Lo scoiattolo e Aloisa (parte seconda)

..’Che buffo cartello’ disse ad alta voce mentre si dirigeva nella deviazione di sinistra, ma poi andò verso destra all’ultimo momento.

Però era indeciso su quale deviazione prendere al prossimo sentiero, quando vide…

‘Uh! che delizioso pranzetto vedo davanti a me!’ e si diresse verso il nocciolo carico di frutti. Non fece tre passi, anzi tre saltelli, che si sentì tirare prima la coda, poi la pelliccia.

Si voltò corrucciato e arrabbiato, ma non scorse nulla. Pensava che forse gli era sembrato che qualcuno avesse acchiappato la sua maestosa coda e riprese a saltellare.

Qualcuno voleva rovinargli la colazione. Così meditava lo scoiattolo, quando vide un essere indefinito tra le foglie del nocciolo.

‘Chi sei?’ borbottò l’affamato scoiattolo ‘Perché mi disturbi?’ Sembrava un bambino o un nanetto che stava per gioco a cavalcioni di un ramo o meglio di esile ramo che non pareva affatto sentirne il peso.

Lo scoiattolo vide un moscone e saltò sul dorso per farsi traghettare verso l’intruso. Provò a cogliere una nocciola, ma si sentì bacchettare la zampa. ‘Ohibo’! Come ti permetti?’ esclamò ancor più irritato tutto dolorante.

Non era un bambino o un nanetto, ma una singolare figura femminile piccola e grassottela ma leggera ed eterea. Un po’ bruttina, invero. ‘Che fai nelle mie terre senza pagare il pedaggio?’ chiese di malagrazia.

‘Non ho letto nessun cartello che vietava l’ingresso agli scoiattoli!’ rispose scortese ‘E poi perché dovrei pagare qualcosa!’

Lo scoiattolo sempre a cavalcioni del moscone che dava segni di insofferenza aspettava che l’intrusa se ne andasse dall’albero. Però dopo un’attesa infinita per lui tornò sul viottolo per cercare qualche altro albero non presidiato.

Alla biforcazione si chiese come al solito quale direzione prendere, tanto una valeva l’altra.

Seguì l’istinto ed andò a sinistra, ma il sentiero era sbarrato ancora dalla figura femminile che aveva appena lasciato sul nocciolo.

‘Io sono il fantasma Aloisa, che presidia questo parco. Tutti mi devono rendere omaggio!’ sussurrò non propriamente amica la figura femminile.

Lo scoiattolo la osservò di sbieco e pensava che quel simulacro di donna volesse intimidirlo per impedirgli di fare una scorpacciata di noccioline.

E poi omaggiare per che cosa? Perché era un fantasma femmina? Però lei rimaneva lì a sbarrargli il passo in attesa di qualcosa. Lui se era già dimenticato e poi non aveva nulla con sé.

Aloisa lo apostrofò in maniera poco cortese perché lo scoiattolo non voleva lasciare un piccolo ricordo di sé alla base della statua.

Lo scoiattolo si girò e rigirò ma il fantasma era sempre più irritato davanti a lui. Sbuffò perché trovava la situazione comica e sgradevole allo stesso tempo, senza trovare un sistema per uscire dall’impasse. Veramente non ci aveva pensato minimamente perché la memoria non era troppo ferrea.

Sbottò con ‘Uffa!’ e si guardo intorno per cercare un passaggio senza vedere niente. Si sedette sulla coda reggendo il capo mentre lo stomaco reclamava qualcosa brontolando minacciosamente.

La figura femminile, anzi il fantasma femmina, era sempre lì a braccia conserte in attesa.

Lo scoiattolo non sapendo cosa fare le domandò di raccontare la storia della sua vita.

Aloisa mossa a compassione permise allo scoiattolo di mangiare un paio di nocciole e tre ghiande prima di cominciare.

Era una storia triste di abbandoni e tradimenti da parte del marito. Poveretto lui, pensava lo scoiattolo, con una moglie così bisbetica non poteva certo starle accanto.

Il racconto annoiava lo scoiattolo che si guardava intorno per cercare un passaggio per tornare da dove era venuto.

Finalmente una bella farfalla bianca passò accanto a lui per raccoglierlo e depositarlo oltre il muro di cinta.

Lo scoiattolo ritrovò ill buon umore perché non ricordava nulla di quello che aveva fatto o sentito. Si sentiva felice e canticchiava mentre tornava al suo albero o almeno quello che credeva fosse il suo albero.

Che buffa storia era questa dello scoiattolo, che viveva con la testa tra le nuvole e scordava impegni e promesse come se fossero noccioline. Fortunatamente uno così farfallone vive solo nel mondo della fantasia.

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(FINE)

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Il tramonto

Tra nuvole cinerine
e il cielo rossastro
si distinguono
indistinte
figure appena accennate.
La mente cerca
tra quelle immagini contorte
un volto conosciuto,
che rallegri il pensiero.
E’ lì, sul tramonto del giorno,
che cerco te
e credo di individuare
dove sei.
Sei qui,
sul mio cuore,
che batte e sussulta.

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A ritmo di musica

A ritmo di musica
la mia penna scrive.
Scrive tutto quello,
che la mia mente pensa.
Dolcissima musica,
musica adorabile,
perché mi mandi in estasi,
jazz irreale,
fantastico jazz,
perché inebri,
sollevami ancora,
sempre di più,
sempre più su,
come le basse note
di un magico sax,
come i do, re, mi
di un rauco trombone,
come gli acuti strilli
di una languida cantante.
Desidero musica,
sempre più musica:
jazz caldo,
jazz freddo,
inebrianti spirituals
e languidi blues.
Tutto è musica,
tutto è armonia,
tutto è irreale,
tutto è fantastico,
come tu,
musica impalpabile,
musica inafferrabile.

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Amore

Siamo soli,
abbiamo smarrito
il senso di essere
popolo ed essere sociali.
Come api,
stiamo nell’alveare
ignorando
chi sta nella cella accanto.
Chi sente
il bisogno del conforto
altrui,
è messo alla porta,
alla gogna.
Ognuno guarda
in cagnesco
il suo prossimo,
pronto
ad azzannarlo.
Abbiamo necessità
di amore e di amare,
sentiamo dentro di noi
crescere quel sentimento
che si chiama amore.

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Il vestito di parole

E le parole
sono confezionate
con consonanti
e vocali,
tenute insieme
da virgole,
due punti
e qualche punto a capo.
Che bel vestito
ti sei confezionato!

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Sensazioni

Strane sensazioni
bruciano la pelle
e vapori acidi
inalano le narici.
Guardo e non vedo nulla,
cerco te e vedo ombre cerulee
che danzano
senza corpo.
Dove sei?
Chiedo e non sento nulla.
Ma tu sei, qui
vicina a me,
come muto fantasma
che anela
di presenziare
con la tua persona.
Ora ti vedo,
ora ti sento,
ora ti tocco.
Questo è la forza dell’amore,
che ci lega
e ci protegge.

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Briciole di poesia per allietare gli animi

III
Un mare infinito mi aspetta là,
fuori dalla porta.
 
IV
Le nubi sono tanto basse,
che ho paura di annegarvi dentro.
 
VI
La neve cade,
sotto di essa tutto scompare
e la leggera coltre è animata da una leggera vita. 

IX
Nella tranquillità della notte
la scorgo bellissima.

X
A sembianze di dee
mille donne popolano questo paese di fate. 

XI
Da un sogno dorato
in un cielo senza stelle
scendi dalle nuvole
e vieni con me.

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Senza titolo

II

Tutto mi urta:
il suono dei passi strascicanti,
il sussurro del cielo imbronciato,
l’inutilità della gente senza capo.
Fossi lontano da tutti
per sfogare questo malessere,
che mi invade.
Fossi nel più paurosi dei silenzi
per impazzire al pensiero
di essere solo.
Fossi capace di urlare al mondo: LADRO,
per dimostrare la superiorità
di essere un uomo che pensa.

IV

Volendo pensare,
domando a me stesso:
a cosa penso?
perché penso?
Tutto sarebbe più facile,
se non volessi pensare.
E’ l’elemento razionale,
che  travolge l’esistenza.
Ecco perché vorrei impazzire per te!
Ecco perché non vorrei più ragionare per te!
Questo non lo potrò mai fare!
Questa è la mia punizione,
che mi sono serbato
per essermi accorto di amare te.
Così crederò, insano,
di amareggiarti,
perché penso:
“non potrà dire mai:
‘E’ impazzito per me’

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Ballons 2008Il 2008 è alle porte ed auguro a tutti gli amici un 2008 ricco di soddisfazioni e sereno!
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 natività

Auguri! Felice Natale a tutti gli amici!
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