Amanda 46

Pietro continuava a muoversi con cautela nel buio profondo della vo-ragine, saggiando il terreno con il piede e tenendosi aderente alla pare-te.
Dal fondo salivano imprecazioni diaboliche e rumori infernali che a-vrebbero messo a dura prova chiunque. Lui cercò la concentrazione lasciando fuori dalla mente quello che udiva e vedeva.
Qualche strega aveva osato levarsi in volo nonostante il buio nella speranza di trovare un varco per uscire.
Più d’una volta percepì il movimento d’aria vicino al suo viso. Però aveva svuotato la mente da ogni pensiero per non farsi localizzare. Non aveva nessuna intenzione di finire nuovamente sulla spianata. Questa volta gli sarebbe stato difficile ingannarle.
Udì dei passi provenire dalla sua sinistra, nella stessa direzione di pro-venienza dell’aria gelida. Qualcuno stava percorrendo la roccia poco distante perché si intravvedeva la luminosità diffusa di una torcia. Si senti smarrito, perduto se venivano nella sua direzione. Non esisteva un anfratto nel quale poteva nascondersi. Tornare indietro sarebbe stato sommamente pericoloso. La paura lo bloccò. Solo uno sperone di roccia li divideva.
Aspettava la loro comparsa, quando una voce roca e profonda disse «Di qua! C’è la scala che porta alla spianata!» e la luce si diresse verso il basso.
Lasciò scorrere il tempo prima di ricominciare a muoversi, mentre os-servava la fiamma rimpicciolirsi. Adesso il pericolo si era ridotto e po-teva avventurarsi verso lo sbocco con l’esterno.
“L’apertura è sufficientemente ampia per consentirmi di passare?” era il dubbio che aveva mentre si avvicinava alla fenditura.
Era un pertugio basso e stretto, più adatto a un bambino che a un a-dulto. Però doveva provarci.
“ Chi non risica, non rosica” si disse infilandosi a carponi nello stretto cunicolo. Non vedeva nulla, avanzava alla cieca, rischiando più volte di rimanere incastrato. Sarebbe stata una tragedia, perché sarebbe ri-masto bloccato lì in eterno. Avvertiva dolori in tutte le parti del corpo e a stento tratteneva imprecazioni e urla. Metro dopo metro, centime-tro dopo centimetro guadagnava l’uscita. Il budello pareva intermina-bile. Gli sembrava di essere lì dentro da un secolo. Però una convin-zione lo spingeva a proseguire senza soste e senza paure: il fiotto di aria gelida era sempre più consistente. L’uscita era ormai prossima o almeno era questa la speranza.
L’altra Amanda non aveva visto Pietro e immediatamente aveva pen-sato che fosse successo qualcosa di spiacevole. Le tre donne che era-no con lui adesso erano lì ma lui non era presente. Allora in una fra-zione di secondo prese la decisione. Questo non era il posto che ave-va vagheggiato durante il viaggio, almeno non c’era la persona che più di ogni altra cosa desiderava rivedere. Si sentiva come un pesce boc-cheggiante in un dito d’acqua che annaspava alla ricerca di altra acqua per respirare. In silenzio, come era venuta, se ne andò senza che nes-suno notasse la sua assenza.
“Ma chi avrebbe dovuto notarlo? Solo Pietro ma lui non c’è!” replicò in silenzio mentre spariva alla vista di tutti.
Si mosse con rapidità ripercorrendo a ritroso la strada. Ogni istante era prezioso. Non desiderava sprecarne nemmeno uno. Arrivò dove era parcheggiato il fuoristrada ricoperto di uno strato lucido ghiaccia-to.
“Non si è ancora mosso. E’ ancora dentro nel Tanzerloch”.
Il tempo pareva infinito. Non trascorreva mai. Si domandò da dove sarebbe sbucato, perché una volta arrivata alla voragine la trovò rico-perta da una pesante lastra di marmo.
Non percepiva la sua presenza. Però quella dei guardiani del bosco era inconfondibile. L’olfatto ne era disgustato tanto che storse il naso.
“Se sento il lezzo di questi esseri, vuol dire che sono passati di qui o che qualcuno sta montando la guardia. Ma a che cosa? La Voragine è bloccata. E non sarà facile liberarla. Forse a qualche apertura seconda-ria?”.
Seguendo la scia di quell’odore rivoltante si mosse con cautela. Non conosceva le loro potenzialità e non amava fare incontri spiacevoli. Rifletté che la prudenza non era mai troppa.
Arrivò a un prato rinchiuso da una macchia quasi impenetrabile senza notare nulla. Solo la traccia nauseabonda era il filo d’Arianna verso un punto invisibile.
“Dunque” concluse fermandosi “da qualche parte c’è un buco che conduce alla Tanzerloch. Lì c’è un altro ingresso al ritrovo delle stre-ghe”.
L’odore acre e intenso di un topo morto ristagnava a mezz’aria, men-tre lei perlustrava palmo a palmo la piccola radura.
Le parve di udire un ansimare roco, interrotto da qualche imprecazio-ne non certamente benevoli nei confronti di Dio.
Aveva finito le sue ricerche, quando all’improvviso e in maniera del tutto inaspettata si trovò di fronte un essere piccolo e deforme che la fronteggiava con intenzioni poco amichevoli.
La frenesia dell’esplorazione le aveva fatto abbassare le difese e adesso fronteggiava un nemico del quale non conosceva nulla.

15 risposte a “Amanda 46”

  1. Ciao. Ti scrivo il mio account sulla piattaforma… Vediamo se così va, e se no pace ed addio Caffè Letterario, mi dispiacerebbe perché, seppur posti una volta a decesso papale, ma mi faceva piacere….
    Attendo novità….
    Questa è l’url Maestrobuitre.iobloggo.com ed il nik è Maestrobuitre….
    Perdona, ma non so dove altro scriverti, perciò ti scoccio fra i commenti del post che ammetto candidamente di non avere letto, anche perché temo, dato il titolo, che sia qualcosa a puntate e il numero della puntata mi fa capire che, insomma, di cose ne ho perse!
    Ciao!

  2. Ciao Gian Paolo ti ringrazio per i tuoi apprezzamenti
    e la tua visita è sempre un piacere.
    Colgo anche l’occasione di complimentarmi con te
    per il contenuto dei tuoi scritti piacevoli
    e stimolanti da leggere,
    non sono riuscita a leggere tutti i tuoi racconti
    ma non mancherà occasione.
    Un caro saluto
    Trisch

  3. Sento che Amanda avrà ancora del filo da torcere, ma presuppongo che sarai clemente con questa tua creatura dall’iniziale “A” . A un’eroina così ben dipinta spetta un epilogo adeguato alla tua bella penna.
    Abbraccioserale
    grazia

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