Il mazzo di fiori – parte ventisettesima

Ricardo guida con calma verso Piazza Ariostea, da dove imboccherà via Frescobaldi.

“I morti non scappano. Quindi inutile affrettarsi” si dice, riflettendo sui possibili motivi che hanno suggerito a Lopapa di convocarlo in piena notte.

Non ha chiesto il civico al centralinista della questura, perché sicuramente non ce ne sarà necessità. Lo troverà senza dubbio.

Percorsi pochi metri, nota a metà della via un caos indescrivibile. Polizia coi lampeggianti, un assembramento di curiosi, tv locali con il corredo di giornalisti. Tutta via Frescobaldi è sveglia. Se non sono in strada, stanno alla finestra. Il commissario accosta la macchina in un punto poco distante dalla folla e si avvicina ai poliziotti che la tengono a bada.

“Commissario Ricardo” dice, anche se sa che è già stato riconosciuto. Lo fanno passare e gli danno le indicazioni per raggiungere il magistrato.

“Basta lasciarti solo un attimo e ti cacci in un nuovo casino” chiosa, ridendo il commissario.

“Non fare lo spiritoso. C’è lavoro anche per te” replica infastidito Lopapa.

“Perché?”

“Credo che sia il famoso amico della Presente. Quel tale Carlo di cui ci ha parlato la prima volta” dice serio il magistrato.

“Uhm!” grugnisce Ricardo, aggrottando la fronte. “Come fai a dirlo?”

“Dal telefono. C’è un sms diretto alla Presente vecchio di qualche giorno. Si chiama Carlo Inzoli ed è stato ammazzato da qualcuno che conosceva, visto la posizione, dove è stato trovato”.

“Raccontami” lo esorta il commissario.

“Tre ore fa un vicino ha chiamato il 113 segnalando che c’era un morto, probabilmente ucciso. L’ispettore Princigalli è intervenuto e mi ha chiamato. Ero di turno…”.

“…Porti sfiga, quando sei di turno!” dice ridendo Ricardo.

“Non sfottere!” replica indispettito Lopapa. “Arrivato ho notato il telefono acceso sul divano. Una rapida scorsa e ho visto il messaggio associato al nome della Presente…”.

“Cosa diceva?” chiede curioso.

“’Il bianco del giglio è la purezza del tuo comportamento. Il giallo degli aster sono per l’intelligenza dimostrata. Il rosso delle rose per la passione negata‘. Come se fosse un biglietto di un mazzo di fiori. Potrebbe anche essere una semplice metafora ma l’intuito mi dice che è il secondo mazzo di fiori, recapitato alla Presente. Dobbiamo convocarla immediatamente”.

“D’accordo. Tra qualche ora un mio uomo la va a prendere e gli dico di portarla nel tuo ufficio. Come è stato ucciso l’uomo?” domanda Ricardo.

“La scientifica parla di un solo colpo al cuore. Visto che nessuno della casa ha sentito nulla, probabilmente è stato usato il silenziatore. Mi chiedo quale movente potrebbe avere avuto per ucciderlo” conclude Lopapa.

“Qualsiasi ipotesi può essere valida. Non sappiamo neppure se c’è un collegamento col caso di Teresa Lopiccolo. Lasciamo lavorare i colleghi della scientifica e andiamo ad ascoltare la persona che ha trovato Carlo…” conclude Ricardo, che ha già dimenticato il nome del morto.

“Carlo Inzoli” precisa Lopapa.

Suonano alla porta accanto e vengono fatti entrare in un bilocale ben arredato.

“Ricardo” dice il commissario allungando la mano.

“Giuseppe Brigante” risponde un uomo di circa quarant’anni. “Accomodatevi”.

Si sistemano nella sala attorno a un tavolo di acciaio e cristallo.

“Posso farvi un caffè?” chiede con tono gentile.

“Per me, no. Grazie” risponde il magistrato.

“Grazie. Neppure per me” aggiunge Ricardo a malincuore, perché avrebbe gradito una tazza di caffè.

“Può raccontarci come ha trovato il corpo del signor Inzoli?” domanda Lopapa.

L’uomo fa un profondo respiro prima di cominciare a parlare.

“Erano all’incirca le dieci e trequarti, quando sono rientrato dopo un aperitivo con gli amici. Aperto il portone d’ingresso ho notato una luce al nostro pianerottolo e ho pensato subito alla presenza di un ladro…”.

“Non ha avuto paura?” gli domanda Ricardo.

“Sì, in effetti. Al buio ho predisposto la chiamata al 113, prima di cominciare a salire…”.

“Continui” lo sollecita Lopapa.

“Non capivo se la luce proveniva dal mio o da quello di Carlo… Come avete visto i due ingressi sono molto vicini”.

Entrambi annuiscono senza dire nulla.

“Arrivato a metà delle scale ho capito che era aperta la porta di Carlo. Ho tirato un sospiro di sollievo. Giunto al piano l’ho visto a terra in un lago di sangue. L’ho chiamato ma non ho ottenuto risposta. Allora ho telefonato al 113. Il resto lo conoscete bene” conclude la lunga dichiarazione.

“Ha toccato nulla?” chiede cautamente Ricardo.

“No. Ho capito che era meglio non avvicinarmi al corpo. Ho chiamato gli altri condomini per metterli al corrente dell’accaduto” risponde con calma Giuseppe.

“Quando è arrivato non ha notato nulla di strano. Tipo una persona sconosciuta uscire dal portone?” domanda Ricardo, che continua a prendere appunti.

“No. Assolutamente no. Tutto tranquillo. Veramente ora che me lo chiede…” risponde l’uomo aggrottando la fronte.

“Ci dica quale ricordo sta affiorando” dice Lopapa.

“Una macchina di grossa cilindrata, parcheggiata cinquanta metri dopo il nostro ingresso si è mossa per andarsene”.

“Saprebbe dirci che auto era?” chiede Ricardo, sollevando il viso.

“No. Di preciso no. La strada non è ben illuminata ed era di colore scuro. Blu notte o nero. A spanne direi un BMW X3 ma avrebbe potuto essere la Classe B del Mercedes. Gli ultimi modelli visti da dietro e al buio assomigliano terribilmente!”

“Ha visto dove si è diretto? Verso la prospettiva o verso il Castello?” incalza il commissario.

“No. Nel modo più assoluto non lo so. Non mi interessava e poi stavo facendo manovra per parcheggiare la Bravo” conclude scuotendo il capo.

“Il signor Inzoli lo conosce bene?” chiede Ricardo cambiando argomento.

Certamente. Siamo stati i primi ad abitare questa casa dopo la sua ristrutturazione. Amici forse no. Entrambi siamo riservati e non abbiamo frequentazioni comuni ma quando ce ne è stato bisogno ci siamo dati una mano a vicenda”.

“Mi dica, signor Brigante. L’appartamento del signor Inzoli era frequentato da molte persone?” prosegue il commissario nell’interrogatorio.

“Di giorno non lo so. Esco prima delle otto e rientro quasi sempre dopo cena. Alla sera direi di no, salvo qualche rara eccezione ma Carlo era una persona discreta e non faceva rumore. Le pareti sono di carta velina e se faceva casino l’avrei sentito chiaramente”.

“Donne o uomini?” lo incalza Ricardo.

“Direi uomini. Ragazzi della nostra età. Ma come le ho detto era un evento raro”.

Lopapa ascolta in silenzio le domande e le risposte, cercando di captare le sfumature della voce di Brigante. Gli sembra che sia sincero e non crede di ricavarci nulla di buono. Sta per dire a Ricardo che è giunto il momento di levare l’ancora, quando l’ennesimo quesito posto dal commissario attira la sua attenzione.

“Sa se il signor Inzoli aveva una ragazza?”

“Direi di no, di primo acchito. Però l’ho visto in centro più di una volta con una stangona bionda. Lui sbavava ma lei lo snobbava”.

“E’ in grado di descriverla?” chiede Ricardo.

“Si e no. Ricordo che era alta più di Carlo. Bionda con i capelli lunghi e lisci. Non si può dire che fosse una donna appariscente. Praticamente senza seno. Io preferisco quelle più floride e dotate di attributi” conclude ridendo.

“Grazie, signor Brigante. Se passa in giornata dal mio ufficio le faccio leggere e firmare quello che ci ha detto. Notte o forse sarebbe meglio dire buona giornata, visto l’orario” dice Ricardo alzandosi dalla sedia, imitato da Lopapa.

Usciti scendono di un piano per sentire le altre persone, che non aggiungono nulla a quanto non conoscevano già.

Il cielo cominciava a tingersi di rosa, quando Ricardo e Lopapa si ritrovano nell’ufficio del magistrato dopo una notte insonne.

18 risposte a “Il mazzo di fiori – parte ventisettesima”

  1. Das ist wieder so schön uns spannend ich glaube Ludmila sie vorbirgt irgend etwas?Wünsche dir ein glückliches schönes Wochenende Liebe Grüße und Freundschaft Gislinde

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