cappello, aprì la porta ben decisa a chiuderla immediatamente dietro di sé.
Goethe, colto di sorpresa, non riuscì a spingerla dentro e suo malgrado la seguì al piano di sopra, parlando fitto e senza interruzione, mentre Angelica in silenzio e con la grazia di un angelo saliva le scale.
Aperta la porta, accese le candele poste nell’ingresso, entrarono e si tolsero i mantelli e i capelli, che posarono sul divano dietro la porta.
Le stanze erano fredde, perché non aveva ordinato ai domestici di prepararle e illuminarle con qualche candelabro, ma c’era ordine e silenzio.
Si sedettero sul divano che dava di spalle al letto posto al centro della stanza e davanti ad un camino impietosamente spento.
Nessuno dei due pensò di accenderlo, ma forse non sapevano nemmeno come fare, rimanendo al freddo senza che questa circostanza fosse avvertita dai due amenti.
Goethe cominciò a parlare con voce alta e alterata, ma Angelica gli mise un dito sulle labbra per farlo tacere. Non le interessava quello che andava dicendo ma voleva esprimere con concisione e fermezza le sue idee.
Wolfgang, ho deciso di non rivedervi più, anche se questo mi costa un dolore intenso in fondo al cuore, perché io vi amo, come non ho mai amato nessun altro. Avrei potuto essere vostra quando avreste voluto, ma mi avete trascurato con donne di strada e qualche servetta. Avete ignorato le sensazioni che provavo per voi. Mi avete ferita come donna e come amante e non posso perdonarvelo. Mi state facendo soffrire le pene d’amore con la vostra indifferenza alla mia femminilità. Ero disposta a diventare la vostra amante segreta, ma mi avete deluso con la vostra incapacità a comprendere l’amore che provo per voi”.
Dette queste parole Angelica stette in silenzio, aspettando che cosa Goethe aveva da dire a sua discolpa. Era una vera e propria dichiarazione d’amore la sua, tanto da cogliere di sorpresa il poeta, che rimase zitto e senza parole.
Rimasero a guardarsi negli occhi per alcuni secondi prima che lui ritrovasse la parola.
Goethe accecato dall’ira e punto sul vivo di essere abbandonato da una donna parlò con tono alterato e senza freni, dimostrando la sua incapacità a capire i veri sentimenti di Angelica.
Se mi amate, perché non mi volete più rivedere? Perché non dobbiamo parlare dei sentimenti che ci uniscono? Sono attratto dalla vostra personalità forte e decisa, dalla delicatezza dei vostri lineamenti che sembrano porcellane finemente decorate. Voi mi piacete, perché siete intelligente e paziente, non siete possessiva, ma lasciate che abbia la mia vita. Mi volete come amante segreto, ma io voglio mostrarvi a tutti, ma non posso, perché voi siete sposata. Cercate forse un uomo che faccia all’amore con voi, vi dia le gioie e i piaceri della voluttà? Volete quel figlio che il vostro consorte non riesce a darvi? Andate per strada e ne trovate tanti di uomini disposti a venire a letto con voi! Allora era vero quello che sussurrano di voi, che siete una donna che ama passare da un letto ad un altro, gaudente e priva di vincoli morali, che tradisce il marito! Io invece vi ho trattata da donna seria e rispettosa delle regole!”
Angelica dopo avere ascoltato parole dette con tono indelicato e offensivo si alzò dal divano e furente per l’ira disse con tono duro e minaccioso: “Uscite immediatamente da queste stanze e non fatevi più vedere!” Si diresse verso l’ingresso per indossare mantello e cappello, lasciando Goethe sbigottito e adirato.
Lui la prese per un braccio per farla girare verso di sé, ricevendo in viso uno schiaffo che sembrava uno schiocco di frusta nel silenzio della stanza.
Angelica per niente intimorita e decisa a farsi rispettare si divincolò dalla presa guardando dritto negli occhi Goethe e disse ancora una volta: “Uscite e andatevene per la vostra strada. Mi auguro che le nostre non si incrocino più”.
Si avvolse nel mantello, spense le candele lasciandolo al buio, mentre lui cercava affannosamente il mantello e il cappello. Goethe imprecava e pronunciava parole offuscate dall’ira, peggiorando la situazione.
Come una furia Angelica si precipitò giù per le scale uscendo sulla strada con le falde svolazzanti senza aspettare il poeta, che rischiò più di una volta di scivolare sui gradini viscidi e bui.
Sembrava un angelo vendicatore mentre percorreva il non lungo tragitto verso casa, dove si rifugiò senza mai voltarsi indietro.
Salita nella sua stanza si abbandonò sulla poltrona in preda ad una crisi di pianto, mentre Maria con delicatezza le toglieva mantello e cappello.
La tavola era pronta per la cena serale, ma Angelica disse asciugandosi le lacrime: “Maria, portate via tutto. Stasera non ho fame. Vorrei coricarmi immediatamente. Portatemi dell’acqua fresca per rinfrescarmi il viso e le mani”.
La governante eseguì i suoi ordini e, dopo avere atteso che lei dicesse le consuete preghiere serali, spense le candele, lasciando estinguere il fuoco del camino.
Goethe, dopo aver tirato il battente dietro di sé, si avviò rabbioso e furente in cerca di compagnia per la sera.
La rottura tra i due amanti si era consumata tra ripicche e parole sgradevoli.

21 risposte a “Capitolo 9 – Lo scontro”

  1. Come spesso accade nella vita, è difficile dare giudizi. Certo: lei ha ragione, il Poeta si dimostra egoista anche nelle questioni legate all’arte… però, non ha tutti i torti nemmeno lui. E’ prepotente ma sincero.
    Ottima puntata!
    Un abbraccio.

    1. Hai colto nel segno. La mia idea era proprio quella di mettere in evidenza il contrasto di Angelica, che dimostra ancora una volta che sceglie l’arte all’amore, e l’egoismo maschilista di Goethe, che non vuole legarsi a nessuna donna.
      Grazie per la puntuale attenzione che metti nel leggermi.
      Un abbraccio

    2. Hai colto nel segno. La mia idea era proprio quella di mettere in evidenza il contrasto di Angelica, che dimostra ancora una volta che sceglie l’arte all’amore, e l’egoismo maschilista di Goethe, che non vuole legarsi a nessuna donna.
      Grazie per la puntuale attenzione che metti nel leggermi.
      Un abbraccio

  2. Un commento estemporaneo, “di pancia”: si dice che il vero amore consista nell’amare con passione spassionatamente. Ma è davvero così?
    Complimenti per le cose che scrivi, davvero ben espresse

    1. Grazie del passaggio e del commento di “pancia”.
      L’amore non è mai passionale, perché finito il momento cala la tela. Per me è rispetto reciproco e sensazioni positive.

  3. Angelica, ha dignità da vendere, pur amando molto Goethe, non svende il suo amore
    Ma certi uomini hanno il tradimento nel sangue, e perdono di vista il sentimento
    Non si gioca con l’amore. Meglio dare il benservito a chi non rispetta l’altrui sentimento
    Mi piace Angelica, Goethe deve comprendere che ci sono donne e Donne
    Bellissimo episodio
    Ti seguo …
    Un abbraccio
    Mistral

    1. Qui c’è lo scontro tra due anime diverse. Angelica our essendo travolta dalla passione riesce a reagire. Goethe trova le porte chiuse e deve ingoiare amaro.
      Un abbraccio
      Gian Paolo

    1. O.T. Capisco le tue perplessità sul genere, che sono anche le mie. Che facciamo? Lo invitiamo oppure no? Al momento abbiamo Annita, mauri53 e quou assenti, mentre Penna bianca ha rinunciato. Per fortuna è entrata Bianca. Appena sufficienti per coprire un mese.

    2. O.T. Capisco le tue perplessità sul genere, che sono anche le mie. Che facciamo? Lo invitiamo oppure no? Al momento abbiamo Annita, mauri53 e quou assenti, mentre Penna bianca ha rinunciato. Per fortuna è entrata Bianca. Appena sufficienti per coprire un mese.

  4. O.T. Ok. Invitalo.
    “Io vi racconto” è di una bravura eccezionale, ma già su Splinder, dove si chiamava Delon, declinò con grande cortesia il mio invito, a causa del poco tempo a disposizione.
    Un abbraccio.

  5. ANGELICA è GRADIOSA! Insomma si capisce da che parte sto…
    Non credo che Angelica abbia scelto l’arte, credo piuttosto che sia stata realistica e abbia fatto la scelta più giusta per la circostanza… Angelica ha dignità e se penso a quanto è innamorata di lui, posso comprendere quanto le sia costato. Di sicuro non mostra maturità chi, sentendosi rifiutato, diventa meschino e offensivo… anche se è Wolfgang Goethe

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