Il Borgo – Capitolo 45

Ottime queste brioche” disse Lorenzo con la bocca piena.

Non male nemmeno il caffè. Peccato che fosse appena tiepido ma poteva essere peggio” esclamò Matteo.

Casa pretendevi? Che fumasse ancora?” lo rimbeccò leggermente indispettita Betta. “Di grazia che il barista ci abbia dato queste tazze thermos per tenere al caldo caffè e tè”.

Come sei suscettibile” disse Alba, che provava a uscire dal guscio.

Ma ci dobbiamo litigare per il nulla?” domandò Mattia per smorzare quell’accenno di polemica. “Siamo qui, rilassati al sole a goderci questa bella domenica e dobbiamo punzecchiarci?”

Scusa Betta. Non era mia intenzione accendere una discussione polemica. Matteo non intendeva muoverti un appunto…” cercò di dire Alba.

Matteo ha bisogno dell’avvocato difensore?” replicò acida la ragazza.

Calma, calma!” disse Giacomo, abbracciandola. “Stiamo creando una tempesta perfetta in un bicchiere d’acqua”.

Finita la colazione, io e Alba laviamo le tazze e poi passiamo il fiume. Andiamo a trovare il Borgo” esclamò Laura, insolitamente silenziosa e calma fino a quel momento. Quelle chiacchiere la stavano annoiando.

Matteo rimase taciturno. «Hanno già parlato a sufficienza le ragazze. E’ inutile mettere altra legna sul fuoco» rifletté, mentre finiva di sorseggiare il suo caffè.

Giacomo trascinò fuori dalla tenda Betta, che aveva gli occhi pieni di lacrime. Si sedettero su un masso nelle vicinanze del Santerno. La lasciò sfogare, tenendola dolcemente fra le sue braccia, prima di cominciare a parlare.

Sono nervosa, lo sai il perché” gli disse, avviando il discorso. “Dopo che…”.

Lo so. Ma non era il caso di rispondere a Matteo così piccata. Alla fine intendeva dire che poteva essere freddo e disgustoso e invece era tiepido e bevibile”.

Dopo che avevo fatto gli occhi languidi al barista per ottenere quelle tazze, mi sento dire che … ‘peccato che sia tiepido’! E’ stato più forte di me” replicò decisa.

Va bene. Hai ragione ma ormai la discussione si è ricomposta. Alba si è scusata. Tu ti sei sfogata. Torniamo e prepariamoci a passare il fiume. Te la senti?”

Certamente! Perché non dovrei?”

Lorenzo ha preavvertito che il passaggio non sarà una passeggiata. Se non ti senti sicura, ti faccio compagnia. Possiamo fare due passi verso la cascata dei Briganti che è ricca d’acqua. Deve essere spettacolare il salto”.

Nessun problema. Sono sicura di farcela! Grazie, Giacomo per le attenzioni” gli disse prima di baciarlo sulle labbra.

Si alzarono e abbracciati si ricongiunsero al resto del gruppo. Erano già pronti per la spedizione, aspettavano solamente il ritorno dei due ragazzi. Avevano preparato tre zaini con le cibarie e le bevande, nel quarto misero la cassetta del pronto soccorso, una stuoia e qualche altro indumento da usare in caso di necessità, il quinto conteneva qualche attrezzo.

Lorenzo assunse il comando delle operazioni.

Gli zaini li portiamo noi ragazzi, mentre le ragazze saranno leggere…”. Fece una piccola sosta sperando che l’ultima battuta strappasse qualche sorriso.

Io e Mattia accompagneremo le ragazze. Comincio con Alba. Poi Mattia porterà Teresa. Poi sarà il turno di Eva, Betta e per ultima Laura. Quando le ragazze saranno al sicuro al di là del fiume sarà il turno di Marco, Giacomo e Matteo”.

Il ragazzo li guardò per cogliere nei loro visi dubbi e incertezze, prima di proseguire.

Una sola raccomandazione. Non sarà difficile ma nemmeno facile. Fatte attenzione dove posate i piedi. Basta che seguiate i nostri passi. Vi indicheranno il passaggio sicuro. Ci sono diverse tavole che si muovono e ondeggiano ma non c’è nessun pericolo. Quindi non fattevi prendere dal panico. Metterete questa cintura con moschettone e agganciatela alla corda. Serve per evitare di finire a mollo in caso di passi falsi”.

Lorenzo dopo gli ultimi consigli cominciò a traghettare Alba. Si fermarono più volte ma con gli incitamenti di Lorenzo raggiunsero l’altra sponda.

Non appena i due ragazzi furono di nuovo sul solido della terra, Mattia iniziò l’attraversamento con Teresa.

Laura fremeva nel vedere il suo ragazzo che guidava quella che secondo lei avrebbe potuto costituire un pericolo. Li osservò e cercò di captare cosa si dicevano. I due ragazzi, arrivati a metà del ponte, si fermarono. Le parve di udire qualche brandello di parola ‘Forza… Niente paura…’. Erano fermi da un’eternità, così le pareva, e Teresa era irremovibile a non proseguire.

Forza, Teresa” le diceva dolcemente Mattia. “Non possiamo stare qui in eterno”.

Ho paura. Abbracciami” gli rispose la ragazza, decisa a non procedere senza l’abbraccio del ragazzo. «Se non lo faccio ora, non ci sarà altra occasione» rifletteva furbescamente. «Laura starà schiattando dalla rabbia!»

E’ pericoloso. Le tavole sconnesse reggono il peso di una persona sicuramente ma di due non lo sappiamo” le replicò un po’ innervosito. “Lorenzo ci sta dicendo di sbrigarci”.

Un abbraccio o non mi muovo”

A malincuore Mattia la abbracciò e immaginò la faccia di Laura, vedendo la scena.

«Sì, sì! E’ proprio il mio uomo! Farei all’amore qui, anche se si rischia di finire in acqua» diceva fra sé, mentre provava brividi di piacere.

Ora sono confortata dal tuo calore” gli disse, avviandosi verso l’altra sponda.

Laura, osservando Mattia che teneva Teresa fra le braccia, si lanciò verso il ponte per raggiungere i due amanti inferocita e gelosa.

Fermati!” le ingiunse Giacomo, bloccandola.

Betta sbiancò, vedendo il suo ragazzo che stringeva Laura. «No, non è possibile! Non posso crederci!» Le lacrime spuntarono per incanto. «Sono emotivamente instabile, irritabile e nervosa quando sono in prossimità del mio ciclo. Oggi ne stanno capitando troppe».

Marco e Eva si guardarono in faccia senza dire nulla. La scena era eloquente.

Il gruppo è troppo numeroso” sussurrò il ragazzo, mentre la compagna annuiva convinta. “Se era complicata la gestione in pochi, ora è veramente problematica”.

Matteo guardava sorpreso la scena: Betta in lacrime, Laura agitata come un’ossessa, Giacomo che tentava di calmarla.

«Un litigio banale mezz’ora fa. Ora una scenata di gelosia. Cos’altro succederà prima di sera?» si diceva, mentre attendeva con pazienza il suo turno.

Eva si avvicinò alla ragazza piangente, che apprezzò il gesto con un mesto sorriso. Le bisbigliò qualche parola di conforto, mentre si abbracciavano. Era riuscita a calmarla.

Lorenzo nel frattempo era arrivato per traghettare Laura, che si era tranquillizzata tra le braccia di Giacomo. In realtà doveva essere il turno di Eva, che con un cenno gli indicò che era opportuno un cambio nella sequenza programmata.

Presto” gli disse Laura impaziente. “Non mi va che Mattia resti solo con Teresa!”

Lorenzo la guardò stupito, perché non aveva ravvisato nulla di strano nella fermata in mezzo al ponte. Secondo lui era stata semplicemente preda di un attacco di panico.

Mi spiace” sussurrò Giacomo, cingendo le spalle di Betta. “Non potevo fare altrimenti”.

Ci hai messo troppo trasporto!” gli rispose, singhiozzando. “Lo sai che sono giorni particolari questi”.

Lo so ma la lasciavo attraversare il ponte? Sarebbe stato un azzardo pericoloso” replicò con calma e dolcemente.

Mi hai ferito”.

Ora calmati” le disse accarezzandole con dolcezza i capelli. “Non era mia intenzione, te lo giuro. Amo solo te”.

Non ci riesco” gli rispose come se non avesse ascoltato tutto il discorso.

Vuoi che rimaniamo di qua, noi due soli?”

No. Andiamo con loro. Mi passerà”.

Mentre Giacomo teneva fra le braccia Betta, Mattia arrivò per portare al di là del fiume Eva, che aspettava tranquilla il suo turno.

Pronta?”

Sì!”

Si avviarono sicuri verso il ponte.

Betta si sentiva sicura nel caldo abbraccio di Giacomo e lentamente riacquistò la calma per essere pronta ad attraversare il ponte con Lorenzo.

Senza dire una parola si incamminò dietro il ragazzo, che la guidò senza tentennamenti sull’altra sponda.

Marco restò defilato, osservando con attenzione i volti dei due compagni rimasti con lui: uno era teso, l’altro rilassato.

Matteo si avvicinò a Giacomo, assorto e preoccupato.

Ti stanno facendo dannare queste ragazze!” disse dandole una pacca amichevole sulla spalle.

Un poco”.

Una risata accompagnò la risposta. “Solo un poco?”

Diciamo così”.

Vedo che sono già arrivati di là. Vai tu. Così puoi tranquillizzare la tua ragazza” gli disse Matteo, incitandolo ad avviarsi.

Marco non disse nulla. Non aveva fretta né fanciulle da confortare, quindi poteva attendere.

Rapidamente e con sicurezza Giacomo attraversò il ponte e prese fra le braccia Betta, visibilmente scossa e nervosa.

Vai prima tu” disse a Matteo, quando dall’altra parte del fiume gridarono «Avanti il prossimo»..

Ma veramente avresti essere già col resto del gruppo” borbottò, guardandolo in viso. Solo in questo momento si accorse che era rimasto nell’ombra senza dire una parola o accennare a un moto di nervosismo. Aveva scattato qualche fotografia per ingannare il tempo.

Che importa? Ormai tutte le scalette sono saltate. Posso aspettare qui tranquillamente” replicò sorridente, dandogli una spinta a muoversi.

Con calma e senza mettersi fretta anche l’ultimo componente del gruppo giunse all’inizio della salita verso il Borgo.

Abbiamo perso molto tempo, molto di più del previsto” affermò Mattia, cingendo per le spalle Laura. “Stasera dobbiamo scendere per tempo, prima che il sole tramonti per evitare di attraversare il ponte col buio”.

Il gruppo si avviò verso l’appuntamento col Borgo.

//

Il Borgo – Capitolo 44

Matteo e Alba fecero un lungo giro intorno alla ricerca di legna da usare per il fuoco senza trovare nulla a parte qualche ramo secco trasportato dalla piena del fiume sul prato.

Penso che non troveremo nulla” disse Alba affranta e scoraggiata. “Non vedo né alberi né cespugli. Inoltre non abbiamo nessun attrezzo per tagliare i rami”.

Proviamo ad arrivare in paese. Può darsi che ci sia qualche anima pia che ci venda qualche ciocco restato dall’inverno” replicò il ragazzo, prendendole la mano e incamminandosi verso Moraduccio.

Cosa fai? Studi?” gli chiese la ragazza, che sentiva il calore trasmesso dal contatto.

Lavoro con mio padre” rispose col fiatone per via della salita. “Finito il liceo, non avevo nessuna voglia di andare all’università e quindi …”

La ragazza l’osservò con attenzione. Era molto più alto di lei coi capelli biondi e aveva un fisico robusto. Non grasso ma aitante e muscoloso.

Sei altissimo” gli disse, notando la differenza di statura.

Non c’è male. Il mio metro e ottanta si vede” rispose ridendo. “Ma tu che fai di bello?”

Studio. Sono all’università di Bologna. Economia aziendale. Corso triennale. Sono al secondo anno”.

Ti ammiro. Non ce la facevo proprio a passare i miei giorni sui libri. Ho preferito dedicarmi all’azienda agricola paterna. Alzarmi presto, stare all’aria aperta, gestire il mio tempo per me è più stimolante che studiare”.

Matteo la guardava mentre Alba arrancava dietro di lui, quasi trascinata a forza. La trovava di suo gradimento. Rotondetta ma non grassa, una bella massa di capelli bruni che incorniciavano il viso di un bel colorito sano. Era un po’ troppo bassa per i suoi gusti ma il resto delle curve andava bene.

Cammino troppo in fretta?” le chiese, vedendola avanzare a fatica affannata.

Veramente … questa salita non finisce mai! Sono tutta sudata!” rispose con fiato corto.

Ci fermiamo. Così riposi un po’ e ti riprendi”.

Sì. Una sosta è quello che ci vuole” disse rinfrancata.

Sediamoci su quel masso”.

Dunque lavori nei campi. E’ faticoso?”

No. Ora è tutto meccanizzato. E poi io controllo chi lavora per noi, anche se mi piace guidare il trattore”.

Ma non è pericoloso? Ogni tanto leggo di qualcuno che ci rimane sotto” gli domandò sgranando gli occhi.

Quando si usa in collina, si corre questo rischio, se non si fa attenzione. Sui campi in pendenza usiamo mezzi dotati di sicurezze in caso di ribaltamento” le rispose sorridente.

Cosa coltivate?” gli domandò curiosa, seduta ai margini della strada.

Alberi da frutta. Pesche nettarine per lo più ma anche kiwi e ciliegie. Poi due campi di erba medica per le mucche”.

Urca! Sei un possidente terriero!”

Magari!” disse riprendendo a salire. “Qualche centinaia di pezze. Ne servirebbero circa altrettanti per essere ottimali. Però il lavoro non manca comunque”.

Pezze?”

Sì, pezze. All’incirca trenta ettari” rispose ridendo, mentre osservava la faccia stupita di Alba.

Ne so come prima” replicò mostrando meraviglia e curiosità. “Mi piacerebbe visitare la tua azienda”.

Quando vuoi, mi telefoni e ci mettiamo d’accordo”.

Mentre chiacchieravano, arrivarono in paese. Quattro case allineate lungo la strada con un negozio di alimentari.

Non vedo nulla” disse delusa la ragazza.

Chiediamo a quel vecchio” le rispose, avviandosi verso un anziano che fumava la pipa seduto fuori dalla porta.

Mi scusi” gli chiese Matteo, mettendosi davanti. “Sa se qualcuno può venderci un po’ di legna?”

Per farne cosa?” gli domandò con tono piatto.

Ci serve per il fuoco” replicò il ragazzo, riflettendo sulla domanda sciocca che aveva avuto una risposta ovvia.

No. Nessuno vende della legna. Se vuole gliene posso dare una cassetta della mia. Di più non posso”.

Ehi! Ma quello è Giacomo!” esclamò contenta Alba, sbracciandosi per farli fermare.

Va benissimo” gli disse Matteo. “Quanto le devo?”

Quanto? Un po’ di tabacco” rispose mostrando una bocca sdentata.

Ma non vedo una tabaccheria …”.

La prossima volta che capiti qui, se ti ricordi”.

Allora grazie! Sicuramente me ne ricorderò”.

Trinciato Italia e una busta aromatica” precisò l’anziano.

Il ragazzo sorrise per la precisione dell’ordine, allontanandosi con la cassa verso la macchina, ferma ad aspettarlo.

Grande, Giacomo!” disse Matteo sollevato. “Carichiamo questa cassa di legna nel baule!”

Il pensiero di tornare giù con quel peso non gli andava molto a genio.

Mentre tutti erano indaffarati nelle varie mansioni, Laura cercava di rimettere ordine dentro la tenda.

Aiutami a portare fuori i sacchi a pelo” ordinò secca a Teresa. “Li distendiamo bene al sole a prendere aria”.

La ragazza non disse nulla e cominciò a raccoglierli per portarli all’aperto.

«E’ veramente indisponente» rifletteva mentre li disponeva con cura al sole. «Acida come una vecchia zitella. Non accetta di essere messa in secondo piano. Lei vuol essere sempre la prima donna. Povero Mattia, se è il suo ragazzo!»

Laura spazzava con furia l’interno della tenda come se avesse un diavolo per capello.

«Questa sciacquetta sembra una mummia. Ma sono queste gatte morte le più pericolose. Ti distrai, le sottovaluti e loro quiete quiete, lavorando sott’acqua, ti fottono il ragazzo» diceva a se stessa, sbirciandola di nascosto.

«Giacomo è perso dietro a Betta» ragionava mentre aiutava Laura e sistemare l’interno della tenda. «Mattia pende dalle labbra dell’arpia. Matteo è un bel ragazzo. Alto, biondo. Di poche parole. Non male ma non so ancora se sia il mio tipo. Non è scoccato nulla, vedendolo. Lorenzo è il vecchio del gruppo. Sarà vero? Posato, maturo e con le idee chiare. Dubito che mi abbia notata. Quello che preferisco è Mattia ma se ci provo quella è capace di cavarmi gli occhi!»

Cosa fai all’università?” le domandò brusca Laura, interrompendole le meditazioni.

Il terzo anno di Chimica” rispose asciutta.

Una laureanda!” esclamò ridendo.

Più o meno”.

Come più o meno?” le domandò stupita.

In effetti la laurea sarebbe il febbraio del prossimo anno, se tutto procede per il meglio. Quindi non è dietro l’angolo”.

Mi domandavo il perché ti sei unita al nostro gruppo” le chiese cambiando radicalmente argomento.

Inizialmente per curiosità. Poi per mettermi in gioco. Non ho mai fatto parte di nessun gruppo. Questa è la prima esperienza. Ho notato che siete tutti molto simpatici e determinati con le idee chiare. Penso che mi piacerà sicuramente”.

«Anche fin troppo» rifletté Alba. «Specialmente questa strega, che non si ferma mai, nemmeno davanti a un cancello sbarrato».

Laura rimase un po’ perplessa dalla motivazione. Pensò di essere stata un po’ precipitosa nel accettare la sua candidatura senza approfondire più di tanto. Se mai ci fosse stata un’altra occasione sarebbe stata più prudente prima di dire sì.

Cosa ti aspetti?” proseguì, mentre, sedute per terra al sole, osservavano Lorenzo e Mattia impegnati nel difficile attraversamento del fiume.

Cosa mi aspetto? Un’esperienza piacevole e stimolante che mi faccia crescere e maturare. Uscendo dal mio mondo casa, studio e amori, credo che stare con voi mi farà acquisire consapevolezza dei miei limiti e superare le mie paure” replicò con un tono decisamente serio. “Ma tu perché ti sei lanciata in questa avventura?”

Mi piacciono le sfide e questa era veramente grossa. E poi …” si interruppe nelle spiegazioni, domandandosi perché doveva spiegarle gli stimoli che aveva e la grande curiosità che l’animava.

Non aggiunse nulla, lasciando il discorso in sospeso, quando con la coda dell’occhio intravvide la Punto di Giacomo che scendeva verso di loro. Tirò un sospiro di sollievo, perché la conversazione non le andava a genio e aveva preso una piega non desiderata. Non aveva la minima intenzione di rivelarle le motivazioni della sfida.

Sta tornando Giacomo!” disse indicando con la mano la macchina che scendeva prudente. “Speriamo che porti caffè e brioche per fare colazione”.

Sento anch’io un certo languorino” disse Teresa, preparandosi a riceverli.

La giornata sembrava procedere nel migliore dei modi.

//

Il Borgo – Capitolo 43

Un bel sole risvegliò, si fa per dire, il gruppo che in realtà aveva trascorso la notte in grande allegria gli uni stretti agli altri per combattere il freddo. L’aria era pungente, il cielo era sereno di un bell’azzurro intenso senza nemmeno un fiocco bianco di nuvole.

Stanchi, assonnati e con gli occhi arrossati per la lunga veglia i ragazzi uscirono alla spicciolata dalla tenda per assaporare sul viso quella bava di vento frizzante che li risvegliò quasi di colpo.

Come ci laviamo?” chiese Alba. “L’acqua è fredda”.

Lasciala al sole. Si riscalderà” rispose una voce dal tono spiritoso, suscitando risate e lazzi sarcastici. La ragazza mise il broncio senza replicare. Matteo si avvicinò e l’abbraccio, sussurrandole di non prendersela troppo: “Ci piace scherzare”.

«Se vuol lavarsi, l’acqua del fiume va benissimo» pensò la ragazza, scuotendo il capo.

Come ci organizziamo per la giornata?” esordì Laura per cambiare argomento.

Qualcuno va in cerca di cibo. Dobbiamo pur mangiare” rispose Giacomo, stringendo Betta. “Altri andranno a far legna per il fuoco per scaldarci”.

Non abbiamo fatto provvista ieri sera?” domandò Teresa.

Sì. Ma abbiamo spazzato via tutto. Ci sono rimaste le briciole. Per un passerotto possono anche andare bene” replicò ironico il ragazzo, suscitando nuove risate. “Quindi oggi ci si deve procurare altro mangiare o patire la fame. Io preferisco riempirmi la pancia”.

Anch’io” disse Mattia.

Penso di fare una ricognizione del ponticello semidiroccato per valutarne la pericolosità, se lo dobbiamo usare per passare di là. Se non c’è troppo pericolo, stenderemo qualche corda per attraversarlo in relativa sicurezza” aggiunse Lorenzo. “Poi qualcuno dovrà sistemare un po’ la tenda. Sembra un campo di battaglia”.

Io e Betta” disse Giacomo. “Ci occupiamo delle cibarie e della colazione”.

Qualcuno mi fa compagnia nell’ispezione?” domandò Lorenzo, guardandosi attorno.

Io” rispose prontissimo Mattia.

Matteo e Alba cercheranno un po’ di legna” esclamò delusa Laura che avrebbe voluto far coppia con Mattia e restare soli un paio d’ore, liberandosi di quella ragazza petulante. “Io e Teresa ci occupiamo del campo base”.

E noi che facciamo?” domandò Eva.

Siete liberi di fare i turisti” rispose Laura.

Perfetto” disse Marco. “Ottima occasione per scattare qualche foto della cascata dei Briganti”.

I due ragazzi, salutato il resto del gruppo si avviarono verso la cascata, tenendosi per mano.

Restate a portata di voce”.

Perché?” chiese Marco, fermandosi.

Tra un po’ arriva la colazione”.

Giacomo prese l’auto per raggiungere Castel del Rio alla ricerca di un bar aperto per caffè, thè, brioche e quanto avrebbe potuto servire per la giornata. Percorso lo stradello che conduceva a Moraduccio, videro un locale aperto con una vecchia insegna arrugginita «ALIMENTARI».

Fermiamoci” disse il ragazzo.

Ma sarà chiuso!” rispose Betta, rimasta fino a quel momento in silenzio.

Non costa nulla chiedere”.

D’accordo”.

Accostata la macchina vicino al negozio, i due ragazzi misero la testa dentro, vedendo una signora che stava pulendo il pavimento.

Ci scusi. Siamo un gruppo di ragazzi che hanno trascorso la notte vicino al greto del fiume dopo aver ripulito il parcheggio …” cominciò Giacomo avvicinandosi alla donna.

Siete voi che armati di ramazza avete fatto quello che il comune non ha fatto?” gli rispose sfoderando un sorriso e guardandoli in faccia stupita e contenta.

Sì” replicò laconico per riprendere il discorso. “Le chiedevamo se poteva venderci qualcosa da mangiare. Lo so che è chiuso ma se facesse uno strappo … tutti noi le saremo grati”.

La donna arricciò il naso prima di rispondere. Rifletté se era opportuno sfidare una multa nel caso che passasse una pattuglia di vigili oppure fregarsene e vendere loro qualcosa. Poi si avviò decisa verso il banco. «Mi sembrano dei bravi ragazzi che hanno lavorato per sistemare un’area per i turisti. Quindi ..» ragionò, infilandosi il grembiule bianco.

Cosa volete?” gli domandò con cortesia.

Formaggi e salumi. Se ci fosse del pane …”.

E’ di ieri … Sarà raffermo”.

Va bene lo stesso. Poi qualcosa da bere”.

Betta rimasta in silenzio aggiunse: “Vedo che avete delle salcicce e delle piadine già pronte. Anche quelle vanno bene”.

Mezz’ora dopo i due ragazzi soddisfatti caricarono nel baule della Punto due shopper di plastica piene di pacchetti, due cartoni di birra, due confezioni di acqua Levissima, un paio di bottiglie di vino che non sapevano come aprire.

Siamo stati ingenui per il vino” disse Betta salendo. “Se non si rompe il collo, come si leva il sughero?”

Vedrai che troveranno il modo di togliere il tappo, se lo vogliono bere. Non ti preoccupare” rispose il ragazzo, ridendo. “Ora a Castel del Rio alla ricerca di un caffè”.

Arrivati in paese si fermarono nell’unico bar aperto.

Buongiorno” disse Betta avanzando con un bel sorriso. “Vorremmo una dozzina di caffè da portare via, quattro thè e una montagna di brioche …”.

Avete qualcosa dove mettere le bevande?” le chiese il barista, vedendola a mani vuote.

Veramente no … Lei non avrebbe qualcosa da prestarci o da venderci?”

Veramente no … servirebbero dei thermos per tenerli un po’ caldi”.

Ecco proprio quelli …” insistette Betta con un sorriso smagliante. “Ve li paghiamo …”.

Se vi do’ queste tazze termiche, me le riportate?” domandò incerto l’uomo, che continuava a guardare la ragazza con curiosità stupito, perché il ragazzo, che era con lei, taceva.

Certamente! Le lasciamo 50€ di cauzione. Così sta più tranquillo …” continuò sempre sorridente.

Il barista la guardò e poi scoppiò a ridere.

Ha una faccia pulita che ispira fiducia! Sono convinto che riporterete indietro tutto! Non ho dubbi”.

La ringrazio tanto! Siete aperti nel pomeriggio?”

Si, fino a mezzanotte”.

Bene. Ci vedrà sicuramente prima di quell’ora”.

Erano le nove e mezza quando Giacomo e Betta rientrarono al campo base, urlando dal finestrino «Caffè, thè, brioches calde! Gratis per tutti. Venghino, venghino! Il bar è aperto! »

Lorenzo, in attesa del ritorno dei due ragazzi, si incamminò con Mattia verso la passerella semidistrutta, portando con sé una corda e qualche attrezzo che aveva nel baule della macchina.

Fa attenzione” gli disse prima di avviarsi sulle asse sconnesse e pericolanti. “Seguimi. Posa i piedi dove li metto io”.

Il ragazzo annuì, stando attento a come si muoveva.

Lorenzo si fermò per sistemare qualche legno che minacciava di sprofondare nel fiume, tastò con cura la tenuta di altre tavole, avanzò con prudenza.

Tieni” gli disse, allungandogli la corda prima di estrarre un piccolo attrezzo che usò per sistemare al meglio un’asse.

Con molte precauzioni arrivarono sull’altro lato del Santerno, che adesso scorreva tranquillo dopo le piene di marzo.

Con un po’ di prudenza si può usare. Certo in alcuni punti fa veramente paura. Però piuttosto che trovare un punto dove l’acqua è bassa, è meglio questo ponte. Mi sembra piuttosto gelida e camminare a piedi nudi dentro non dev’essere un’esperienza piacevole”.

Il ragazzo sembrava soddisfatto della ricognizione. Tutto sommato era meglio del previsto e le corde tese avrebbero assicurato una relativa sicurezza.

Mattia annuì, perché trovava il ragionamento di Lorenzo molto calzante. Ne aveva ammirato la padronanza di come si muoveva sulle assi che parevano sprofondare a ogni passo.

Pensi che le ragazze ce la facciano senza farsi prendere dal panico?” gli domandò. “Forse Betta e Laura sì ma le altre due mi sembrano molto impaurite come se avessero terrore della propria ombra”.

Giusto. Ci stavo pensando proprio anch’io. Alba e Teresa mi appaiono molto incerte. Ma speriamo bene” rispose.

Lorenzo verificò che la spalletta del ponte fosse sufficientemente solida e ancorata al terreno prima di annodare con cura un capo della corda.

Ora rifacciamo il percorso inverso, tirando questa seconda corda corda che può aiutare nel passaggio” disse avviandosi sicuro verso l’altra sponda, dove si trovava la tenda.

Erano a metà percorso, quando udirono le grida gioiose di Giacomo e Betta.

Arriviamo, arriviamo!” gridarono insieme i due ragazzi, mentre procedevano attenti e sicuri.

//

Il Borgo – Capitolo 42

Dopo il martedì con visita al comune di Fiorenzuola, Laura organizzò la pulizia dello spiazzo di parcheggio sul greto del Santerno, quasi inagibile per lo strato di fango che lo ricopriva.

Tutti i componenti del gruppo parteciparono al sabato di lavoro insieme ad altri volontari reclutati su Facebook tramite la fan page. Lavorarono sodo tutta la giornata fino al calar del sole, riuscendo a recuperare tre quarti dello spazio.

Mentre i volontari tornavano stanchi e infangati alle loro destinazioni, il gruppo dei dieci decise di rimanere, anche se il buio calava rapidamente e l’aria diventava gelida. Acceso un fuoco e sistemata una tenda per ripararsi dal freddo pungente dei primi di aprile su un prato adiacente all’area di parcheggio, si ritrovarono a discutere del progetto che stentava a decollare.

Passano i giorni e noi qui con le mani in mano a non far nulla” esordì Laura più battagliera e arrabbiata che mai. “Il sindaco ci ha presi in giro. Aveva promesso che avrebbe firmato le carte invece …”.

Veramente a dicembre non aveva detto esattamente così” la interruppe Giacomo.

Ricordi male!” esclamò la ragazza pronta a perdere il controllo dei nervi per la rabbia come una settimana prima.

Mi spiace, Laura, contraddirti …” disse con calma Mattia.

Vi siete coalizzati contro di me!” esplose la ragazza alzando il tono della voce. “Con te faccio i conti tra un po’, perfido bugiardo. Tutto latte e miele quando ti fa comodo per poi pugnalarmi alle spalle con la faccia da angioletto”.

Qualche sorriso comparve sul volto di chi non era coinvolto nella discussione, mentre il ragazzo rimase imperturbabile alla sfuriata di Laura.

«Se rispondo come merita» rifletté Mattia. «Finisce in un alterco colossale che non interessa a nessuno. Dobbiamo discutere del Borgo e non delle nostre questioni personali. Quindi è meglio tacere».

La ragazza era furente ma la mancata risposta ebbe stranamente il potere di calmarla.

Non credo che il nocciolo del problema siano le firme sulle scartoffie” esordì Lorenzo, che fino a quel momento aveva assistito in silenzio al battibecco.

Quale sarebbe?” gli chiese ironica.

Come pensi di trasportare il materiale al di là del fiume? Guadandolo?” replicò con altrettanta ironia il ragazzo.

Uffa!” disse sbuffando. “Ma con la passerella! Mi pare ovvio!”

Però è inagibile” proseguì implacabile.

La rimettiamo in sesto. Tu hai un’impresa edile, cosa vuoi metterci per renderla sicura?”

Certo, lo posso fare in un paio di giorni. Ma poi mi becco una denuncia per abusi e chissà quante altre imputazioni. Se tutto va bene, posso dire addio alla società”.

Matteo, che aveva ascoltato in silenzio l’intera discussione, rimase stupito dalla grinta che Laura metteva nella disputa. Era la prima uscita di gruppo per lui. Non si aspettava tanta animosità. Provando a ricapitolare quanto detto fino a quel momento, gli risultarono incomprensibili molte parole, perché non gli erano chiari i contorni della disputa. Quindi decise di intervenire per chiarire gli aspetti più oscuri e tentare di smorzare gli ardori dei contendenti.

Se deponete per cinque minuti le armi e se mi spiegate cosa stiamo dibattendo, ve ne sarei grato. Finora non ci ho capito un cazzo di quello che avete detto. L’unica cosa chiara che ho è che il ponte è pericolante e inutilizzabile”.

Laura, che stava per esplodere nuovamente, venne stoppata da Marco, che prese la parola.

Senza partire da troppo lontano e per non far notte, ti riassumo gli ultimi avvenimenti, che forse non ti sono noti. Per recuperare il Borgo servono delle scartoffie firmate che ci autorizza a cominciare. A dicembre abbiamo incontrato il sindaco di Fiorenzuola, competente per territorio. In modo velato e tartufesco ci ha illuso che sarebbe stato sufficiente portare un progetto firmato da chi ne ha i titoli per cominciare. In realtà, a pensarci bene, non era questo il messaggio trasmesso …”.

Ora ti metti anche tu?” lo interruppe Laura con la voce incrinata dalle lacrime.

Scusa, Laura. Interpreti male le mie parole” le disse mettendole una mano sul braccio. “Il Sindaco ha parlato in politichese e noi non ce ne siamo accorti”.

E va bene! Ammetto di essere nervosa ma non mi aspettavo che Mattia mi pugnalasse alle spalle …”.

Non mi pare” replicò tranquillo Marco, prevenendo una risposta pepata del ragazzo. “Comunque riprendo il discorso. Dove ero rimasto? Ah… il sindaco ci disse di portare il progetto esecutivo e avrebbe assicurato una corsia preferenziale al suo iter. Cosa che abbiamo fatto martedì scorso …”.

Okay! Ora qualcosa mi sembra più chiaro” disse Matteo con ampi gesti delle mani. “Comprendo il senso del primo discorso di Lorenzo. Le scartoffie non sarebbero tanto presto tornate indietro con tutte le firme. Quindi il problema più urgente da risolvere è quello della passerella. Ma la soluzione non è dietro l’angolo…”.

Sei un ragazzo sveglio!” cinguettò Mattia, che strappò una risata collettiva con la sua uscita.

Il clima si andava rasserenando, mentre la tensione tendeva a smorzarsi. Solo Laura rimase col muso lungo, perché a guidare la discussione erano i ragazzi.

Cosa si può fare?” domandò Giacomo. “A chi compete il ripristino?”

Bella domanda!” esclamò Lorenzo. “Qui c’è un macello di competenze. Regione Toscana, comune di Fiorenzuola, comunità montana e forse anche un magistrato delle acque. Sicuramente ho lasciato fuori qualche ente. A mettere d’accordo tutti rischiamo di invecchiare e di vedere ridotto in polvere il Borgo, però un’idea ce l’avrei”.

Ascoltiamola” dissero con una sola voce quasi tutti.

Facciamo una passerella provvisoria per il solo transito pedonale…” cominciò il ragazzo.

Ma hai appena detto che finisci col vedere il sole a scacchi” esclamò Giacomo.

Forse ci autorizzano senza troppe difficoltà e abbastanza rapidamente. Alla fine è provvisoria in attesa del ripristino di quella esistente Poi chiediamo di installare una teleferica per il trasporto di materiale dal greto del Santerno fino al Borgo. Questa soluzione avrebbe alcuni vantaggi: evita la ripida salita per nulla agevole, specialmente in caso di maltempo, non richiede molte autorizzazioni e collaudi”.

Mi sembra una buona idea” disse Marco.

Me ne occupo io” aggiunse Lorenzo, raccogliendo il plauso del gruppo.

Laura era in disparte perché si sentiva esclusa dai vari discorsi e senza nessuno che la confortasse. Betta l’osserva in silenzio e comprese lo stato d’animo della ragazza. Senza dare troppo nell’occhio si avvicinò e le sussurrò qualcosa nell’orecchio.

Non prendertela se non riesci a cominciare i lavori” le disse, prendendola per le spalle. “Vedrai che nel giro di qualche giorno tutto si sistema”.

Credi?” le domandò incredula. “Non ci credo per nulla”.

Poi alzandosi Betta, lanciò una proposta.

Cosa ne dite se invece di tornare in città, rimaniamo qui e domani proviamo a superare il fiume per andare a visitare il Borgo?”

Le parole della ragazza ebbero il potere di silenziare il brusio delle varie conversazioni.

Alba fu la prima a rompere il silenzio.

Veramente …” disse con tono alquanto incerto. “I miei mi aspettano per cena”.

Puoi sempre telefonare” rispose Matteo. “Io ci sto”.

Fu un coro di «anch’io» quello che si udì a parte Alba e Teresa.

E dove dormiamo?” chiese titubante Teresa. “Non ho nulla con me”.

Abbiamo sacchi a pelo per tutti” replicò Mattia. “La tenda è abbastanza ampia per contenere tutti. Staremo tanto vicini che non sentiremo il freddo della notte! Per il mangiare, facciamo un salto a Castel del Rio per comprare qualcosa da cuocere sul fuoco. Per lavarci c’è il Santerno”.

Le due ragazze rimasero ancora in silenzio.

Se non vi va e volete tornare” aggiunse secco Mattia. “Vi porto in stazione a Imola per prendere un treno per Bologna”.

No. Rimango” disse Alba meno indecisa.

Anch’io” si accodò Teresa con più vigore.

La sera trascorse in allegria. Ben pochi dormirono qualche minuto, perché tra chiacchiere, vino, birra e cibarie varie non ce ne fu tempo.

//

Il Borgo – Capitolo 41

Verso le undici Eva e Marco passarono da Laura per avviarsi a Fiorenzuola, dove avrebbero pranzato con Lorenzo che li avrebbe aspettati in Piazza Agnolo a due passi dal comune.

Dopo aver parcheggiato con un po’ di fortuna nella piazza, videro nella vicina area pedonalizzata un ragazzo, che, seduto su una panchina fioriera, fumava una sigaretta.

Ciao. Lorenzo?” disse Laura titubante, accostandosi.

Li squadrò e fece un franco sorriso, mentre si alzava.

Ciao! Finalmente comincio a conoscere qualcuno del gruppo” disse con tono cordiale e caldo.

Laura” rispose la ragazza allungando la mano. “Lei è Eva e lui è Marco”.

Una serie di «Ciao» e di strette di mano sancirono la loro conoscenza. Lorenzo mostrava più dei suoi venticinque anni. Alto quanto Marco. Una chioma scura fluente come un hippie lo faceva sembrare più maturo.

Che ne dite un aperitivo nel bar gelateria alle nostre spalle?” disse Lorenzo, indicando col capo il locale sotto il porticato.

Buon’idea” rispose Marco, al quale il nuovo acquisto dava una buona sensazione.

Pranzato al Ristorante Cacciatori, i quattro ragazzi raggiunsero puntuali alle quindici il comune, che distava pochi passi.

Il sindaco li accolse con calore nel suo studio.

Sbaglio o c’è una faccia nuova?” chiese dopo averli osservati per bene.

No, signor Sindaco” rispose con immediatezza Laura. “Questo è Lorenzo …”.

… Tufoni” aggiunse il ragazzo.

Gli altri, che erano con noi a dicembre, erano impegnati col lavoro” proseguì la ragazza.

Bene. Avete le carte?”

Sì” rispose Eva, allungando una cartella che teneva in mano.

Il sindaco la prese e diede una scorsa veloce al contenuto.

Vedo delle firme importanti …” esclamò, inarcando le sopracciglia.

Sto collaborando col loro …” disse la ragazza, diventando rossa.

Già architetto? Mi sembra giovanissima!”

No. Manca solo la tesi che sto svolgendo nel loro studio. Sono stati molto cortesi, revisionando e firmando tutte le carte del progetto”.

Mi pare un promettente inizio. Mi sono noti per aver presentato alcuni progetti di recupero di edifici storici comunali. Sono una bella garanzia di serietà. Partite col piede giusto. Passerò le carte all’ufficio urbanistica per il loro esame. A chi si deve rivolgere l’ufficio per qualsiasi motivo? Allo studio oppure a lei, signorina?”

C’è il numero del mio cellulare come recapito. Poi mi attiverò per risolvere eventuali problematiche o fornire chiarimenti” rispose con prontezza Eva.

Il sindaco fissò Lorenzo come se quel nome gli suonasse familiare.

Anche lei è di Bologna?” gli chiese, fissandolo negli occhi.

No. Sono di Firenze” rispose asciutto.

Mi era sembrata una parlata familiare” continuò il Sindaco. “Anche lei architetto?”

No. Ingegnere edile. Lavoro con mio padre, che ha un’impresa di costruzione” replicò un po’ infastidito per quel interrogatorio.

Ah!”

Nella stanza era calato il silenzio, mentre il Sindaco riaprì la cartella.

Vedo che manca l’impresa costruttrice” disse, osservando il rigo vuoto.

Ha ragione” disse Eva. “Non avevamo ancora deciso a chi affidare i lavori. Oggi Lorenzo ci ha proposto la sua. Quindi ci riserviamo di inoltrare all’ufficio quanto prima tutte le informazioni necessarie”.

Dunque lei opera in regione” disse tornando a rivolgersi al ragazzo.

Sì” rispose laconico, perché non riusciva a comprendere dove volesse arrivare con tutte quelle domande, come se volesse fargli un terzo grado.

Ecco, perché il suo nome mi era familiare” aggiunse sorridente e sornione.

Non pensavo che fossimo così conosciuti. Questo mi rallegra” disse con un tono leggermente ironico.

Pensate di operare nel territorio comunale?”

Abbiamo un paio di progetti ma sfortunatamente sono incagliati”.

Un lieve sorriso comparve sul volto del Sindaco, che continuava a fissare il ragazzo.

Non pensi che vogliamo usare questo progetto di recupero di Castiglioncello come grimaldello per far avanzare le pratiche in sospeso” disse Lorenzo giocando d’anticipo. “E’ stata una mia iniziativa personale aderire. Non mi occupo di scartoffie burocratiche ma svolgo altri compiti”.

Non era mia intenzione pensare male” precisò con un sorriso ambiguo. “Le dò atto che se non gli avessi chiesto nulla, lei sarebbe rimasto in silenzio”.

Il Sindaco osservò l’orologio sulla scrivania.

Il tempo a vostra disposizione è finito, anche se rimarrei a chiacchierare volentieri con voi …Parlare con giovani simpatici e determinati fa sempre piacere”.

Le rubo un solo secondo, signor Sindaco” disse Laura, intervenendo mentre si stavano alzando.

Dica”.

Ci sarebbe da ripristinare il ponte che attraversa il Santerno, danneggiato da questo lungo inverno”.

Lui rimase in attesa che la ragazza proseguisse.

Solo che non riusciamo a trovare gli interlocutori giusti”.

Forse sono io?” domandò, corrugando la fronte.

Mi hanno detto che di competenza toscana. Senza di quella non possiamo iniziare nessun lavoro, quando ci rilascerete le autorizzazioni” completò Laura.

Telefoni al signor Strombelli, l’assessore all’urbanistica, sollevando il problema. Ma ora devo decisamente lasciarvi”.

Grazie per averci ricevuto, signor Sindaco” dissero quasi in coro i ragazzi, mentre uscivano dallo studio.

Arrivati in piazza Agnolo, Lorenzo sbottò con «Ve l’avevo detto che era un vero stronzo», mentre li salutava.

Eva, Laura e Marco non erano molto soddisfatti della gita a Fiorenzuola.

//

Il Borgo – capitolo 40

Forse sarebbe opportuno telefonare al sindaco di Fiorenzuola prima di partire” esordì Giacomo al termine della telefonata con Eva.

E perché?” replicò Laura infastidita.

Potrebbe non essere disponibile. Rischiate un viaggio a vuoto …”.

E perché non dovrebbe essere disponibile? Ha detto che gli mandiamo le carte e lui le firma” rispose piccata e irritata.

Beh! Veramente non ha detto esattamente così” disse con calma il ragazzo.

Cosa ha detto, secondo te?”

Quando le carte erano pronte di contattarlo e presentargliele. Avrebbe sollecitato gli uffici competenti a esaminarle”.

Uffa! Le carte ci sono. Basta solo consegnarle …”.

Giacomo ha ragione. Se il sindaco non può ricevervi, si rischia di impantanarci nella burocrazia comunale e addio avvio dei lavori” disse Mattia, rimasto in silenzio fino a quel momento.

Come la fate tragica! Il progetto, ha detto Eva, è lì approvato dallo studio di architetti. Cosa serve ancora?” rispose arrabbiata.

Non funziona esattamente così. Il progetto serve per avere la licenza edilizia. E questa la rilascia il comune dopo avere passato vari uffici comunali. Il sindaco avrebbe agevolato l’iter velocizzando i vari passaggi. Una specie di corsia preferenziale. Capisci Laura che è vitale incontrare il sindaco e non altri …”. continuò il ragazzo con tono pacato ma deciso.

Sempre pronti ai predicozzi come Emma” replicò per nulla convinta.

Emma?” domandò curioso Giacomo.

Chi vuoi che sia? Mia madre!” rispose sbuffando. “Vi siete coalizzati contro di me?”

No. Cerchiamo solo di evitare errori” disse Mattia.

Mentre voi baruffate, provo a vedere se c’è ancora qualcuno in comune… ma data l’ora…” proseguì Giacomo, osservando l’orologio. “Hai il numero, Laura?”

No. Però su internet …” rispose la ragazza.

E come faccio? Non ho uno smartphone” esclamò mortificato il ragazzo.

Rimasero in silenzio, che fu rotto da Mattia dopo una breve consultazione sul suo Iphone.

Eccolo. 055 8199424. C’è scritto che riceve per appuntamento”.

Bene. Adesso provo. Ma sono quasi le venti … non penso di trovare qualcuno”.

Composto il numero, lo sentì squillare. Dopo una decina di squilli il ragazzo udì una voce femminile aggraziata e gentile che diceva «Segreteria del sindaco. Chi parla?”

Buongiorno …” si interruppe arrossendo. “Mi scusi. Buona sera, vista l’ora. Sono Giacomo Corsi. Vorrei fissare un appuntamento col sindaco”.

Per quale argomento?” chiese cortese la segretaria.

Il sindaco ci ha ricevuto circa quattro mesi fa. Gli abbiamo proposto il recupero di un vostro borgo abbandonato …”.

Fatico a seguirla. Cosa desidera esattamente?”

Stavo spiegandole l’oggetto della visita precedente. Dicevo. Siamo un gruppo di ragazzi che ha in mente di recuperare un borgo abbandonato del vostro territorio comunale. Ci disse allora che quando erano pronte le carte del progetto, le avrebbe esaminate e passate agli uffici competenti per le licenze edilizie …”.

Mentre Giacomo cercava di spiegare con calma i motivi della telefonata e di strappare un incontro per il giorno dopo, il telefono di Laura squillava con insistenza.

Pronto” rispose a un numero che non conosceva.

Ciao. Sono Lorenzo …”.

Ciao, Lorenzo! Come stai?” rispose la ragazza che aveva cambiato umore.

Bene, bene. Il progetto cammina o è fermo? Volevo avere qualche notizia fresca” domandò con un tono curioso.

Beh! Insomma …” replicò facendo una lunga pausa.

Ho capito. Tutti ai box, immagino” disse ridendo.

In effetti … ma forse no …”.

Sei criptica, Laura!”

Se tutto va bene, domani andiamo a Fiorenzuola dal sindaco. Eva ha il progetto pronto e firmato dallo studio per consegnarlo al sindaco”.

Ottimo!” esclamò contento. “Posso esserci anch’io?”

Certamente!” replicò sollevata. “Ci farà piacere e potrai conoscere Eva, la nostra architetto, e Marco, il suo ragazzo. Il fotografo ufficiale del progetto. Oltre a noi due, ovviamente”.

A che ora vedete il sindaco?”

Non lo so. Giacomo sta parlando con la segretaria proprio adesso”.

Scampoli … il sindaco, è un osso duro. Ci sta facendo morire per ottenere le licenze …”.

La ragazza rimase per un istante interdetta, perché non sapeva che Lorenzo avesse a che fare col comune di Fiorenzuola.

Scusa ma non capisco” riprese cautamente la ragazza. “Non ero a conoscenza che tu conoscessi il sindaco …”.

No, non lo conosco di persona…”.

Ma allora ..”.

Una storia lunga. Mio padre, io lavoro con lui, ha un’impresa edile e qualche volta abbiamo avuto la necessità di operare nel territorio comunale di Fiorenzuola. Non ti dico i cavilli, gli intralci burocratici e altro che hanno messo in campo pur di metterci i bastoni fra le ruote”.

Dunque tu sei del mestiere?” chiese timidamente.

Sì. Abbiamo pensato di mettere a disposizione muratori e attrezzature di cantiere, se non avete nulla in contrario. Un po’ di pubblicità nella vicina Romagna non guasta. E contiamo di acquisire qualche entrata giusta nel comune”.

Wow! Che bella notizia! Sarete i benvenuti. Ci fa comodo avere un’impresa edile! Già mi immaginavo con il berretto di carta in testa e la cazzuola in mano. Mi vengono i brividi!”

Un bella risata risuonò nelle orecchie di Laura ed ebbe effetti contagiosi. Lorenzo riprese a parlare.

Dunque Giacomo ha strappato un sì?”

Non lo so. Al momento è ancora al telefono. Posso richiamarti tra un po’, quando ho informazioni più precise?”

Certo. A dopo”.

Ciao” disse, chiudendo la conversazione. Poi trafficò un attimo per salvare il numero.

Nel frattempo Giacomo aveva concluso la lunga chiacchierata con la segretaria.

Che faticata!” disse facendo il gesto di detergersi la fronte dal sudore. “Sono riuscito a strappare mezz’ora agli impegni del sindaco. Alle quindici vi aspetta”.

Laura si alzò per baciarlo felice della conclusione positiva della lunga discussione.

Per me niente?” chiese porgendo le labbra Mattia.

Non meriteresti nulla!” esclamò tutta contenta. “Ma faccio uno strappo per te”.

Si avvicinò e gli scoccò un bacio caloroso.

Ora ho esaurito la scorta di baci. Basta stare a gigionare, lavativi! Telefono a Lorenzo e Eva per mettere a punto i dettagli della spedizione di domani” disse accalorata, sprizzando felicità da ogni poro.

Fece un rapido giro di telefonate per mettere a punto la visita di domani.

//

Il Borgo – Capitolo 39

Laura dopo la fallita spedizione di metà marzo fremeva dalla voglia di ripartire ma le notizie da Moraduccio non erano confortanti. La passerella non era stata ripristina, l’area di parcheggio era un lago di fango. Anche se il tempo pareva virare decisamente verso un bello stabile, l’accesso era praticamente vietato.

Si ritrovò a discutere con Mattia e Giacomo della situazione alla sera dell’ultimo lunedì di marzo in una pizzeria di Bologna.

Mi spiace, Laura. Ma se non sistemano il passaggio dobbiamo per forza di cose restare qui intorno al tavolo o al massimo osservare da lontano il Borgo”.

Non si è messo più in contatto con nessuno?” chiese Mattia.

No!” rispose la ragazza, guardando ora l’uno ora l’altro.

A proposito di attività. Di Eva e Marco non si sa nulla?” domandò Giacomo.

No! Non ho più notizie da inizio marzo. Mi aveva detto che avrebbero fatto un tour per l’Italia a caccia di buone immagini ma poi più nulla” rispose Laura contrariata.

Se la svegliassimo con un sms?” chiese Mattia.

Buon’idea!”.

Mentre stavano discutendo su cosa scrivere, dal telefono di Laura arrivò l’annuncio di un messaggio.

A parlare male del diavolo, eccolo che arriva!” disse trionfante. “E’ di Eva. Vediamo cosa ci dice”.

«Ciao. Siamo tornati a Modena e ho trovato una mail dello studio H3 con allegata tutta la documentazione per iniziare i lavori di recupero. Ti telefono. Eva»

Eureka!” esplose la ragazza. “Ora nessuno ci può mettere i bastoni fra le ruote”.

Calma, calma Laura. Dimentichi che il posto è inagibile. Dobbiamo pazientare”.

Domani parto per Castel del Rio per sollecitare …” esclamò decisa e grintosa la ragazza.

Il parcheggio, forse ma la passerella …”.

Cosa vuoi dire?”

Non ho capito a chi compete la passerella. Collega due regioni. Mi sa che giocheranno allo scaricabarile”.

Visti i tempi di magra … nessuno vorrà stanziare un euro per rimettere in sesto un ponte per poche persone … Non è una località turistica di grande richiamo!” disse con tono amareggiato Giacomo.

Beh! Se non lo fanno loro, lo faremo noi” replicò battagliera ed euforica la ragazza.

Con quali mezzi?” domandò ironico Mattia.

Con le nostre mani!”

Dubito alquanto che saremo in grado di farlo. Su quel ponticello devono passare attrezzi e materiali. Quindi deve essere costruito ad arte” aggiunse Giacomo.

Laura lo guardò male come tre settimane prima quando l’aveva sconsigliata a partire per il Borgo.

Ora che abbiamo tutte le autorizzazioni, possiamo tentare la carte Fiorenzuola per il ponte. Trasportare i materiali dalla Toscana è praticamente impossibile, salvo costruire una strada ex novo, soluzione assai più costosa rispetto al ripristino del ponte” disse tutto d’un fiato Mattia.

Potrebbe essere un’idea! Partiamo domani” esclamò felice Laura.

Veramente …” provò a dire Giacomo.

Sei un disfattista!” esplose quasi urlando la ragazza.

Veramente cerco di tenere i piedi per terra. Anch’io vorrei partire domani per Fiorenzuola ma per me è un giorno lavorativo e poi …” rispose con calma il ragazzo.

E poi? Quale altri inghippo ti stai inventando per non venire domani” domandò Laura con tono alterato dal nervosismo.

Cara Lau …” provò a intervenire Mattia.

Anche tu remi contro?”

No. Volevo dire …”.

Sentiamo che volevi dire” ringhiò la ragazza.

Anch’io lavoro domani. In più la documentazione è in possesso di Eva” replicò serafico.

Appunto. Era quello che sto cercando di dire da qualche minuto ma …”

Laura sbuffò, mettendo il broncio come una bambina messa in castigo ingiustamente.

Mattia le prese la mano dolcemente nel tentativo di rabbonirla senza grande successo. Rimaneva con un muso lungo e gli occhi ridotti a fessure. Nessuno fiatò, finché Giacomo non riprese a parlare.

Eva ha detto di telefonarle? Allora facciamolo. Può darsi che la situazioni si sblocchi da questo stallo”.

Ottimo! Che numero ha Eva?” chiese Mattia estraendo il telefono dalla tasca.

Eccolo” rispose bruscamente la ragazza.

Il ragazzo finse di non aver udito il tono sgarbato e cominciò a digitare i numeri.

Pronto, Eva! Sono Mattia”

Ciao”.

Come state? E’ stato interessante il giro?”

Moltissimo. Ci siamo divertiti un sacco. Se vieni un fine settimana, ti mostriamo tutte le immagini catturate”.

Okay! Lo faremo senz’altro. Sono qui con Laura e Giacomo a ragionare sull’inizio dei lavori … Ti metto in viva voce. Così possono ascoltare anche loro”.

Ciao Laura! Ho voglia di vederti! Vieni con Mattia… Anche una delle prossime sere!”

Ciao Eva! Sicuramente vengo volentieri se questo lavativo mi accompagna” urlò ridendo la ragazza.

Ciao Giacomo. Tutto bene con Betta? Ovviamente anche voi siete i benvenuti, quando decidete di venirci a trovare”.

Ciao. Sì, tutto bene …” rispose il ragazzo facendo una breve pausa. “Ci mettiamo d’accordo per una sera …”.

Bene!” disse Mattia. “Finiti i saluti e gli inviti, veniamo al motivo della telefonata. Il Borgo è isolato perché …”.

Non lo sapevo” lo interruppe Eva.

… il ponte è inagibile. E nessuno sa quando sarà ripristinata. Tu hai tutta la documentazione per chiedere l’inizio dei lavori …”.

Sì. E’ arrivata ieri sera”.

Ci chiedevamo se tu e Marco siete liberi domani … Laura vorrebbe portare i documenti a Fiorenzuola. Io e Giacomo lavoriamo e non siamo in grado di accompagnarla”.

La ragazza non rispose subito come se dovesse riflettere.

Se non potete, …” aggiunse Mattia un po’ deluso.

No, no” si affrettò a rispondere la ragazza. “Io sono libera ma non so se Marco … Posso richiamarvi tra un po’?”

Certamente. Ciao e a presto”

Ciao, ragazzi!”

Mattia ripose in tasca il telefono e la guardò con determinazione senza dire nulla.

Laura abbassò gli occhi ma non ebbe il coraggio di chiedere scusa per la scenata di poco prima. Era imbarazzata ma l’orgoglio le impediva quest’atto di umiltà.

Giacomo, rimasto in silenzio durante la telefonata, cominciò a parlare.

Se riusciamo a trovare un buon numero di volontari sabato e domenica prossimi possiamo tentare di ripulire il parcheggio dal fango”.

La ragazza strinse le labbra. Si alzò e baciò prima Mattia, poi Giacomo senza dire una sola parola.

Ottima idea, Giacomo! Un po’ di moto ci farà bene”.

Poi rivolgendosi a Laura, le domandò: “Chiedi aiuto tramite la pagina di Facebook?”

Sì” fu l’unico monosillabo che riuscì a dire, mentre squillava il telefono del ragazzo.

Dimmi, Eva” rispose.

D’accordo! Marco è libero ed è felice di fare un giro a Fiorenzuola. Mi passi Laura per i dettagli di domani?”

Certamente. Grazie ancora! Mettetevi d’accordo con Laura per la sera di questa settimana. Anch’io ho voglia di vedervi” e passò il telefono alla ragazza.

//

Il Borgo – Capitolo 38

Fu un sabato sera da sballo quello che travolse Laura per nulla avvezza agli eccessi della Riviera. Una notte che ricordò a lungo.

Mattia, dopo aver accompagnato Alba e Teresa in stazione e dopo averle viste salire sul treno per Bologna, si diresse verso Milano Marittima con Laura, che era già pentita di aver lanciato l’idea di trascorrere il fine settimana sulla Riviera adriatica, anche se aveva immaginato qualcosa di diverso.

Fermatosi alla solita pensione a conduzione familiare che da anni era il punto di pernottamento dei suoi sabato sera per riprendersi dalle notti insonni e rumorose, prenotò una stanza doppia per lui e la ragazza.

Arriviamo domani mattina” disse alla signora, che salutò con grande cordialità.

Non preoccuparti! Piuttosto, ragazzi, fatte attenzione durante la notte. Niente alcol o droghe. Vi voglio vedere arrivare sani e salvi” rispose con affetto e un bel sorriso.

La ragazza era frastornata dalla frenesia che si percepiva nell’aria: ne aveva solo sentito parlare in modo mitico ma adesso le sembrava di vivere un mondo del tutto sconosciuto.

Ma chi è quella signora?” domandò, appena usciti dalla pensione. “Sembrava mia madre. E’ una parente?”

No!” rispose il ragazzo ridendo. “Mi conosce da quando avevo sedici anni. Sono quasi un figlio per lei. Mi fermo sempre lì piuttosto che affrontare il viaggio fino a Imola con la testa rintronata dalla musica sparata a tutto volume”.

Percorso viale Gramsci, si fermarono a L’Ottocento, una gelateria cult, per un gelato dai gusti speciali.

Laura era incredula per i numerosi negozi di lusso, per la gente elegante che passeggiava, per il traffico di auto e motorini che congestionava le strade. Una confusione così caotica non la ricordava nemmeno a Bologna.

Ma è sempre così?” domandò stupefatta.

No. Tra un mese è anche peggio” rispose serafico, sentendosi a proprio agio nel caos del sabato sera.

E ora dove andiamo?”

Da Caino, un bar Street , per l’aperitivo. Poi Al Caminetto per una cena veloce prima di prenderci tutta la notte!”

Laura deglutì, pensando se aveva denaro sufficiente per pagare tutto questo.

«Diamine averlo saputo … mi sarei anche vestita diversamente» rifletté.

Mattia, come se le avesse letto il pensiero, disse immediatamente vedendola con gli occhi impauriti e sconcertati.

Sei preoccupata per i soldi?”

Un pochino” ammise timidamente Laura, che stentava a riconoscersi. Sempre energica e decisionista adesso si scopriva impacciata e titubante.

Pago tutto io!” rispose il ragazzo con un bel sorriso, afferrandola e baciandola platealmente nel mezzo del passeggio serale.

Colta di sorpresa, non reagì subito ma si abbandonò languida, prima di staccarsi, come una furia, rossa in viso per l’imbarazzo.

Ma che ti viene in mente?” protestò con energia.

Sei troppo bella per non meritare un bacio!”

E va bene” ammise addolcita. “Però c’è mancato poco che …”.

Ma chi se ne è accorto” rispose serafico. “Nessuno ci fa caso se una bella coppia si danno un bacio”.

D’accordo” replicò. “Ma non permettertelo più!”

Arrivati da Caino Laura rimase stupita dall’ambiente elegante e rumoroso del locale. Non un tavolo o un posto libero, persone chic e vestite con raffinatezza. Si sentì come un pesce fuori dall’acqua. Ai piedi aveva delle sneakers un po’ consunte, indossava un paio di jeans che avevano fatto il loro tempo e le loro battaglie, portava una maglietta della salute sotto una camicetta semplice e una felpa azzurra della Naij Oleari, vecchia di qualche anno. Intorno a lei donne sottili come giunchi fasciate da tubini neri con spacchi vertiginosi e uomini con abiti da serate mondane. Immaginava come l’osservassero con sufficienza e distacco, vedendola vestita così male. Stava chiedendo a Mattia perché l’avesse condotta in quel posto così lontano dal suo modo di essere, quando notò che era attorniato da donne non più giovanissime che lo baciavano con un calore sospetto e da uomini che gli battevano le mani sulle spalle in segno di saluto.

Lei era un po’ defilata, quando si sentì chiamare. “Questa è Laura” disse Mattia presentandola al gruppo, mentre baci e abbracci si sprecarono nei suoi confronti. Percepì chiaramente mani indiscrete posarsi sul seno e sul fondoschiena, senza che riuscisse a sottrarsi.

Dove l’avevi nascosta fino a stasera una donna così affascinante?” disse un uomo alto e abbronzatissimo già abbastanza alticcio, mentre tentava di abbracciarla.

Calma, ragazzi! Volete sciuparla?” disse Mattia, liberandola dalla morsa di quella combriccola di uomini che vedeva in lei una nuova preda.

Le sembrava di essere su un guscio di noce in un mare in tempesta, sballottata dai marosi. Aveva pensato a una serata tranquilla e romantica solo loro due e una notte di passione per dimenticare la delusione della mancata visita al Borgo e per l’assenza di Giacomo, che immaginava tra le braccia di quella piccola streghetta dallo sguardo triste. Invece si ritrovava con una comitiva rumorosa, a tratti volgare, che passavano da un locale all’altro tra canne e alcol. Doveva difendersi da avance fin troppo esplicite da parte non solo dei maschi ma anche delle donne, finché Mattia alle cinque del mattino non li salutò per tornare alla pensione.

Era esausta e arrabbiata, in preda a una crisi di nervi per tutto quello che era avvenuto dalla sera fino a quel momento, quando si fermarono in un panificio che proprio in quel momento sfornava i primi bomboloni caldi. Questo diversivo la calmò un po’, perché aveva ritrovato una misura più consona al suo modo di ragionare. Saliti in camera, si spogliarono e dopo un bacio frettoloso piombarono in un sonno pesante e rumoroso.

Un raggio di sole, penetrato dalle imposte non chiuse perfettamente, la svegliarono. Si guardò intorno per mettere a fuoco l’ambiente che stentava a riconoscere. Udiva di fianco un respiro rombante che assomigliava al russare.

Dove sono?” si chiese vedendo che indossava solo le mutandine. “Chi è quest’uomo che dorme accanto a me?”

Piano piano le tornarono alla mente i ricordi del giorno precedente, quelli confusi della notte. Aveva dormito per la prima volta con un uomo anche se non era accaduto nulla. Una falsa ipocrisia le impedì di assaporare quella splendida sensazione di stimolo sessuale, che il pensiero le generava. Percepiva invece con fastidio le mani di persone sconosciute che si poggiavano sul seno, che si intrufolavano tra le gambe, l’alito appesantito dall’alcol e dalle canne che soffiava sul collo nel tentativo di baciarla.

Se queste sono le famose notti da sballo, preferisco il tranquillo dormire nella mia camera” si disse silenziosamente, osservando il fisico nudo di Mattia. Lo trovava bello, ancor di più che vestito. Un leggero senso di eccitazione salì da basso verso la testa. Avrebbe voluto stringersi a quel corpo, baciarlo, toccarlo ma un senso di pudore glielo impediva.

Continuò a fissare il soffitto e a divagare con la mente.

Chissà … quando si sveglia se …” disse sospirando.

Si avvicinò, mentre lui la prese sotto il braccio.

//

Il Borgo – Capitolo 37

Arrivati in camera, Betta osservò meglio fiori, biglietto e una piccola scatola di baci Perugina. Dentro di lei si sentì addolcita e in altre circostanze l’avrebbe abbracciato con passione. Però volontariamente nascose questo desiderio, perché voleva somministrargli una piccola punizione.

Se vuole un rapporto serio, deve imparare a essere onesto e dire la verità” rifletté mentre teneva il viso imbronciato.

Dalla valigia scelse una camicia da notte molto sexy. Trasparente e corta. Sotto avrebbe messo un paio di mutandine bianche di pizzo, Una spruzzata di Channel n. 5 avrebbe completato il tutto. Però non voleva fare questi preparativi davanti a lui. Mise il tutto sul letto dalla sua parte.

Il bagno lo occupo prima io” gli disse un po’ seccata.

Va bene” rispose moscio il ragazzo, che aveva sperato che l’ottima cena l’avesse ammorbidita.

Betta dopo un bel po’ ritornò nella stanza, vestita esattamente come quando era entrata.

Si mette male” pensò, vedendola scura in viso e senza mostrare entusiasmo e felicità al pensiero di trascorrere la notte con lui.

Scosse la testa e se ne andò nel servizio. Mentre si dava una rinfrescata dopo il viaggio e la serata al ristorante, si guardò allo specchio e osservò un viso stanco e sfiduciato.

Mi sa di essermi illuso. Stanotte andrà in bianco. E va bene, accontentiamoci. Andrà meglio la prossima volta” diceva a se stesso per darsi coraggio e non deprimersi. Indossati una maglietta di cotone bianca e pantaloncini corti, ritornò nella camera, scoprendo che non lo stava aspettando.

Betta era già sotto le lenzuola, coperta fin sopra il naso. Notò che aveva occupato il lato destro del letto, quello più prossimo alla finestra e gli girava le spalle. Si sedette sulla sponda sinistra, spense la luce e finalmente si infilò sotto, cercandosi di avvicinarsi.

Non mi toccare!” disse rabbiosa.

Ma volevo darti il bacio della buona notte” replicò con tono dimesso Giacomo.

Non lo voglio. E’ il bacio di Giuda”.

Pazienza!” sospirò, girandole le spalle.

«Che faccio?” si domandò il ragazzo. “Riprovo oppure cerco di dormire? E chi riesce ad addormentarsi?”

Aveva pensato a questa sera con tanta intensità che adesso il risveglio era una mazzata insopportabile. Di certo non poteva permettersi una litigata nel cuore della notte dai risvolti assolutamente imprevedibili.

Eppure mi sembrava durante il viaggio che non aspettasse altro che trascorrere la notte insieme” si disse abbacchiato.

Era immerso in questi pensieri, quando gli parve di udire dei brevi singhiozzi. Giacomo entrò completamente in confusione, incapace di prendere l’iniziativa.

Che sciocco!” ridacchiava Betta. “Muoio dal desiderio di sentire le sue mani sul mio corpo e lui resta dalla sua parte impalato come uno stoccafisso”.

Mentre sul viso compariva un sorriso, fingeva di piangere sommessamente, immaginando cosa sarebbe avvenuto tra non molto, se Giacomo si fosse dato una mossa.

Si avvicina, gli parlo, mi guarda, ci guardiamo. I nostri occhi si fissano in profondità. Siamo a contatto, mi accarezza il collo, frizionandolo leggermente, dolcemente. Ha lo sguardo fisso, duro, di chi sa quello che vuole…”.

Queste fantasie erotiche le fecero percepire dei brividi, che iniziarono a scorrerle per tutto il corpo.

Mi prende, mi stringe, si avvicina ancor di più. Aspetto un suo bacio ma ci sfioriamo solo le labbra. Non è un vero bacio ma un preludio di quello che sarà …”.

Betta continuava a volgergli le spalle, fingendo di piangere nel dormiveglia, attenta alle mosse di Giacomo, che giratosi sul dorso osservava il soffitto.

Che faccio?” Era sempre incerto se prendere l’iniziativa o aspettare. “Cosa?” si disse, mettendo le mani sotto la nuca.

E’ tutto un insieme di carezze, tocchi, allusioni… I nostri corpi sono attirati l’un verso l’altro. Cediamo al desiderio e ci abbracciamo con la voglia di scoprire, accarezzare, possedere i nostri corpi”. Betta continuava nel sogno a occhi aperti. “Che aspetta, quel rimba? Fatti avanti, Giacomino!”

Giacomo con cautela e un po’ di apprensione si girò verso la compagna, avvicinandosi. Percepiva il respiro corto e regolare. “Dorme?” si chiese.

Le scostò i capelli dalla nuca senza che lei dicesse qualcosa o si sottraesse alla carezza. Con le labbra le sfiorò il collo, avvertendo un fremito nel corpo di Betta.

Finalmente si muove! Credevo che fosse morto!” pensò la ragazza cercando di trattenere il desiderio e di abbracciarlo.

Il ragazzo incoraggiato si appoggiò col corpo alla schiena, facendo scivolare le mani sulla pelle. Un sospiro, un girare il viso alla ricerca delle sue labbra che si sfiorarono.

Iniziarono a muoversi in simbiosi, come se da un momento all’altro potessero e dovessero diventare un’unica forma con naturalezza. Volevano dar forma al desiderio, come se ci fosse in loro un istinto primitivo e forte, che emergesse dalle tenebre della passione a lungo repressa.

Non parlarono ma la comandò con lo sguardo, con i movimenti anche se nel buio Betta ne poteva solo intuire l’intensità e la forza. La strinse, mentre le mani sulla schiena scorrevano veementi. Erano decise, perché sapevano quello che volevano.

Vogliono me” si disse la ragazza, abbandonandosi alle carezze, ai tocchi. “Mi fa sentire così bella, eccitata, importante… Mi perdo in lui, nel suo abbraccio, nel suo profumo”.

La girò con dolcezza e fermezza. Le pareva un altro. Non più il ragazzo timido e impacciato che aveva conosciuto fino a quel momento. La mise sulla schiena. Gli accarezzò i capelli, il volto. Gli passò le dita sulla schiena come per graffiarlo, per catturarlo, gli baciò il collo e chiuse gli occhi…

Mattia osservò l’ora. Era quasi mezzogiorno. Per la colazione era troppo tardi, per il pranzo erano troppo in anticipo ma per l’aperitivo era il momento giusto. Il ragazzo si guardò intorno alla ricerca di un bar che potesse offrire qualche garanzia.

Laura era visibilmente contrariata per tutti gli intoppi della giornata e si lasciava abbracciare da Mattia, sperando di addolcire il nervosismo che non pareva scemare. Alba e Teresa si tenevano prudentemente defilate, parlottando sommessamente.

Dove stiamo andando?” chiese la ragazza con il tono stridulo di chi è alterato.

Cerco un bar per offrirvi l’aperitivo nell’attesa di portarvi a mangiare qualcosa” rispose con calma e scandendo con dolcezza le parole. “Però non vedo nulla in giro”.

Leggo Osteria … mi ricorda la vendita del vino” disse la ragazza indicando un’insegna.

Sì, una volta era il ritrovo dei vecchi del paese, che passavano le giornate con un fiasco di vino e le carte in mano. Diamo un’occhiata … ma sì. Vedo tavoli e un bancone”.

Entrati, accolti sulla soglia da un signore col grembiule bianco, come gli osti di una volta, gli ndomandarono se era possibile prendere un aperitivo.

Certamente” rispose con cortesia. “Vi fermate anche a mangiare?”.

Cosa offrite?” chiese Mattia.

La tipica cucina romagnola con qualche variante personale. Pasta fatta a mano, tortelli di ricotta, tagliata …”

D’accordo. Dopo un calice di bianco fermo con qualche stuzzichino una pasta fatta in casa e poi si vedrà”.

Le tre ragazze non dissero nulla: né sì, né no. Senza aspettare altre risposte si accomodò a un tavolo che guardava la piazza, seguito dalle tre compagne d’avventura.

Una calma imbarazzata frenava la conversazione. Ciascuno era guardingo nel parlare.

Laura” esordì Mattia. “Non devi crucciarti se non sei riuscita a salire al Borgo. Oggi è una bella giornata di primavera, ma fino all’altro giorno ha piovuto con buona intensità …”.

Uffa! Ci tenevo a salutare il Borgo. Sono passati quasi sei lunghi mesi dall’ultima visita” si lamentò Laura.

E credo che passerà qualche mese prima di poterci arrivare. Devono ripristinare il ponticello e l’area di parcheggio. Con la penuria di soldi nei comuni non penso che siano prioritari …”.

Mattia le prese una mano e la strinse con vigore e affetto. La ragazza lo guardò e comprese il messaggio che le stava trasmettendo. Sollevò il calice di Albana per un brindisi.

Al Borgo e a noi che lo vogliamo salvare!” disse con voce ferma, invitandole a fare altrettanto.

Doveva sviare l’argomento e dirigere la conversazione su altri temi, perché era inutile rimuginare e rimasticare il motivo per il quale si trovavano lì e non sul colle dove stava il Borgo.

Alba” disse rivolgendosi alla brunetta. “Cosa fai di bello?”

Studio” rispose pronta con la bocca piena di anacardi, che cercò di ingoiare il più in fretta possibile, rischiando il soffocamento. “Frequento il secondo anno di Economia aziendale”.

Ma sei giovanissima!” replicò ridendo.

Ma no! Ormai sono vecchia e single! Ho compiuto diciannove anni il 15 di gennaio”.

Allora sono un matusa decrepito coi miei ventisei anni!”

La tensione sembrava stemperarsi, mentre con discrezione si avvicinò il signore che li aveva accolti.

Scusate se interrompo la vostra conversazione. Cosa vi preparo? Ho degli strozzapreti con salciccia e funghi porcini oppure tortelli di patata burro e salvia oppure tagliatelle con strigoli …”.

Per me tagliatelle…” disse Mattia.

Ma gli strigoli cosa sono?” domandò curiosa Teresa.

E’ un erba spontanea che cresce lungo i corsi d’acqua. Quest’anno con tutta quella pioggia sono nati in anticipo di un mese …”.

E’ la prima volta che li sento nominare” disse Alba.

Fanno un fiore a calice bianco. Da bambini ci divertivamo a farli scoppiare. In cucina usiamo la foglia …”.

Anche per me tagliatelle” disse Alba.

Anche per me” aggiunse Teresa.

E tu Laura?” le domandò con cortesia Mattia.

Non avrei fame ma prendo anch’io le tagliatelle” rispose con voce stanca e sfiduciata.

Bene. Quattro tagliatelle. E dopo?” chiese l’oste.

Possiamo pensarci?” replicò Mattia.

Sicuramente” e si allontanò con discrezione.

Restarono a tavola un paio d’ore, chiacchierando e mangiando.

Se mi accompagnate a Imola. Lascio l’auto sotto casa e poi vengo a Bologna con voi” propose il ragazzo.

Però potremmo trascorrere la serata sulla riviera …” disse Laura.

Ottima idea”, Il ragazzo guardò in modo interrogativo le due ragazze come a dire loro che erano di troppo.

Se ci lasciate in stazione a Imola, possiamo rientrare in treno” replicò prontamente Teresa.

Non ci fate compagnia?”

Ci aspettano a casa” aggiunse Alba.

Ma basta telefonare …”.

Penso che faremo tardi stanotte. Domani mattina ho un impegno nella prima mattinata” mentì Teresa. “E sarei cotta dal sonno! Se non dormo le miei otto ore, sono uno straccio per l’intera giornata”.

Che peccato!” esclamò falsamente contrito Mattia. “Sarà per un’altra volta”.

Lasciate le due ragazze alla stazione di Imola e parcheggiata l’auto di Laura sotto casa, i due giovani partirono per Milano Marittima.

Mamma” telefonò la ragazza a casa. “Non aspettatemi. Rientro domani sera”.

Con chi sei?” le domandò Emma.

Uffa! Solito interrogatorio di terzo grado! Sono Mattia …”.

Dove andate?” continuò nella raffica di domande.

Siamo a Milano Marittima a casa di amici” rispose mentendo. “Ciao!”

Fa la brava. Non resto in pensiero?”

Sempre la solita” e chiuse la conversazione.

Mattia sogghignava nell’ascoltare il dialogo, mentre Laura era diventata rossa sia per l’imbarazzante colloquio sia per la collera crescente.

Mi tratta come se fossi una poppante” disse tra i denti.

Una splendida poppante!” replicò il ragazzo accarezzandole il viso. “Ora via verso il mare!”

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Il Borgo – Capitolo 36

Porca miseria!” esclamò contrariata Laura, che non si aspettava questo blocco.

«Oggi non ne va bene una! Due ragazzette che non stanno zitte un secondo. Giacomo che si defila. Anche questa ci voleva di non poter salire al Borgo! Cosa capiterà ancora?» rifletteva in silenzio osservando il cartello.

Cosa facciamo? Lascio la macchina in paese e ci facciamo due passi a piedi?” chiese volgendosi a Mattia.

Se hanno bloccato la strada un motivo ci sarà sicuramente. Mi pare un azzardo avventurarsi a piedi verso il fiume. Penso che sia ingrossato e abbia invaso il parcheggio” rispose calmo il ragazzo, mentre le due ragazze non dissero una parola.

Beh! Non costa nulla!” continuò Laura che non voleva rinunciare all’idea di arrivare al Borgo.

Come vuoi” replicò un po’ infastidito Mattia. “E’ una bella giornata di sole e quattro passi possono starci”.

Trovato uno spazio dove parcheggiare la Panda 4X4 della ragazza, si avviarono a piedi per lo stradello. Non avevano fatto dieci metri quando sentirono qualcuno che li chiamava. “Ragazzi! Ragazzi! Dove andate?”

Andiamo verso il fiume” rispose Mattia volgendosi indietro.

E’ meglio che torniate indietro. Occupa tutto lo spazio in basso e si è mangiato la passerella che porta di là”.

Cazzo!” esclamò il ragazzo. “Forse è meglio fermarsi”.

Laura scuoteva la testa in segno di diniego, voleva a tutti i costi scendere fino al greto del fiume.

Che andiamo a fare?” le domandò, trattenendola per un braccio. “Il ponte non c’è più, il parcheggio è sommerso. Credo che dovremo fermarci abbastanza distante per sicurezza”.

Voglio scendere e vedere di persona” gli rispose decisa.

E poi che fai? Giri i tacchi e torni in paese?”

Avrò fatto una passeggiate. Il Borgo capirà che ci siamo ancora e che non l’abbiamo abbandonato”.

Lo guardò con aria di sfida, mentre Alba e Teresa erano ammutolite per la determinazione della ragazza.

Come vuoi. Però se vedo che ci sono pericoli, che tu voglia o no, si torna indietro. Lo farò anche se dovrò caricarti sulle spalle come un sacco di patate”.

Alba sussurrò a Teresa qualcosa senza farsi udire dai i due ragazzi.

Mi pare piuttosto energica la ragazza. Dobbiamo stare attente a come parliamo”.

Sì. Dobbiamo essere prudenti con le parole. Però è figo … Come si chiama?” rispose l’altra.

Mattia. Se non rischiassi di essere sbranata dalla tigre, gli farei una corte spietata” disse ridendo.

Beh! In tal caso troveresti un osso duro da rosicchiare”. E altre risatine fecero da contorno alle loro parole. In lontananza si udiva un rumore impressionante senza vederne ancora la causa.

Fatti qualche centinaia di metri compresero che non potevano avanzare ancora: il fiume era decisamente minaccioso.

Si torna” disse con fermezza Mattia. “Torniamo a Castel del Rio e ci rifugiamo in un bar per un cappuccino e brioche”.

A Laura veniva da piangere per la rabbia, perché tutto andava storto. Non voleva ammettere con se stessa che Giacomo aveva avuto ragione, quando le aveva detto che era troppo rischioso salire fino al Borgo. Era immersa nei suoi pensieri quando percepì il calore del ragazzo, che l’abbracciava protettivo con affetto. Si sciolse nell’abbraccio premuroso. Le altre due ragazze continuavano a rimanere silenziose incapaci di comprendere il significato di quella andata e ritorno, quando era chiaro fin dalla vista del cartello che sarebbe stato inutile scendere fino al fiume.

Betta era alquanto contrariata con Giacomo, perché non l’aveva avvertita che la stanza non aveva due letti singoli ma uno matrimoniale. Era rimasta soddisfatta sia dall’Hotel sia dalla camera. Ragionava che il colpo d’occhio era veramente notevole sotto ogni aspetto ma che rimaneva il problema di condividere il letto.

Potevi dirmelo che avevi prenotato una matrimoniale” gli disse col viso scuro, trattenendo a stento la collera, mentre si avviavano verso il ristorante.

Mentre pronunciava queste parole risentite, in cuor suo era contenta ed emozionata che fosse matrimoniale e non lettini singoli, scomodi da usare in due. Non era la prima volta che faceva all’amore con lui ma non aveva mai trascorso una notte insieme, abbracciati e soddisfatti. Però non voleva manifestare questi suoi pensieri per tenerlo un po’ sulla corda e fargli pesare la mancanza di sincerità.

Non lo sapevo” rispose mentendo. “Nella prenotazione c’era scritto stanza doppia con letti singoli”.

Ricordava bene come era andata la telefonata con l’Hotel.

C’è solo una stanza doppia matrimoniale disponibile” gli aveva detto una voce femminile aggraziata e gentile.

Va bene. Prenoto quella” rispose senza pensarci troppo.

A nome di chi?”

Elisabetta Marchi e Giacomo Corsi …”.

I signori Corsi … giusto?”

Sì”. Gli suonava bene quel «i signori Corsi».

Poi la solita trafila di informazioni «Quando arrivate. Quante sere. Il costo è di 180€ per notte colazione compresa».

Però Giacomo le aveva mentito sulla tipologia della stanza. Adesso gli pareva discretamente infuriata, quando sapeva benissimo che due letti separati sarebbero stati veramente scomodi per passarci la notte.

Hai visto” le disse cercando di rabbonirla.

Cosa?” rispose con voce alterata.

Che bel mazzo di rose rosse c’era dalla tua parte con tanto di biglietto d’auguri”.

Sei perfido! Non solo hai mentito ma ci hai fatto mettere anche le rose …”.

Beh! Siamo in luna di miele …”.

Stasera facciamo i conti” gli rispose più addolcita. “E non pensare che …”

Non penserò a nulla, stringendoti! Mi è sufficiente sentire il profumo della tua pelle”.

Provati ad avvicinarti …”.

Ci proverò! Tentar non nuoce!”

Vedremo” rispose battagliera, mentre percepiva forte la voglia di lui che mascherava con molta abilità.

Giacomo le prese la mano e la strinse forte e con calore. Gli piaceva Betta ma stanotte non sapeva come avrebbe reagito. Gli era sembrata piuttosto incollerita quando aveva scoperto che la stanza non era come le aveva detto. Pensava che la sua fosse stata una bugia a fin di bene.

«Se l’avesse saputo, sarebbe venuta lo stesso?» si domandò, mentre con passo svelto raggiunsero il ristorante che gli avevano indicato.

Se sapevi che la stanza era matrimoniale, saresti venuta lo stesso?” le chiese mentre varcavano la soglia.

Betta si fermò e lo fissò per un attimo prima di rispondere. “Dipende” ed entrò con passo deciso.

Il ristorante era decisamente caldo e confortevole con statue che riecheggiavano gli antichi fasti romani.

Mi farai spendere una fortuna” disse con apprensione Betta.

Avevamo fatto un patto. Io mi preoccupavo di pernottamento e biglietti d’ingresso. Tu ristoranti e mezzi pubblici” rispose sorridente il ragazzo.

Beh! Mi è passato l’appetito”.

Siete in due” domandò cortese un cameriere che si era avvicinato.

Sì. C’è posto sul Roof Garden?” chiese Giacomo.

Sì. Se mi seguite” e li precedette verso il giardino pensile.

Ma non avremo freddo?”

No. Vedrai”.

D’estate era tutto aperto per godere la notte romana, d’inverno era chiuso da vetrate e riscaldato con dei funghi non troppo appariscenti.

La cena fu squisita e venne consumata con lentezza per assaporare il clima della vacanza che stava cominciando.

Ai ragazzi il tempo parve volare come se le lancette fossero impazzite.

Era quasi mezzanotte quando tornarono all’Hotel.

Stanza 32” disse il ragazzo al receptionist.

Ecco i vostri documenti. Buona notte” rispose sorridente.