Elisa e Silvia

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Elisa tornata nelle prime ore del pomeriggio si accorse che Silvia era rientrata ed era uscita di nuovo. Sospirò, perché sperava di vederla lì in attesa pronta a discutere con lei.

Peccato” si disse respirando rumorosamente “Ora tocca a me restare in attesa a tormentarmi con dubbi ed incertezze”.

Rimase seduta in silenzio mentre la penombra avanzava nella casa finché non senti un calpestio nell’ingresso.

Non diede il benvenuto a Silvia, mentre pensava a cosa dire. Tutti i pensieri erano svaniti persi nel buio della casa e ora non c’era tempo per raccoglierli e rimetterli in sesto.

Ne troverò degli altri”. Rifletté per trovare il coraggio di affrontare la figlia. “Ora non penso a niente, poi le parole fluiranno da sole e si comporranno come d’incanto”.

Silvia andò nella sua stanza, poi in cucina alla ricerca di qualcosa da mangiare, perché il pensiero di incontrare Elisa e discutere con lei l’aveva lasciato fuori dall’uscio di casa. Adesso pensava a placare la fame.

Quando vide la madre nella stanza buia seduta composta in silenzio, rimase un primo istante sorpresa e poi ricordò il motivo che l’aveva condotta a rientrare in città.

«Ciao» disse con tono neutro. «Cosa fai al buio? Perché non mi hai salutato quando sono entrata?» Dopo aver acceso le luci della sala aspettò le risposte in mezzo alla stanza.

«Ciao» fu la replica laconica di Elisa, che rimase seduta in silenzio.

Silvia spazientita dal suo tacere si fermò irritata e nervosa di fronte alla madre. «Hai detto che intendevi parlarmi. Non riesco immaginare l’argomento visto che sono anni che ti rifiuti di parlare con me e Sofia».

Ignorava i motivi che l’avevano indotta a richiederle di tornare a casa con urgenza.

Poi tacque aspettando che Elisa facesse uscire qualche suono dalla bocca, anche se aveva molti dubbi che avrebbe avuto il coraggio di farle una predica su come conduceva la sua esistenza.

Ricordava con quale asprezza stava a tavola con loro senza pronunciare una qualsiasi parola o dare segno di ascoltare le loro chiacchiere. Sembrava assente e in trance rapita, assorta in mille altri pensieri. Poi spariva come un fantasma fino alla prossima apparizione.

Elisa come se si fosse svegliata in quell’istante raccolse i pensieri che aveva preparato. Si concentrò sul tono di voce da usare.

«Silvia» e fece una piccola pausa.

«Silvia» riprese con la voce incrinata dal timore di non riuscire a esprimere i suoi pensieri. «Sei ormai una donna ed io non sono stata in questi anni quello che si dice una madre priva di pecche. Però non posso fare a meno di disapprovare il rapporto che hai con l’insegnante di recitazione, quella regista ormai matura con cui ti vedi e ti senti».

Si fermò osservando la figlia in piedi dinnanzi a lei senza distogliere lo sguardo.

Silvia diventò rossa per l’ira che stava montando e aprì la bocca per urlarle in faccia tutto il malumore che aveva covato in questi anni, ma non uscì alcun suono. Non ne fu capace. Sembrava che fosse stata colpita da un’improvvisa afasia.

«Siediti accanto a me e calmati» proseguì, facendole posto sul divano.

Elisa parlò con pacatezza a tono basso mentre Silvia calmava a poco a poco il tumulto interno che le aveva impedito di proferire parola.

Discussero sul rapporto con Laura, su i suoi errori, commessi con le figlie, dei rapporti tesi con Riccardo. Fu un confronto serrato e aspro allo stesso tempo.

Silvia difese con ostinazione la scelta di evitare gli uomini che identificava col padre, che per lei era un traditore. Non comprendeva perché Elisa non voleva accettare la sua volontà di escludere gli uomini dai suoi pensieri. Però espose tutto questo in modo confuso senza riuscire a esporre con una logica stringente le sue idee.

Elisa senza fretta e con pacatezza smontava le teorie, le argomentazioni, i pensieri, perché le affermazioni era prive di solidità, sconnesse. Avrebbe avuto vita facile a convincerla nel lungo termine, se Silvia avesse proseguito nella sua esposizione confusa.

Non aveva fatto però i conti con la testarda ostinazione della figlia, che riusciva a rendere razionali i propri pensieri tramite le risposte della madre.

«Mamma» disse ergendosi davanti a lei. Si era rinfrancata e aveva acquisito lucidità nell’esporre le sue opinioni. «Siamo qui da tempo e nessuna delle due è riuscita a persuadere l’altra. Non capisco perché dopo anni di silenzio e di disinteresse ora vuoi convincermi che il mio rapporto con Laura è sbagliato. Inoltre hai coinvolto anche Riccardo, che non vedo e non sento da oltre quattro anni e con il quale non intendo riallacciare nessun rapporto. Ormai sono una donna e la mia sessualità la decido io».

Senza salutare si rinchiuse nella sua stanza. Per sbollire le tossine della lunga discussione mise le cuffiette dell’IPOD per ascoltare i Coldplay. Mentre la musica invadeva col suono martellante la sua mente, lei si sentiva come un uccello in gabbia.

Elisa rimase per un po’ seduta percependo che era fallita prima come moglie poi come madre. Il suo rapportarsi con le altre persone era quello di porsi al centro dell’attenzione facendo affidamento su un potere che era solo nella sua immaginazione.

Pensava di diventare archeologa e girare il mondo, ma era diventata schedatrice di ruderi, reperti fatiscenti e qualche crosta sfuggita alle ruberie. Un momento di scoramento l’assalì, mentre stava pagando il prezzo della tensione accumulata in tutti questi anni. Era svuotata di tutto dai pensieri alle forze, mentre pensava al ruolo a cui era stata condannata senza che lei avesse opposto resistenza.

Si alzò con gli occhi pieni di tristezza per andare, ma non lo sapeva nemmeno lei.

Aprì la porta e sparì.

Silvia, che aspettava la madre nella stanza per chiudere il discorso, udì la porta chiudersi e poi il silenzio che calava nella casa.

Tolte le cuffiette andò nella sala, dove trovò appoggiato sul divano il telefono di Elisa che pulsava per una chiamata in arrivo e un paio di SMS in attesa di essere letti. Corse alla dependance nella speranza vana di trovarla immersa nei suoi pensieri, ma anche lì regnava buio e silenzio.

Si accasciò disperata mentre le lacrime bagnavano il suo viso. Ora sapeva che non l’avrebbe più rivista.

Altra variante della copertina del nuovo romanzo che andrà in prenotazione nei prossimi giorni per consegna 1 settembre.

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